mercoledì, Novembre 5, 2025

Il Cile vuole introdurre l’EPR per il tessile per ridurre i rifiuti fast-fashion

Un reportage del Guardian mostra le enormi discariche di abiti usati nel deserto di Atacama. Per salvaguare uno dei luoghi più importanti del Cile, dove tra l’altro sono addensate enormi quantità di litio, il governo pensa di introdurre un regime di responsabilità estesa del produttore per il settore tessile

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Redazione EconomiaCircolare.com

Cumuli di abiti usati sono sparsi sulla sabbia, giacciono sotto il sole scoloriti e laceri: no, non siamo in qualche landa africana né in qualche costa siciliana ma in un angolo polveroso del deserto di Atacama, in Cile, esattamente nella regione non polare più arida della terra. Comincia così un lungo e interessante reportage del Guardian, il prestigioso tabloid inglese che da anni ha assunto un preciso impegno ambientale. 

Nel pezzo intitolato Chile targets fast fashion waste with landmark desert cleanup plan il giornalista John Bartlett analizza il modo in cui il governo cileno sta affrontando quella che è una delle maggiori discariche al mondo di rifiuti prodotti dalla fast-fashion, attraverso un piano imponente di bonifica e una contemporanea azione di regolamentazione delle importazioni di tessuti, in modo da ridurre gli arrivi provenienti dal settore dell’abbigliamento di tutto il mondo.

Un caso che potrebbe far scuola, considerando che di discariche simili ce ne sono a centinaia sparse nei Paesi più poveri, e dove i Paesi più ricchi scelgono di esternalizzare l’impatto ambientale delle proprie attività: dai vestiti ai RAEE fino alla plastica. 

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L’import/export di abiti del Cile

“Mucchi di indumenti si estendono a perdita d’occhio: pacchi di divise da infermiere, spedizioni di scarpe, mucchi di tute da lavoro e scarti di fast fashion della scorsa stagione, con le etichette ancora attaccate”. La descrizione del giornalista John Bartlett rende solo in parte ciò che costituisce la discarica del deserto di Atacama, celebre in tutto il mondo, per questo rimandiamo all’intero pezzo (qui) dove ci sono alcune foto emblematiche ed incredibili. In ogni caso, più che il reportage in sé in questa sede ci interessa analizzare i provvedimenti assunti dal governo Boric, un governo dichiaratamente di sinistra, di cui il nostro collaboratore Emanuele Profumi nel 2022 aveva intervistato (qui) il ministro dell’Economia Nicolas Grau, che teorizzava una “crescita orientata”.

rivendita fast fashion vestiti

Ed è in questa cornice che vanno inquadrate le scelte assunte dal governo cileno. Come ricorda il Guardian, “il Ministero dell’Ambiente cileno ha annunciato di aver aggiunto i prodotti tessili come categoria prioritaria alla legge sulla responsabilità estesa del produttore, aprendo la strada alla responsabilità degli importatori per i rifiuti prodotti dalle migliaia di tonnellate di indumenti usati introdotte in Cile ogni anno. Gli importatori sono ora obbligati a dichiarare gli indumenti che introducono nel Paese e ulteriori normative saranno presto integrate nella legge”. Allo scopo di “sradicare le discariche di tessuti nel governo di Atacama”, ci si attende poi a breve una legge ad hoc rivolta ai prodotti tessili e al loro ruolo nell’economia circolare. 

“Secondo i dati governativi – ricorda ancora il Guardian – oltre il 90% dei prodotti tessili venduti in Cile viene importato, rendendo il Paese sudamericano il quarto importatore mondiale di indumenti di seconda mano. Il governo calcola che il Cile importi 123.000 tonnellate di indumenti usati ogni anno”.  Di fronte a tali numeri, dunque, non sorprendono poi gli scenari descritti nel deserto di Atacama, dove oltre ai rifiuti “propri” si concentrano anche quelli altrui. Al porto franco di Iquite, scrive ancora il Guardian, ogni giorno arrivano tonnellate di vestiti, accumulati in enormi balle avvolte nella plastica. Da qui “i vestiti migliori, spesso in condizioni quasi perfette, vengono venduti negli outlet ricavati nelle strette file di magazzini del porto franco, oppure spediti nella capitale del Cile, Santiago, per essere rivenduti. Alcuni vengono persino imballati e rispediti negli Stati Uniti per essere rivenduti”. 

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I destini della transizione ecologica e dell’economia circolare passano dal Cile

Ed ecco perché anche il mondo ambientalista guarda con favore all’introduzione di un regime EPR per il settore tessile in Cile. “Questo stimolerebbe una nuova cultura dei consumi, poiché le aziende sarebbero obbligate a offrire servizi di riparazione, riutilizzo e riciclo”, ha affermato Beatriz O’Brien, coordinatrice nazionale della ONG Fashion Revolution. “È un passo avanti verso la transizione da un’economia lineare di produzione, consumo e smaltimento a un’economia circolare per il tessile e l’abbigliamento nel Paese”.

Si prevede che la produzione tessile globale passerà dai 109 milioni di tonnellate prodotte nel 2020 a 145 milioni di tonnellate nel 2030. In Cile le persone utilizzano in media 32 kg di tessuti, contribuendo a 572.000 tonnellate di rifiuti tessili all’anno nel Paese. Nella legislazione cilena dal 2017 è previsto che soltanto determinati tipi di produttori fossero responsabili in diverse categorie, tra cui pneumatici, batterie, oli e imballaggi in plastica. “L’inclusione dei prodotti tessili nella [legge sulla responsabilità del produttore] stabilirà gli obblighi dei produttori, che non potranno più ignorare l’impatto ambientale dei prodotti tessili inutilizzati” ha affermato la ministra dell’ambiente cilena Maisa Rojas. “L’applicazione efficace della legge ci permetterà di affrontare la mancanza di regolamentazione per il settore, che ha generato enormi quantità di rifiuti e influisce sulla qualità della vita delle persone e dell’ambiente”.

litio

Va aggiunto, infine, che alcune delle enormi riserve di litio che il Cile detiene – che ne fanno il secondo Paese produttore al mondo (dopo l’Australia) – sono contenute proprio nel deserto di Atacama. Mai come in questo caso, dunque, ci sono luoghi del mondo a cui guardare, lontani dalla vista di noi che viviamo in Occidente, ma in cui passano i destini futuri della transizione ecologica e dell’economia circolare.

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