fbpx
giovedì, Dicembre 26, 2024

Gomme da masticare: c’è chi le vieta, chi le realizza biodegradabili e chi le ricicla

Se il panorama delle città costellato di marciapiedi e strade piene di gomme da masticare vi scoraggia, pensate al fatto che non è nulla di inevitabile. Sapevate che esistono le chewing-cum biodegradabili? E che possono essere riciclate? Ecco cosa c'è da sapere

Valeria Morelli
Valeria Morelli
Content Manager e storyteller 2.0. Fa parte del network di Eco Connection Media. Si occupa di strategie di comunicazione web, gestione social, consulenza 2.0 e redazione news e testi SEO. Per Green Factor, all’interno dell’ufficio stampa, si occupa delle relazioni istituzionali.

A volte capita che la moltiplicazione delle macchie di gomme da masticare sui marciapiedi di alcune città faccia dubitare del noto assunto di Antoine-Laurent de Lavoisier, secondo il quale nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma.

Battute a parte, in un sistema di economia circolare ogni bene andrebbe pensato per avere una seconda vita e al contempo bisognerebbe spingere la ricerca per ricavare materie prime seconde per ciò che oggi finisce nell’indifferenziato.

Ma torniamo ai nostri marciapiedi e alle cosiddette “gomme americane”, per capire quali sono gli effetti nocivi di un inquinamento che troppo spesso diamo per scontato.

Leggi anche: “I filtri delle sigarette inquinano. Eliminiamoli!”. L’appello al governo olandese

Perché le gomme da masticare possono essere un problema

Come si legge in una interrogazione al Parlamento Europeo del 2013, oggi le ordinarie chewing gum sono realizzate con polimeri che si fondono con la gomma e ciò le rende difficilmente eliminabili da diversi tipi di superficie con tempi di biodegradazione di circa cinque anni. Il problema non è solo ambientale ma anche economico.

Nel 2015 è stato stimato che se il Comune di Roma avesse dovuto ogni anno rimuovere tutte quelle attaccate sulle pavimentazioni avrebbe speso 5 milioni di euro, mentre dall’interrogazione emergeva come nel 2013 le stime, per la Gran Bretagna, parlassero di 240 milioni di euro spesi “per rimuovere dalla pavimentazione stradale le gomme, ricorrendo a getti di disinfettanti, sostanze chimiche e persino laser”.

Pensate che proprio per questo a Singapore da 30 anni vige il divieto – pena pesantissime multe – di masticare e vendere le chewing gum. Quali soluzioni e alternative – oltre ai divieti – si potrebbero cercare?

Le gomme da masticare biodegradabili

Nell’interrogazione – portata avanti dall’allora europarlamentare Oreste Rossi – si sottolineava l’esistenza in commercio di un’alternativa green “…un chewing gum completamente biodegradabile (…)”.

Ora la domanda che potrebbe venire a molti è se oltre ad esistere, queste gomme si trovino in commercio. La risposta è sì. Ad esempio in Italia da oltre 10 anni vi sono le Chicza che sul loro portale specificano di essere “il primo e unico chewing-gum al mondo 100% biodegradabile e certificato biologico, oltre ad essere completamente vegetale e naturale”, tanto da essere riportati tra le best practice elencate da Zero Waste Europe.

Leggi anche: Tornare alle buone pratiche di riuso, la campagna di Zero Waste Europe

Come riciclare le gomme da masticare

E se le gomme da masticare – che oggi, come spiega Junker app, vanno nell’indifferenziata – fossero riciclabili? Sono diversi i progetti che lavorano in tal senso.

Ad esempio, in Francia due giovani inventori, Hugo Maupetit e Vivian Fischer, hanno ideato un sistema per trasformare le chewing gum usate in ruote per skateboard. La gomma raccolta – attraverso simpatici pannelli in giro per la città di Nantes – viene miscelata con un legante e coloranti naturali prima di essere trasformata in una ruota mediante stampaggio a iniezione. Un modo per far ritornare le gomme sui marciapiedi… senza rimanervi attaccate.

A ridare una seconda vita alle gomme è anche la designer Anna Bullus che, partendo dalla sua Londra, è riuscita a raccogliere diversa “materia prima seconda” grazie a mini-pattumiere a loro dedicate per creare nuovi oggetti. Sotto il marchio Gumdrop potrete trovare diversi beni come, stivali di gomma, cover per telefoni cellulari, elementi di cancelleria, imballaggi e molto altro, riducendo così il fabbisogno di plastica vergine.

Riportano sul loro sito ufficiale come laddove siano stati posizionati i Gumdrops, gli speciali cestini rosa, siano stati ridotti i rifiuti di gomme da masticare in media fino al 46% nelle prime 12 settimane di utilizzo. Sono stati inoltre resi disponibili dei micro-cestini tascabili da svuotare successivamente in quelli cittadini. Un progetto che è sbarcato anche in Italia, con raccolte in alcuni centri commerciali.

Leggi anche: Oggettoteche e stoviglioteche per mettere in circolo oggetti di uso comune

Le conseguenze positive del riciclo delle gomme da masticare

Gli esempi che abbiamo descritto comportano importanti risvolti: raccogliere i rifiuti di gomma da masticare e riciclarli in nuovi composti per l’industria della plastica e della gomma produce grandi risparmi ambientali ed economici, si legge sul portale europeo dedicato all’economia circolare.

Se una gomma da masticare costa, 0,03 sterline nel Regno Unito, rimuoverne una attaccata a una superficie può costarne 1,5, tant’è che si spendono circa 50 milioni di sterline l’anno per pulire le gomme dalle strade. Per fare un esempio concreto, l’installazione dei cestini Gumdrops nell’aeroporto di Heathrow ha consentito un risparmio mensile di circa 7mila euro.

Favorire la raccolta differenziata e il riciclo della gomma da masticare consente poi – si legge sul sito UE – di ridurre la quantità di olio utilizzato nella produzione di materie plastiche, risparmiare denaro, tenere più pulite le strade, il tutto andando nella direzione degli obiettivi di responsabilità sociale delle aziende.

Leggi anche: Comuni Ricicloni 2022, i dati essenziali

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie

La Community di EconomiaCircolare.com