Tempo di vacanze all’orizzonte e del grande caldo in arrivo: succede allora che mettendo via le scatole dell’armadio invernale possiamo accorgerci di avere diversi vestiti che non usiamo più. Come i lettori e le lettrici di EconomiaCircolare.com sanno, in questi casi ci sono tanti modi per rimediare ed avere un armadio più leggero e sostenibile, ma non è sempre così semplice.
È quello che accade a Chiara nella nuova puntata di Circolare Conviene, la web sitcom prodotto dal magazine EconomiaCircolare.com, in collaborazione con GreenFactor.it, che racconta con leggerezza le piccole sfide quotidiane che due coinquiline – la giornalista ambientale Letizia Palmisano e la communication specialist e attrice, Chiara Iannaccone – devono affrontare per vivere in modo più sostenibile.
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Le difficoltà del mercatino dell’usato
Il mercatino dell’usato è un’opzione sicura, semplice e veloce per dare via i propri vestiti ed essere sicuri che abbiano una nuova vita, da parte di chi li apprezza al punto da essere disposto ad acquistarli. Inoltre nel caso in cui gonne, maglie e pantaloni riescano a trovare degli acquirenti, rappresenta anche una piccola entrata che, nell’ottica di una sostenibilità a 360 gradi, non fa mai male.
Può succedere però che il mercatino rifiuti alcuni articoli perché non rispondono alle esigenze del mercato: anche dei pezzi vintage di valore spesso vengono rifiutati da alcune realtà dell’usato perché non in linea con la moda del momento.
Fortunatamente Chiara riesce a lasciare al mercatino un gran numero di pezzi del suo armadio ma che fare con i restanti, che sono invece stati rifiutati? Letizia suggerisce allora una soluzione semplice, veloce e anche divertente: uno swap party.
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Le gioie dello swap party
Lo swap party è un momento di scambio informale di vestiti usati tra amiche, amici o conoscenti, una festa appunto ma con un fine ben preciso: rimettere in circolo gli abiti che non indossiamo più. Per farlo si può mettere su della musica, preparare, come fa Chiara, del buon cibo e perché no, portare nuovi amici e amiche così che la buona pratica diventi contagiosa e ispiri anche gli altri ad organizzarne uno. Si possono dare regole ben precise, soprattutto se non si conoscono direttamente le persone coinvolte, o lasciare tutto all’improvvisazione.

Se vi sembra ancora qualcosa di troppo impegnativo, ricordatevi che lo swap party può essere fatto anche in famiglia: con sorelle, fratelli, zie e cugini. Come avveniva per alcune e alcuni di noi da bambini, quando ci arrivava da indossare la maglietta della sorella o del fratello più grande, lo scambio tra familiari è spesso il metodo più semplice e veloce per tornare a casa soddisfatti.
E se ancora non ci sentiamo a nostro agio con l’uso di abiti usati, ricordiamo che una nostra azione in tal senso può avere solo un grande impatto: basti pensare che secondo i dati del Parlamento Europeo, in media i cittadini europei consumano ogni anno quasi 26 chili di prodotti tessili e ne smaltiscono circa 11 chili. Gli indumenti usati possono essere esportati al di fuori dell’UE, ma per lo più vengono inceneriti o portati in discarica (87%).
Leggendo questi numeri, lo swap party assume un significato ben più nobile: swappare non si traduce solo nel cercare nuovi pezzi per il nostro armadio e dire addio a quelli che sono da anni a prendere polvere, ma implica anche l’uscire dal sistema dell’usa e getta del fast fashion e ultra fast fashion e creare nuovi sistemi circolari che convengono a tutte e a tutti, anche al Pianeta.
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