Tra le forme di energia che più si diffonderanno nel prossimo futuro c’è certamente il fotovoltaico. Un boom auspicabile, dato che si tratta di energia rinnovabile a zero emissioni di gas serra. Eppure, se non controllato adeguatamente, tale sviluppo potrebbe ritorcersi contro il pianeta.
Perché uno dei problemi principali è che i pannelli solari col tempo si rovinano e perdono efficienza, senza tenere conto delle innovazioni tecnologiche che hanno portato nel giro di pochi anni ad avere pannelli fotovoltaici con una capacità due o tre volte superiore di generare energia. Risultato: dopo 15-30 anni, diventa più economico ed efficiente dal punto di vista energetico rimpiazzare i vecchi con i modelli più attuali.
In questo modo, dunque, il riciclo dei pannelli fotovoltaici appare sconveniente dal punto di vista economico. Ma è davvero così? Potrete scoprilo leggendo questo Speciale, curato in buona parte dal nostro assiduo collaboratore Tiziano Rugi. Come scriveva Rugi già nel 2023, i pannelli solari o fotovoltaici (o semplicemente pannelli) sono una vera e propria miniera. “I materiali di maggior valore includono rame, argento, alluminio, vetro e silicio cristallino. Da un pannello fotovoltaico comune, di circa 22 kg di peso, è possibile recuperare mediamente 0,1 kg di schede elettriche, 0,2 kg di metalli vari, 1,7 kg di plastiche, 2,8 kg di silicio, 2,9 kg di alluminio, e 13,8 kg di vetro. Questo, però, è possibile solo se i pannelli sono in buone condizioni perché devono essere immessi integri nella linea di trattamento”.
Le potenzialità del riciclo dei pannelli, unite alle loro intrinseche caratteristiche, rendono dunque il riciclo davvero allettante. A patto di saper superare le non poche criticità che attualmente sono insite nella filiera, poco supportata al momento da norme ad hoc.
Ma non vogliamo spoilerarvi altro! Per questo vi rimandiamo alla lettura di questo Speciale, rinnovando come sempre l’invito a inoltrarci spunti, critiche e contributi. Buona lettura.
Andrea Turco
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