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Partiamo da un dato di fatto. L’introduzione del principio di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) ha avuto conseguenze molto positive nel mondo della gestione dei rifiuti, generando e rendendo efficiente un sistema che conferisce ai produttori una funzione reale e primaria nelle logiche del sistema stesso.
È dunque corretto domandarsi come un modello di indubbio successo possa evolversi, aumentando la propria carica di valore. Nella nostra lunga esperienza multifiliera, crediamo che l’evoluzione possa riguardare diversi livelli e diverse direzioni.
In primis, vorrei sottolineare come, per noi addetti ai lavori, il concetto di Responsabilità Estesa del Produttore deve avere – forse prima che per tutti gli altri soggetti coinvolti – il valore di paradigma, non solo nel senso di modello di riferimento. Il principio EPR – disturbando l’accezione filosofica del termine – è, nella gestione dei rifiuti, l’archetipo innegabile, la matrice entro la quale pensare e agire.
E dunque oggi, come ieri, la sfida che ci stiamo ponendo e che dovremmo sempre più porci, è con quali modalità questa matrice possa aumentare il proprio raggio di azione e quali siano le condizioni affinché quest’archetipo possa “ordinare” quanto ancora di “disordinato” esiste dentro e fuori dai suoi confini.
Responsabilità estesa sì, ma anche condivisa
Per lo stesso principio che vede estendere la responsabilità dell’immissione al consumo di prodotti alla gestione degli stessi una volta giunti a fine vita, un’evoluzione importante potrebbe riguardare l’intero processo di vita del prodotto e di tutti i soggetti che intervengono nelle varie fasi. Se la responsabilità estesa fosse, cioè, condivisa da tutti gli operatori che intervengono nella progettazione, nella produzione come nel recupero e nel trattamento del fine vita, idealmente, potremmo avere le condizioni per fare il meglio possibile.
Certo, è uno scenario utopistico, perché gli interessi primariamente economici, ma anche produttivi e relativi a basilari logiche di mercato, fanno fatica a convogliarsi in realistici accordi programmatici in cui ogni soggetto possa assumersi una porzione di una responsabilità anche in misura della responsabilità degli altri soggetti.
Tuttavia val la pena, almeno in termini concettuali, prima che programmatici, iniziare a svincolarci dall’idea che la Responsabilità debba unicamente ricadere sulla figura del produttore/distributore.
Più filiere
È chiaro come, già da diversi anni, il modello della Responsabilità Estesa del Produttore sia da parte della Commissione Europea uno degli strumenti maggiormente richiamati anche su filiere ad oggi fuori da questo principio normativo. Si veda quanto sta succedendo, ad esempio, per l’End-of-life vehicles, oggetto di una bozza di Regolamento (pubblicata a luglio del 2023) che introduce il concetto che anche i produttori siano resi finanziariamente responsabili dei veicoli quando diventano rifiuti, per garantire un finanziamento adeguato alle operazioni obbligatorie di trattamento dei veicoli fuori uso.
Per non citare il comparto tessile, dove l’EPR è ad un passo dall’essere legge dopo il recente accordo tra Consiglio europeo ed Europarlamento.
Seppur coi suoi limiti, il principio della Responsabilità Estesa del Produttore ad oggi è lo strumento innegabilmente più efficace per assicurare il finanziamento alle operazioni di raccolta e trattamento dei rifiuti. Inoltre, i sistemi EPR, i consorzi come noi, rappresentano un ottimo standard a cui sempre più filiere dovrebbero tendere.
Non solo rifiuti
Altro piano che il modello della Responsabilità Estesa dovrebbe raggiungere è fuori dal perimetro consolidato dei rifiuti. Se è vero come è vero, che il principio funziona benissimo per assicurare raccolta e trattamento dei prodotti immessi al consumo una volta giunti a fine vita, altrettanto fruttuosa potrebbe essere l’applicazione di questa matrice ad altre attività proprie della produzione e che hanno conseguenze estremamente impattanti sulla collettività.
Non volendo scomodare ogni ambito ESG perché si rischia un approccio fin troppo enciclopedico, e anche qui fatalmente utopistico, ci si potrebbe concentrare per esempio su un principio di responsabilità estesa in riferimento alle attività produttive che immettono inquinanti nell’ambiente. Non è un caso che la Commissione Ue nel 2023 si sia mossa proprio in questa direzione nei confronti del settore farmaceutico e della cosmesi, che è ritenuto il principale inquinatore delle acque reflue. La revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, attualmente ancora in fase di negoziazione, introduce per la prima volta il principio EPR per tutti gli inquinanti che derivano da prodotti industriali come farmaci e prodotti cosmetici, con l’obiettivo di sostenere finanziariamente il costo delle operazioni di rimozione di questi inquinanti*.
*Laboratorio REF Ricerche, Decarbonizzazione, nuovi inquinanti e responsabilità del produttore: il nuovo paradigma europeo per il servizio idrico, Marzo 2023
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