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A causa delle semplificazioni la Commissione europea è finita nel mirino del Mediatore europeo. In particolare l’Omnibus I, il pacchetto legislativo adottato lo scorso febbraio: otto organizzazioni della società civile, tra cui ClientEarth, Global Witness e Friends of the Earth Europe, hanno denunciato presunte irregolarità procedurali, sostenendo che l’esecutivo comunitario avrebbe eluso le proprie linee guida sullla better regulation.
Le ragioni dell’inchiesta
“Gentile Presidente, ho ricevuto una denuncia presentata da otto organizzazioni della società civile contro la Commissione europea. La denuncia riguarda la presunta inosservanza da parte della Commissione dei suoi ‘orientamenti per legiferare meglio’ nella preparazione della proposta legislativa di modifica della direttiva relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità (CSRD) e della direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (CSDDD)”, che fanno parte del pacchetto Omnibus I. Secondo le associazioni (ClientEarth, Notre Affaire A Tous, Clean Clothes Campaign, Coalizione Europea per la Giustizia Aziendale, Global Witness, Transport & Environment, Antislavery International e Friends of the Earth Europe) le irregolarità riguardano tre aspetti: l’assenza di una consultazione pubblica, la mancata realizzazione di una nuova valutazione d’impatto e l’asserita mancanza di una verifica di coerenza climatica prevista dal diritto europeo. Proprio questi aspetti sono tra quelli che la stessa Commissione indica come necessari per una better regulation.
Partendo dalla denuncia delle associazioni, il 21 maggio Teresa Anjinho, la Mediatrice europea, ha aperto un’inchiesta (Caso 983/2025/MAS) per chiarire se la Commissione abbia rispettato i propri standard di buona amministrazione (mentre il merito politico delle proposte non viene preso in considerazione).
“Il Mediatore – scriveva Anjinho – ha costantemente affermato che le istituzioni e gli organi dell’UE dovrebbero applicare le norme che hanno stabilito per se stessi. Ciò garantisce coerenza e trasparenza ed evita qualsiasi senso di arbitrarietà nel funzionamento dell’amministrazione dell’UE. Queste considerazioni sono particolarmente importanti quando la Commissione elabora proposte legislative”. Anjinho ricordava poi che altri soggetti hanno espresso subbi sulla correttezza dell’operato della Commissione: “Questa è la terza denuncia che il mio ufficio ha ricevuto negli ultimi mesi in merito al rispetto da parte della Commissione dei requisiti giuridici, dei suoi orientamenti per legiferare meglio e di ulteriori norme nella preparazione delle proposte legislative. È chiaro che le questioni sollevate in queste tre denunce sollevano una serie di questioni importanti per il Mediatore. Per questi motivi – aggiungeva – ho deciso di avviare un’indagine su questa denuncia”.
L’indagine ha previsto una riunione con i rappresentanti della Commissione dalla quale però, secondo la Mediatrice, non sarebbero arrivate “motivazioni adeguate” a giustificare l’operato della Commissione. Da qui, e ci avviciniamo all’oggi, la richiesta di una risposta scritta. Che è arrivata il 9 settembre.
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La difesa della Commissione
Nella sua replica scritta, firmata dal vicepresidente Valdis Dombrovskis, Commissario per l’economia, la produttività, l’attuazione e la semplificazione, la Commissione ovviamente respinge le accuse. Bruxelles sottolinea che le linee guida sul better regulation non sono giuridicamente vincolanti e prevedono deroghe in caso di urgenza: “Le linee guida devono essere applicate in modo proporzionale – si legge nel documento –. Sono state concepite per tenere conto delle urgenze, in modo che la loro applicazione personalizzata possa consentire alla Commissione di proporre una legislazione in tempi brevi, laddove sia ritenuto necessario”.
L’urgenza, scrive l’esecutivo, derivava da una congiuntura economica difficile, dalla concorrenza internazionale e da ostacoli pratici nell’attuazione delle due direttive: “Nel complesso, la Commissione ha ritenuto che tutti questi aspetti compromettessero il raggiungimento degli obiettivi delle norme, erodendo al contempo la redditività e l’attrattiva di basare l’attività economica nell’UE”.
Vediamo le argomentazioni puntuali relative ai tre punti nodali della denuncia.
Valutazione d’impatto. “Le valutazioni d’impatto e le consultazioni pubbliche sono esercizi sostanziali che richiedono una quantità significativa di tempo e risorse. Quando è urgente agire, come nel caso della presente proposta, la Commissione non è in grado di condurre una valutazione d’impatto completa”, scrive il Commissario. In questi casi, le linee guida della Commissione per una migliore regolamentazione “prevedono la pubblicazione, entro tre mesi dall’adozione dell’iniziativa, di un documento analitico che presenti le prove alla base della proposta e le stime dei costi dell’opzione scelta. In questo caso specifico, insieme alle proposte è stato presentato un documento di lavoro”. Il documento di lavoro che accompagnava la proposta Omnibus I, aggiunge Dombrovskis, “era solido e si basava sulle valutazioni d’impatto originali per la CSRD e la CSDD, nonché sulle metodologie sviluppate e sui dati raccolti per tali proposte, aggiornate come necessario”.
Consultazione pubblica. La Commissione ribadisce che “le linee guida per una migliore regolamentazione prevedono la flessibilità di non effettuare una consultazione pubblica in assenza di una valutazione d’impatto, e che si può rinunciare all’obbligo di una vera e propria consultazione pubblica. Ciò è rafforzato dal fatto che il fascicolo era urgente, il che non avrebbe permesso di effettuare una consultazione pubblica”, scrive Dombrovskis. Tuttavia, aggiunge, “nonostante l’assenza di una consultazione pubblica, la Commissione ha condotto un’intensa attività di sensibilizzazione delle parti interessate e ha raccolto numerosi feedback”.
Anche la scelta di ricorrere a una consultazione interservizi accelerata (conclusa in 24 ore invece delle consuete 48) viene giustificata con la necessità di rispettare tempi stretti e con il fatto che i servizi interessati avevano già lavorato congiuntamente alla preparazione del pacchetto.
Impatto sul clima. La Commissione, afferma Dombrovskis, “ha effettuato una valutazione della coerenza climatica e ha riassunto le sue conclusioni nel documento di lavoro e nella relazione. Le conclusioni dell’analisi sono state che la proposta semplifica gli obblighi di rendicontazione e di due diligence senza intaccare le disposizioni sostanziali che allineano la legislazione dell’UE agli obiettivi climatici”.
Nel complesso, quindi, la Commissione ribadisce di aver agito in modo proporzionato e trasparente, riconosce l’eccezionalità dei tempi e rivendica di aver mantenuto “alti standard di better regulation”.
La palla passa ora al Mediatore europeo, che dovrà stabilire se le spiegazioni di Bruxelles siano sufficienti a fugare i dubbi sulla correttezza procedurale di uno dei pacchetti legislativi più sensibili dell’attuale agenda comunitaria.
Ricordiamo che il Mediatore europeo è un “organo indipendente e imparziale che chiama le istituzioni e le agenzie dell’UE a rispondere del loro operato e promuove la buona amministrazione”. Le sue decisioni non hanno valore giuridicamente vincolante. Formula invece raccomandazioni, propone soluzioni amichevoli, pubblicare relazioni e fa pressione politica e reputazionale sulle istituzioni.
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