giovedì, Novembre 6, 2025

California contro Big Oil, respinta la richiesta di stop al processo sul clima avanzata delle imprese fossili

Nello stato della California, percorso in questi giorni da incendi alimentati dal global warming, prosegue il cammino della giustizia climatica che chiede conto alle imprese fossili delle loro responsabilità

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, redattore di EconomiaCircolare.com e socio della cooperativa Editrice Circolare

La California – che in queste ore e giorni è sotto scacco di incendi che hanno causato morti, 150.000 persone evacuate e danni economici stimati tra 50 e 150 miliardi di dollari – ha bloccato il tentativo di Big Oil di mettere i bastoni tra le ruote alla giustizia climatica: va avanti, infatti, la causa che richiama ExxonMobil, Shell, BP alle proprie responsabilità nella crisi climatica che quegli incendi ha reso incontrollabili e più drammatici. La Superior Court della Contea di San Francisco infatti, alla fine del 2024, ha respinto la mozione di archiviazione presentata dai citati colossi petroliferi. Una notizia che assume nuova luce a fronte di quanto sta accendendo a Los Angeles, soprattutto in questa fase in cui proprio i tribunali sembrano diventare uno dei luoghi dove affrontare l’emergenza legata al clima.

Anche se, come c’era da attendersi, le aziende produttrici di carburanti hanno presentano un ricorso alla Corte d’Appello dello Stato e la sentenza è stata messa per questo “in pausa”.

California versus Big Oil, mozione respinta. Ma parte il ricorso

Il 14 ottobre 2024, la Superior Court della Contea di San Francisco ha respinto la mozione presentata da ExxonMobil, Shell, BP e altri giganti del petrolio per archiviare le cause legali avviate dallo Stato della California e da otto enti governativi locali. Ricordiamo che la Superior Court è una corte statale negli Stati Uniti che funge da tribunale di primo grado con competenza generale. Si occupa di una vasta gamma di casi civili e penali. In particolare, in California, ogni contea ha la propria Superior Court.

Le compagnie petrolifere sostenevano che l’esercizio della giurisdizione da parte della California fosse “ingiusto e irragionevole”. Siamo di fronte ad una delle strategie legali più utilizzate dalle imprese del gas e del petrolio per sottrarsi alle proprie responsabilità: Big Oil cerca infatti di trasferire i casi dalle corti statali (dove le municipalità e gli Stati hanno generalmente più successo) alle corti federali, sostenendo che i problemi climatici siano una questione di politica federale e internazionale. Il giudice Ethan Schulman ha stabilito invece che le compagnie petrolifere sono soggette alla giurisdizione californiana. Schulman ha ricordato che le compagnie petrolifere hanno mantenuto una “presenza sostanziale in California per decenni” attraverso la lavorazione, lo stoccaggio e la distribuzione dei loro prodotti nello Stato, oltre ad impiegare “migliaia di persone in California”.

Questo sviluppo rappresenta un passo significativo nel procedimento legale, permettendo alla causa di avanzare ulteriormente nei tribunali californiani. Ma, come accennato, a causa del ricorso delle imprese, si dovrà attendere il parere della Corte d’Appello dello Stato sulla scelta fatta dal giudice Schulman.

Questi fatti sono gli ultimi sviluppi di una vicenda partita il 15 settembre 2023, quando lo Stato della California ha intentato una causa civile presso la corte superiore di San Francisco contro cinque delle maggiori compagnie petrolifere mondiali: ExxonMobil, Shell, BP, ConocoPhillips e Chevron, oltre all’American Petroleum Institute. L’accusa? Queste aziende avrebbero consapevolmente minimizzato i rischi associati ai combustibili fossili, nonostante fossero a conoscenza, fin dagli anni ’50, del loro impatto significativo sul riscaldamento globale. La California chiede la creazione di un fondo per coprire i danni causati dai disastri climatici nello Stato.

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Il contesto delle cause climatiche negli USA

La decisione della Superior Court della Contea di San Francisco rappresenta l’ultimo sviluppo in una battaglia pluriennale da parte di numerosi Stati, città e municipalità — da Chicago a Honolulu — che cercano di ritenere le principali compagnie di combustibili fossili responsabili del loro ruolo nel promuovere il cambiamento climatico e i disastri naturali correlati.

Le cause sostengono che le compagnie di combustibili fossili, come ExxonMobil, Chevron, Shell, BP e ConocoPhillips, abbiano saputo per decenni che i loro prodotti contribuivano significativamente al riscaldamento globale, ingannando il pubblico e i governi con la minimizzazione dei rischi climatici attraverso campagne di disinformazione e greenwashing.

Tra le richieste presentate ai grandi inquinatori, risarcimenti per i danni causati dai disastri climatici; la creazione di fondi per finanziare le azioni di mitigazione climatica e adattamento nei territori colpiti; lo stop alle pratiche di disinformazione sulle emissioni e sull’emergenza climatica.

Tra la cause in corso, di cui sarebbe troppo complesso riferire qui esaustivamente, possiamo ricorda quella che ha come protagonista Rhode Island: il primo stato USA a citare in giudizio le imprese fossili (era il 2018), che peraltro ha visto affermato, grazie ad un pronunciamento della Corte Suprema, il diritto a condurre l’azione legale sul clima in un tribunale statale. Oppure la città di New York, che ha citato in giudizio ExxonMobil e altre aziende per i costi associati al cambiamento climatico.

Ma non sempre le cose vanno nella direzione che abbiamo visto in California o a Rhode Island: un giudice del Maryland, ad esempio, ha respinto la causa intentata dalla città di Baltimora che chiedeva di ritenere responsabili del cambiamento climatico colossi dell’energia come Exxon Mobil, BP e Chevron affermando che il caso andava oltre i limiti della giurisdizione statale.

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