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sabato, Dicembre 14, 2024

L’economia circolare che non c’è nell’inceneritore di Roma. “Ma l’alternativa è la discarica”

Continua l'opposizione di Zero Waste Italy, di comitati e associazioni contro l'inceneritore su cui punta la giunta Gualtieri per risolvere la "perenne emergenza" dei rifiuti. Il 18 dicembre nuovo incontro a Piazza Montecitorio. Per l'assessora Alfonsi "più di un milione di rifiuti all'anno sarà riciclato"

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista freelance. Ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane - I Quaderni de L’Ora, radio100passi, Palermo Repubblica, MeridioNews - e nazionali. Nel 2014 ha pubblicato il libro inchiesta “Fate il loro gioco, la Sicilia dell’azzardo” e nel 2018 l'ibrido narrativo “La città a sei zampe”, che racconta la chiusura della raffineria di Gela da parte dell’Eni. Si occupa prevalentemente di ambiente e temi sociali.

“Il mondo guarda Roma: stop all’inceneritore, sì all’economia circolare!”. Con questo titolo netto e suggestivo Zero Waste Italy, insieme ad associazioni e comitati, ha presentato negli scorsi giorni una lettera aperta, anzi un vero e proprio appello, rivolto alle cittadine e ai cittadini di Roma. Da quando il Comune di Roma, e più precisamente l’attuale giunta Gualtieri, ha annunciato la costruzione di un inceneritore (o termovalorizzatore) a Santa Palomba, e i cui lavori di realizzazione dovrebbero cominciare a marzo 2025, nella Capitale (e non solo) si è formato un ampio fronte di opposizione.

Una delle mobilitazioni più ampie e costanti viene proprio da Zero Waste Italy. Dopo il partecipato incontro dello scorso 2 ottobre, la rete promossa da ZWI ha rilanciato convocando un nuovo incontro, che si terrà mercoledì 18 dicembre, dalle ore 11:00 alle 13:00, presso l’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio a Roma. Ci sarà pure una diretta streaming sul canale Youtube di Zero Waste Italy

Nonostante la forte e trasversale opposizione, il Comune di Roma va avanti nella sua iniziativa, convinto che non ci siano alternative credibili alla sua realizzazione. Lo scopo è di risolvere definitivamente l’emergenza strutturale che attanaglia la città più popolosa d’Italia. Lo scorso 14 ottobre Roma Capitale ha presentato ufficialmente nella Sala delle Bandiere il progetto del termovalorizzatore di Roma, usando in un caso da manuale di greenwashing l’espressione “parco dell’economia circolare” che, si legge nel comunicato stampa, è “studiato per essere perfettamente integrato nel contesto circostante”.

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Progetto dell’inceneritore di Roma presentato lo scorso 14 ottobre

Mentre ad agosto 2024 la Commissione giudicatrice per l’affidamento della concessione del polo impiantistico relativo al termovalorizzatore di Roma Capitale aveva concluso il suo lavoro, proponendo l’aggiudicazione della gara al raggruppamento di impresa composto da Acea Ambiente, quale capogruppo, con Hitachi Zosen Inova AG, Suez Italy Spa, Vianini Lavori Spa e RMB Spa. “L’impianto, da 600mila tonnellate l’anno, sperimenterà anche la cattura e liquefazione della CO₂ e una linea di trattamento delle ceneri pesanti per il recupero dei materiali riciclabili” si legge ancora nella descrizione. 

Gli eventi e le descrizioni della giunta, che su questa struttura si gioca molto della sua credibilità, non hanno comunque placato le proteste di chi continua a sostenere che l’economia circolare sta da un’altra parte. E in effetti nella gerarchia dei rifiuti l’inceneritore – noi continuiamo a chiamarlo così – viene appena prima della discarica ma sotto il riciclo, la riduzione e la prevenzione dei rifiuti. A tale infrastruttura, cruciale comunque la si pensi, EconomiaCircolare.com ha dedicato e continuerà a dedicare numerosi approfondimenti. Convinti come siamo che l’economia circolare è anche, se non soprattutto, un cambio di paradigma. E che perenni emergenze e buone intenzioni (reali o fittizie) non possono giustificare il ricorso a infrastrutture e modelli obsoleti e non più in linea con le esigenze delle persone e del pianeta.

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I costi economici e ambientali dell’inceneritore di Roma

Sono oltre 100 le firme, tra figure esperte e provenienti dal mondo dell’attivismo, che hanno sottoscritto un appello rivolto alle cittadine e ai cittadini di Roma – non alle istituzioni, sulle quali evidentemente non fanno più affidamento. Firme provenienti da 52 Paesi – dall’Argentina al Giappone, dagli Stati Uniti al Senegal – che si scagliano, a pochi giorni dall’avvio del Giubileo, contro la realizzazione di un inceneritore che dovrebbe trattare 600mila tonnellate annue, a fronte di 1 milione e 700mila tonnellate di rifiuti prodotti, e che per il 2025 potrebbe addirittura raddoppiare, se si pensa che per “l’anno santo” sono previsti oltre 30 milioni di pellegrini in più rispetto al flusso turistico già mastodontico che si riversa ogni anno nella Capitale.

La lettera d’allarme diffusa da Zero Waste Italy (qui l’intero testo) è lunga ben 17 pagine e contiene, oltre un testo comune firmato da tutte e tutti, anche alcuni singoli appelli. I punti salienti e più critici sono così sintetizzati:

  • “Conferisci o paga”: per 33 anni, i cittadini romani sarebbero costretti a pagare più di 200 euro a tonnellata, indipendentemente dalla quantità di rifiuti inceneriti.
  • Costi elevatissimi: l’inceneritore costerà ai contribuenti miliardi di euro, includendo sanzioni per le emissioni di CO₂.
  • Impatto ambientale e sanitario: l’incenerimento rilascia diossine, nanoparticelle e metalli pesanti che rappresentano una grave minaccia per la salute pubblica e l’ambiente.
  • Un freno all’economia circolare: l’inceneritore contrasta con la transizione da un’economia lineare a una circolare. Roma dovrebbe seguire l’esempio virtuoso di circa 2mila Comuni italiani, che hanno ridotto i rifiuti fino al 90%, e di Milano, che ha dimostrato come la frazione organica possa essere gestita in modo sicuro ed economico.

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Ingiusto e insostenibile o l’unica alternativa alla discarica?

Oltre alle critiche nel merito ci sono anche quelle di metodo. Le esperte e gli esperti, Italy, infatti, sottolineano come l’inceneritore, pianificato a 20 chilometri da Roma, vicino ad Albano Laziale, rappresenti una “vergognosa ingiustizia ambientale ai danni delle comunità locali, considerate sacrificabili”. C’è in più un sostanziale problema di trasparenza, come denunciato a più riprese dall’associazione A Sud. Possibile che possa tranquillamente passare come accettabile la frase del sindaco Gualtieri per il quale “il termovalorizzatore inquinerà meno di una strada trafficata”, senza che ci sia una serie adeguata di documenti a suffragio di tale portentosa dichiarazione e senza un processo decisionale democratico e dal basso, che ha anzi escluso sin dall’inizio le associazioni e i territori?

rifiuti

“Gualtieri  – scrive A Sud – dimentica di dare diverse informazioni alle romane e ai romani, come per esempio la scelta di legarsi per decenni a una struttura che dovrà pagare la carbon tax prevista dall’Europa. Dimentica di condividere la percentuale irrisoria di Co2 che sarà catturata dall’impianto, e non dice chiaramente che l’inceneritore sarà un ostacolo per la gestione circolare dei rifiuti. La fame di immondizia è l’unica certezza! Come accaduto con Copenhill, anche l’inceneritore di Santa Palomba reclamerà rifiuti da bruciare. Roma sarà costretta a importarli da altri luoghi. Sarà costretta a gestire un impianto che brucerà materia recuperabile e riciclabile. Uno spreco di risorse che inquinerà migliaia di persone con diossine, metalli pesanti e con scorie difficili da gestire. La politica è il campo delle scelte, la giunta Gualtieri ha fatto la sua: sacrificare Santa Palomba per raccontare di aver ripulito Roma”. 

Tali accuse vengono respinte con forza dall’amministrazione capitolina, che ha scelto di proseguire su tale strada. A Ecomondo, la fiera internazionale dell’economia circolare, Sabrina Alfonsi, assessora all’agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti di Roma Capitale, ha difeso con forza la propria scelta. “Voglio ricordare che per numeri e dimensioni Roma è un unicum, ed è sbagliato anche paragonarla a città come Milano – ha detto ai nostri microfoni Alfonsi – Voglio inoltre ricordare, a chi sostiene che con il termovalorizzatore non si farebbe economia circolare, che del milione e 700mila tonnellate di rifiuti oltre 1 milione di questi non andrà in ogni caso nel termovalorizzatore, ma sarà riciclato attraversato gli impianti esistenti e in fase di costruzione, come  i due biodigestori anaerobici (buona parte dei rifiuti prodotti a Roma è organico) e gli impianti per il trattamento di carta e plastica. In questo modo noi eviteremo il ricorso alla discarica, per non ripetere più l’esperienza disastrosa e malsana di Malagrotta. E non faremo più ricorso ai TMB (impianti di trattamento meccanico-biologico), che riducono sì in parte il volume e il peso dei rifiuti, ma che comunque lasciano circa il 50% del volume originariamente trattato da conferire in discarica. Per il Giubileo, invece, abbiamo lavorato con AMA per il rinnovo della flotta dei compattatori e per l’aumento diffuso di oltre 50mila contenitori stradali”. 

Basterà a superare almeno l’emergenza fatta sistema della gestione dei rifiuti nella città forse più complessa d’Italia, nell’anno più complesso (e in quelli a venire)? Di certo, che siate del partito “inceneritore” o “termovalorizzatore”, l’economia circolare sta altrove. 

Leggi anche: SPECIALE | Incenerimento

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