giovedì, Novembre 6, 2025

Associazioni UE scrivono alla Commissione: troppo lento l’iter per limitare l’uso del PVC

In una lettera inviata ai Commissari Séjourné e Roswall, 12 associazioni europee ricordano la necessità di limitare l’uso del PCV, e lamentano i tempi troppo lunghi dell’iter in corso

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Redazione EconomiaCircolare.com

Una lettera aperta al vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale della Commissione europea, Stéphane Séjourné, e alla Commissaria per l’Ambiente e l’economia circolare, Jessika Roswall, sollecitare “la Commissione europea a intraprendere un’azione immediata e ambiziosa per limitare il cloruro di polivinile (PVC) nell’ambito del regolamento REACH”. Inviata a giugno, è sottoscritta da Patrick ten Brink, segretario generale dello European Environmental Bureau (EEB) e Anais Berthier, Responsabile dell’ufficio ClientEarth di Bruxelles a nome di Zero Waste Europe, Health Care Without Harm (HCWH) Europe, Health and Environment Justice Support (HEJSupport), ZERO – Association for the Sustainability of the Earth System, Gallifrey Foundation, Center for International Environmental Law (CIEL), Surfrider Foundation Europe, The Rethink Plastic alliance, Ecologistas en Acción e Green Transition Denmark.

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PVC e “contaminazione ambientale diffusa”

“Sostanze chimiche come il PVC contribuiscono in modo significativo alla contaminazione ambientale diffusa”, scrivono nella lettera. EconomiaCircolare.com ha raccontato i gravi problemi legati a tutte le fasi della vita di questo materiale in commercio dagli anni ’50 e divenuto così familiare. “È meccanicamente robusto, resistente all’acqua e agli agenti chimici ed è elettricamente isolante”. Per questo il PVC è ovunque, spesso celato dentro il nome generico “plastica”: dagli imballaggi per i cibi ai contenitori delle gomme da masticare fino ai blister dei farmaci, dai guanti degli infermieri alle sacche ospedaliere per il sangue, alle finestre, fino ai cruscotti delle automobili e poi tubi, carta da parati, tovaglie cerate, rivestimenti esterni isolanti per i cavi elettrici, giocattoli, finta pelle, calzature. Un prodotto praticamente ubiquitario. 

Ma il cloruro di polivinile è anche “un materiale con impatti ambientali e sulla salute ben documentati nel corso della sua storia di utilizzo e del suo intero ciclo di vita: dalla produzione del suo elemento costitutivo cancerogeno, il cloruro di vinile, all’uso di additivi tossici, spesso sostituiti da sostanze chimiche altrettanto problematiche, fino al persistente inquinamento causato dai suoi rifiuti – in Europa e non solo”, affermano ten Brink e Berthier.

Una recente indagine in Francia ha rivelato livelli allarmanti di cloruro di vinile, ingrediente chiave del PVC, nell’acqua potabile di oltre 5.000 Comuni, riconducibili a rilascio di questa sostanza dalle tubature realizzate appunto in PVC. Ma non è ovviamente una questione solo francese. “I ricercatori continuano a scoprire gli effetti sulla salute delle sostanze chimiche rilasciate dai prodotti in PVC, come l’effetto di disturbo sui modelli di sonno, un aspetto strettamente legato alla funzione fisiologica e alla salute generale”.

Una ricerca condotta in Belgio ha dimostrato che, nonostante le normative, “i neonati prematuri continuano a essere esposti a sostanze chimiche nocive provenienti da dispositivi medici in PVC, legate a rischi per lo sviluppo, in quanto gli additivi regolamentati sono stati sostituiti da alternative che pongono simili problemi di salute”. E poi c’è la questione delle microplastiche da PVC, che rappresentano ”una preoccupazione crescente, in quanto possono comportare rischi per la salute dell’uomo e della fauna selvatica”.

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Foto: Canva

Le norme europee

Nell’ambito della Strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità, la Tabella di marcia per le restrizioni dell’UE ha individuato il PVC e i suoi additivi come candidati. L’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha condotto un’indagine approfondita che ha sottolineato la necessità di un intervento normativo. L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha rilevato i problemi che questo materiale pone al riciclo della plastica.

“Sia i risultati dell’ECHA che il quadro generale, compresi i recenti episodi di inquinamento, rendono evidente la necessità di una restrizione globale, che affronti non solo gli additivi dannosi ma anche il PVC stesso come materiale problematico”, si legge nel documento. Anche perché, come ha ricordato il nostro magazine e come affermano i firmatari della lettera, “in molte applicazioni esistono già alternative sicure e più sostenibili, che rendono sempre più difficile giustificare il mantenimento del PVC”. Tanto che “alcuni governi e aziende in Europa e nel mondo stanno già adottando politiche per l’eliminazione graduale del PVC”.

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Troppo lento il cammino verso le necessarie restrizioni

Eppure, “nonostante l’evidenza della necessità di muoversi rapidamente, i progressi verso un’effettiva azione normativa sono stati inaccettabilmente lenti. L’ECHA ha fornito prove solide che confermano la necessità di una restrizione REACH. Le motivazioni scientifiche, ambientali e di salute umana sono chiare. Il passo successivo più logico è che la Commissione europea dia un mandato formale all’ECHA per avviare la preparazione di una restrizione”.

Le associazioni chiedono per questo di

  • Confermare una chiara tempistica per la preparazione di una proposta di restrizione REACH sul PVC e i suoi additivi;
  • Garantire che il mandato di restrizione sia ambizioso e riguardi il PVC come polimero e non solo gli additivi;
  • Coinvolgere l’ECHA e tutte le parti interessate, compresa la società civile, in modo significativo durante l’intero processo per mantenere elevati standard di trasparenza e responsabilità;
  • Evitare i ritardi e l’indebolimento delle ambizioni, al fine di prevenire ulteriori spiacevoli contaminazioni a lungo termine, che diventeranno più difficili da mitigare in futuro e non faranno altro che aumentare l’onere chimico complessivo sull’ambiente e sulle persone.

I firmatari poi ricordano come una petizione che chiede all’UE di eliminare gradualmente il PVC entro il 2030 ha già raccolto il sostegno di 62 ONG e quasi 68 000 firme.

E concludono chiedendo “quando possiamo aspettarci la presentazione di questo mandato di restrizione? È fondamentale che la Commissione faccia chiarezza e si impegni a intraprendere un’azione normativa rapida”.

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Foto: Facebook

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