Non potrà esserci una reale transizione ecologica senza un ruolo decisivo degli Stati, non solo a livello di politiche nazionali ma anche di decisioni amministrative: con questo assunto la Commissione europea ha lanciato negli scorsi mesi una consultazione pubblica per una valutazione sugli appalti pubblici dei 27 Stati membri dell’UE. Più precisamente lo scorso 13 dicembre la Commissione ha lanciato un invito a presentare prove e ha aperto una consultazione pubblica per raccogliere prove, informazioni, dati e feedback su come gli Stati membri hanno eseguito le tre direttive sugli appalti pubblici lanciate ormai più di dieci anni fa: la 2014/23/UE, la 2014/24/UE e la 2014/25/UE.
Per i portatori e le portatrici di interesse c’è tempo fino al 7 marzo 2025 per presentare valutazioni e documenti. “La Commissione – si legge nel comunicato stampa dell’iniziativa – invita tutte le parti interessate a presentare il loro feedback e a condividere le loro opinioni. Il questionario di consultazione pubblica della Commissione europea è disponibile in tutte le lingue dell’UE e può essere risposto in una di queste”.
Analizzare il portato, le criticità e le potenzialità degli appalti pubblici europei è fondamentale per un’Unione Europea che sta affrontando innegabili difficoltà in un mondo che continua vorticosamente a cambiare. Schiacciata da una produzione industriale in rallentamento – in Italia ad esempio il calo va avanti da 22 mesi consecutivi – e da una transizione ecologica rallentata e ostacolata, l’UE appare ancora divisa al proprio interno e incapace di relazionarsi alla pari con le potenze mondiali: Cina e Stati Uniti, certamente, ma anche la stessa Russia o i Paesi africani e del Medioriente, che le stanno volgendo le spalle.
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Il senso degli appalti pubblici per la Commissione
“Valutare se le norme funzionano come previsto”: con questa frase accorta e un po’ sibillina la Commissione ha aperto, in un link ad hoc (qui), la valutazione sulle tre “public procurement directives” del 2014: quella sugli appalti pubblici propriamente detti, quella sull’aggiudicazione dei contratti di concessione e quella sugli appalti degli enti che operano nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali. Lo scopo, come già anticipato in parte, è di capire prestazioni e impatti di questi provvedimenti in tutta l’Unione Europea, per comprendere inoltre se restano idonee agli scopi e per affrontare le complesse sfide del futuro.

“La consultazione cerca prove e le prospettive delle parti interessate – scrive la Commissione – sul fatto che le direttive abbiano effettivamente raggiunto i loro obiettivi, tra cui la promozione di un’elevata concorrenza nel mercato unico, l’aumento della partecipazione delle PMI agli appalti, la semplificazione e il miglioramento della flessibilità dei processi di appalto, la garanzia della trasparenza e dell’integrità della spesa pubblica, l’utilizzo efficiente dei fondi pubblici e la promozione di un’economia dell’UE più verde, più sociale e innovativa. Un altro obiettivo fondamentale sarà valutare la pertinenza della direttiva alla luce delle circostanze in evoluzione e delle sfide attuali, comprese le considerazioni sulla resilienza, nonché la coerenza interna ed esterna con altre iniziative pertinenti dell’UE. La valutazione contribuirà inoltre a chiarire eventuali ostacoli nell’attuazione della direttiva ed esplorare il potenziale di semplificazione e riduzione dei costi regolamentari”.
Nessuna menzione sul ruolo degli Stati membri in queste direttive. Come ricorda il Parlamento europeo, “le direttive vincolano lo Stato membro o gli Stati membri cui sono rivolte per quanto riguarda il risultato da raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai mezzi. Il legislatore nazionale deve adottare un atto di recepimento ossia una misura nazionale di esecuzione nel diritto interno che adatta la legislazione nazionale rispetto agli obiettivi definiti nella direttiva. In sostanza, ai singoli cittadini vengono attribuiti diritti e imposti obblighi solo una volta adottato l’atto di recepimento. Gli Stati membri dispongono di un certo margine di manovra per il recepimento che permette loro di tenere conto di specifiche circostanze nazionali”.

Nonostante ciò la Commissione non sembra aver considerato il “ruolo interpretativo” degli Stati e la loro funzione di coordinamento, preferendo un più generico appello ai portatori di interesse. In ogni caso nel momento in cui scriviamo sono più di 130 i feedback arrivati alla Commissione. Mentre la decisione della Commissione, più precisamente della Direzione generale Mercato interno, industria, imprenditorialità e PMI, è attesa per il terzo quadrimestre del 2025.
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