Il Global E-waste Monitor 2024, che fornisce analisi e tendenze sulla quantità di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) prodotti nel mondo, mostra che nel 2022 l’Italia ha generato circa 1.100 milioni di kg di RAEE, equivalenti a 19 kg per abitante. Di questa quantità, solo 461,6 milioni di kg, circa il 41%, sono stati raccolti e riciclati. Una cifra che è ancora molto inferiore rispetto alla minima del 65% indicata dall’Ue, e quindi anche al target del 85% da raggiungere entro il 2030.
Risulta dunque necessario intervenire su più fronti. Da un lato, è fondamentale potenziare le infrastrutture di raccolta e riciclo, migliorando l’accessibilità e l’efficienza dei centri di smaltimento mentre, in modo parallelo, si implementano politiche più rigorose e incentivi economici che spingono sia le aziende che i consumatori a seguire pratiche di gestione sostenibile dei RAEE. Dall’altro lato, è indispensabile un forte impegno nella sensibilizzazione e informazione dei cittadini e delle cittadine, affinché comprendano l’importanza di conferire correttamente i propri RAEE e rifiuti di batterie (RB).
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Come la comunicazione serve la circolarità
Nell’ambito del progetto “Training for Circularity – Borse di Studio (WEEE Edition)”, promosso dal Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali in collaborazione con Erion WEEE e il Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di ENEA, con il supporto di EconomiaCircolare.com, la ricerca condotta dalla borsista Chiara Iannaccone sotto la supervisione degli esperti Matteo Civiero e Alessandra De Santis ha avuto l’obiettivo di creare campagne di sensibilizzazione per informare le persone sulle diverse possibilità di conferimento dei RAEE e dei RB. A partire dall’analisi del comportamento dei consumatori rispetto alla gestione del prodotto nuovo e del rifiuto, si è deciso di sviluppare alcune campagne digitali, di cui una accompagnata anche da una campagna locale OOH (Out-of-Home, con materiale posto negli spazi fisici), in corso di realizzazione.
Si tratta di quella ideata e sviluppata per Erion nell’ambito del progetto europeo ECOSWEEE volto a valutare pro e contro di diverse strategie per incentivare il conferimento di queste tipologie di rifiuti.
Nell’ambito del progetto, che attualmente coinvolge le municipalizzate Amsa, Ama, CEM e tre sedi di Poste Italiane, e che nei prossimi mesi si estenderà anche ad altri punti strategici nella città di Milano, la campagna di comunicazione ha l’obiettivo testare diverse strategie di coinvolgimento, dal deposito su cauzione al nudging che attraverso una “spinta gentile”, rappresentata in questo caso da un buono acquisto, invita le persone a conferire correttamente i loro device e batterie a fine vita.
L’impegno comunicativo si è concentrato sulla necessità di rendere le persone più consapevoli delle potenzialità legate alla raccolta e al riciclo del massimo quantitativo possibile di apparecchiature elettriche ed elettroniche, del valore dell’eco-contributo reso visibile e delle opzioni disponibili per agevolare il conferimento:
- Il cosiddetto “1 contro 0”, che permette di conferire gratuitamente RAEE di piccole dimensioni (fino a 20 cm) presso i rivenditori con superficie di oltre 400 mq, senza dover acquistare nulla in cambio;
- L’1 contro 1, che permette di restituire gratuitamente i RAEE di qualsiasi dimensione al momento dell’acquisto di un prodotto equivalente, sia nei negozi fisici sia nel caso si acquisti online.
“L’efficacia dell’1 contro 1 – commenta Iannaccone – sta nell’avvicinare il momento dell’acquisto a quello del corretto conferimento con il gesto del prendere l’oggetto funzionante e del lasciare quello esausto all’interno di una cornice comune che non li considera in modo antitetico, ma complementare, di chiusura del ciclo”. Un gesto che da una parte valorizza gli acquisti responsabili e dall’altra permette ai consumatori di rendersi conto che un’AEE a fine vita contiene materiali ancora utili che possono essere immessi nuovamente nella catena di valore. Per questo il payoff della campagna “Questi non sono rifiuti” accompagna l’immagine di tre quadri contenenti rispettivamente un telefono, un joystick rotto e una pila esausta, rivisitando il famoso dipinto di Magritte “Ceci n’est pas une pipe” del 1973. Le persone, attraverso le loro azioni, hanno la possibilità di permettere il corretto svolgimento delle operazioni di recupero e riciclo dei prodotti diventando – come dice il tag della campagna digitale – #partedellasoluzione!
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Dagli oggetti agli eventi: come renderli più sostenibili
Durante l’anno di progetto, la borsista Chiara Iannaccone ha svolto alcune formazioni aziendali e a studenti e studentesse del corso di EconomiaCircolare.com “Green Marketing e Strategie di Comunicazione per la Sostenibilità”, nonché per il progetto LazioDisco, approfondendo i Criteri Ambientali Minimi (CAM). Si tratta di requisiti ambientali stabiliti per guidare l’acquisto di prodotti, servizi o soluzioni progettuali con il miglior profilo ambientale lungo il loro ciclo di vita. Questi criteri, definiti dal Piano per la sostenibilità ambientale dei consumi del settore pubblico e adottati con decreto ministeriale n. 459 del 19 ottobre 2022, sono obbligatori per gli eventi finanziati tramite appalti pubblici: nello specifico 23 criteri sono obbligatori e 13 sono premianti, ma le organizzazioni di eventi più illuminate si rifanno ai CAM per avere delle linee guida utili a ridurre l’impatto ambientale degli eventi.
In collaborazione con Santarcangelo dei Teatri, CDCA, Ecoarea e ASSO, EconomiaCircolare.com sta lavorando a un progetto finanziato dall’Unione europea (Next Generation EU nell’ambito del PNRR), che si propone di fornire strumenti teorici e pratici per un approccio sostenibile alla circolarità agli enti organizzatori di eventi. La borsista si è occupata di redigere un questionario che si rivolge a organizzatori e organizzatrici di eventi culturali e creativi per comprendere quali siano le diverse tipologie e sfide associate all’implementazione di pratiche e forniture virtuose, circolari. Per inscrivere i risultati di questo questionario all’interno di una cornice più ampia, sono state condotte diverse interviste di approfondimento e avviata una ricerca sulle buone pratiche con l’obiettivo di mappare i principali eventi culturali italiani che hanno già implementato queste pratiche nei loro percorsi di sostenibilità. EconomiaCircolare.com anticipa questi risultati, in cui si evincono le seguenti problematiche:
- Mancanza di rete e di collaborazione. Manca una rete consolidata di enti culturali con cui collaborare. Molti partecipanti al questionario e alle interviste hanno segnalato difficoltà nel trovare partner affidabili e predisposti per il noleggio o lo scambio di attrezzature;
- Problemi di logistica e stoccaggio. La gestione logistica, compresa la mancanza di spazi adeguati per lo stoccaggio di attrezzature condivise, è stata indicata come uno dei problemi più significativi;
- Qualità dubbia delle attrezzature. Il timore riguardo alla qualità delle attrezzature disponibili per il noleggio o lo scambio è stato un impedimento notevole. La preoccupazione che gli strumenti condivisi non fossero all’altezza degli standard richiesti ha frenato l’adozione di queste pratiche;
- Tempi ristretti. L’organizzazione di eventi con tempi stretti non ha permesso di considerare a fondo l’adozione di pratiche di economia circolare. La necessità di rispondere rapidamente ha spesso prevalso sulla pianificazione sostenibile e anche l’impossibilità di sapere con largo anticipo le quantità desiderate. Anche le tempistiche ridotte per il disallestimento rendono difficile l’adozione di pratiche circolari e soluzioni modulari;
- Ostacoli burocratico-normativi. Le questioni burocratiche e normative sono state indicate come barriere per eventi che collaborano con la pubblica amministrazione;
- Mancanza di risorse economiche adeguate. La mancanza di risorse economiche adeguate ha impedito a enti più grandi di poter procedere con acquisti condivisi con enti più piccoli. I prezzi di noleggio sono spesso troppo alti e i costi di trasporto risultano difficilmente affrontabili dalle organizzazioni più piccole;
- Conoscenze e competenze limitate. Vi è una scarsa conoscenza delle opzioni disponibili per il noleggio o lo scambio di attrezzature. Inoltre manca un’informazione accessibile su come disallestire e allestire attrezzature modulari senza danneggiarle, così come una formazione adeguata del personale che dovrebbe interagire con la piattaforma;
- Ostacoli culturali. Questi ostacoli sono spesso legati a differenze generazionali o a resistenze al cambiamento.
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I problemi si possono superare
Individuati i problemi, si è cercato anche di individuare i driver che spingerebbero gli enti a implementare le pratiche di scambio e condivisione di beni e attrezzature. Da una prima analisi emerge quanto segue:
- Risparmio economico e incentivi. L’aspetto finanziario è uno dei driver più forti. Molti partecipanti considerano l’eventuale risparmio sui costi di acquisto e la possibilità di ricevere incentivi fondamentali per adottare tali pratiche;
- Creazione di una rete affidabile. La possibilità di sviluppare una rete strutturata di scambio tra enti culturali, dove sia garantita la qualità delle attrezzature, è vista come un fattore chiave. La fiducia nella rete, la possibilità di condividere best practices e di aver garantita la qualità delle risorse condivise o scambiate è essenziale;
- Logistica e stoccaggio. Avere accesso a servizi e budget per una logistica efficace, come il trasporto e magazzini per lo stoccaggio delle attrezzature, è un driver importante. La gestione dei problemi logistici è cruciale per la fattibilità della condivisione di risorse;
- Tecnologia e piattaforme di supporto. L’uso di una piattaforma digitale che faciliti il noleggio, l’acquisto condiviso e lo scambio reciproco con contrattualistica e assicurazione ad hoc è visto come un elemento centrale. Anche la possibilità di soluzioni tecnologiche innovative che permettano per esempio di avere allestimenti personalizzabili in maniera modulare in modo da non doversi disfare dell’allestimento personalizzato a fine evento ma solo di una piccola parte di esso, incentivando il riutilizzo e la condivisione;
- Informazione e formazione. Diffondere la conoscenza di tali pratiche aiuterebbe ad affrontare gli ostacoli culturali e a formare persone dell’organizzazione che non sanno con chi e come portare avanti pratiche di scambio e condivisione.
Il questionario è ancora aperto per le/gli appartenenti a organizzazioni rientranti nella categoria degli enti, profit o non profit, che si occupano dell’organizzazione di eventi culturali nell’ambito dello spettacolo dal vivo, della musica, dell’audiovisivo e radio, delle arti visive, del patrimonio culturale materiale e immateriale o dell’editoria, libri e letteratura.
“Chiunque voglia impiegare 5 minuti per dare il proprio contributo è benvenuto – dice Chiara Iannacone – L’arte, e le organizzazioni che si occupano di eventi artistici lo sanno, è un fortissimo propulsore del cambiamento negli stili di vita di una comunità, perché parla alle persone utilizzando il linguaggio universale delle emozioni, arrivando in questo modo alla testa e al cuore. In generale credo che la diffusione di informazioni accurate e trasparenti, basate su evidenze scientifiche, insieme a strategie di green marketing data-driven e al contributo delle diverse espressioni (e organizzazione) artistiche possano portare nel tempo alla realizzazione di un obiettivo comune: la decostruzione del modello di produzione e consumo lineare attuale e la creazione di un processo circolare più sostenibile nel medio-lungo periodo, volto a garantire anche alle prossime generazioni il benessere del Pianeta e di chi lo abita”.
Il progetto, insieme agli altri otto del programma “Training for Circularity”, verrà presentato nel dettaglio durante un evento dedicato che si terrà il 20 settembre presso Palazzo Valentini a Roma.
Compila a questo link il form per partecipare.
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