Nell’era del consumismo, la tendenza a valutare i prodotti basandosi esclusivamente sul loro prezzo di acquisto iniziale è diffusa, ma spesso fuorviante. Sarebbe, infatti, importante introdurre a più persone possibili il concetto di “costo per utilizzo” per incentivare pratiche di consumo più sostenibili.
Ragionare in chiave di “costo per utilizzo” anziché limitarsi al solo prezzo di acquisto non solo incoraggia ad investire in beni di qualità, durevoli e facilmente riparabili, ma offre anche una prospettiva più accurata sul vero valore economico degli oggetti che acquistiamo. Procediamo con qualche esempio!
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Investire in beni durevoli e riparabili conviene
Investire in prodotti di alta qualità che promettono lunga durata e riparabilità può sembrare costoso in fase di acquisto, ma i benefici economici reali si manifestano nel tempo. Prendiamo, ad esempio, un elettrodomestico di marca rinomata con una garanzia estesa rispetto a un’opzione più economica. Sebbene il costo iniziale sia maggiore, non sarà necessario sostituirlo nel breve tempo in caso di guasto con un nuovo modello e sarà possibile ripararlo anche oltre la garanzia di legge. Infatti se dei malfunzionamenti dovessero presentarsi durante il periodo di garanzia prolungata, non vi sarà neppure la necessità di riparazioni a pagamento, generando così un risparmio significativo. Tutto ciò vi sembra utopico? Pensate che in Francia hanno provato a introdurre l’indice di riparazione.
Calcolare il costo per utilizzo – cioè dividere il costo totale dell’oggetto per il numero di giorni o anni di servizio – rivela quindi che un prodotto più costoso può effettivamente essere più economico nel lungo periodo, tenendo in considerazione l’intera durata di “vita” e non la semplice spesa iniziale.
Per migliorare ancora di più il costo di utilizzo per gli elettrodomestici servirebbe la previsione di una normativa a livello europeo sul diritto alla riparazione che preveda la possibilità di trovare pezzi di ricambio per un periodo prolungato.
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Minori costi ambientali e sociali
Oltre ai risparmi economici sul lungo periodo, scegliere di acquistare prodotti durevoli e riparabili li rende anche più sostenibili riducendo il carico ambientale e sociale della produzione di massa, necessaria per rispondere ad una richiesta sempre crescente di prodotti ma che, per forza di cose, avranno man mano sempre meno qualità.
Prodotti progettati per essere riparati, smontati (e a fine vita riciclati) in tutte le loro parti contribuiscono inoltre a una minore generazione di rifiuti e a un uso più efficiente delle risorse naturali, allineandosi con i principi dell’economia circolare.
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Misurare il vero costo di un oggetto: il caso dell’abbigliamento
Il settore dell’abbigliamento offre un esempio chiaro di come il costo per utilizzo possa trasformare la nostra percezione del valore. Acquistare abiti a basso costo può sembrare vantaggioso, ma questi capi spesso si deteriorano rapidamente, essendo creati con processi e materiali di bassa qualità. Al contrario, un capo di abbigliamento più costoso, ma di alta qualità nei materiali e nel processo di creazione, può avere un costo per utilizzo inferiore se indossato frequentemente per anni.
Inoltre, è sempre bene considerare quanti abiti acquistiamo e non utilizziamo realmente, il che ci aiuta a comprendere ancor meglio quanto stiamo effettivamente spendendo per ogni utilizzo. Provate a tenere d’occhio alcuni vestiti “segnandovi” quante volte li indossate realmente.
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Passare da una cultura del possesso a quella dell’uso
Un altro esempio evidente della convenienza a ragionare per “costo per utilizzo” arriva dalla cosiddetta “cultura dell’uso”. La cultura dell’uso è una filosofia che si focalizza sull’accesso ai beni e ai servizi piuttosto che sulla loro proprietà (cultura del possesso) di cui vi abbiamo già parlato.
I casi di cui parlare sono numerosi, dalla mobilità alle biblioteche, passando per oggettoteche, stoviglioteche e negozi di noleggio di abbigliamento e accessori, ma tutti mettono in evidenza come il condividere risorse e noleggiarle piuttosto che acquistarle riduca i costi individuali, sia nell’immediato che a lungo termine, promuovendo al contempo un’economia più equa, accessibile e sostenibile.
Come promuovere la consapevolezza del costo per utilizzo
Affinché il concetto di costo per utilizzo diventi una pratica diffusa, è fondamentale che vi sia un impegno congiunto tra istituzioni educative, politiche governative e campagne di sensibilizzazione. Educare i consumatori sulle implicazioni economiche e ambientali delle loro scelte di acquisto può guidare il cambiamento verso comportamenti di consumo più sostenibili.
Per farlo, governi e organizzazioni possono promuovere politiche che favoriscano la produzione e l’acquisto di beni durevoli e riparabili. Incentivi fiscali, normative su standard minimi di durabilità e riparabilità e programmi di sovvenzioni per le aziende che adottano principi di sostenibilità sono solo alcune delle strategie da mettere in atto e che possono facilitare questa transizione.
Incentivare il costo per utilizzo come metrica standard per gli acquisti
Adottare il costo per utilizzo come metrica standard per valutare i beni di consumo rappresenta un passo importante verso un futuro più sostenibile. Questa pratica, come abbiamo visto, non solo aiuta i consumatori a prendere decisioni più informate e consapevoli ma promuove anche un modello economico che valorizza la qualità, la durata e, di conseguenza, la sostenibilità. In questo modo possiamo ridurre significativamente l’impatto ambientale dei nostri acquisti e migliorare la qualità della vita, garantendo al contempo un risparmio economico nel lungo termine.
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