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domenica, Dicembre 15, 2024

Consigli e soluzioni per ridurre lo spreco di cibo

A casa, al ristorante o durante un evento, con una serie di accorgimenti e di buone pratiche possiamo fare la nostra parte contro lo spreco alimentare

Caterina Ambrosini
Caterina Ambrosini
Laureata in Gestione dell’ambiente e delle risorse naturali presso la Vrije Universiteit di Amsterdam con specializzazione in Biodiversità e valutazione dei servizi forniti dall'ecosistema. Da inizio 2020, collabora con l’Atlante Italiano dell’Economia Circolare nel lavoro di mappatura delle realtà nazionali e nella creazione di contenuti.

Nel mondo 1 persona su 9 non ha abbastanza cibo per sfamarsi, il che si traduce in 793 milioni di persone al mondo malnutrite In contrasto a questo dato allarmante, secondo la FAO Food and Agriculture Organization a livello globale vengono sprecate ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Parliamo di un terzo di tutto il cibo prodotto per il consumo umano. Guardando allo scenario europeo, lo spreco alimentare è pari a 88 milioni di tonnellate all’anno, a fronte di circa 33 milioni di persone in Europa che non possono permettersi un pasto completo ogni due giorni.

È chiaro che alla base di questo paradosso c’è un meccanismo che porta una parte della popolazione mondiale ad avere una disponibilità di cibo che eccede l’effettiva necessità, mentre dall’altra ci sono ancora milioni di persone che non hanno accesso a risorse alimentari. Oltre l’enorme questione etica e sociale, c’è da ricordare che lo spreco alimentare è responsabile di circa l’8% delle emissioni globali di gas serra. Smettere di gettare cibo vorrebbe dire far risparmiare al pianeta 4,4 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.

Cosa possiamo fare come consumatori

In Italia sprechiamo circa 100 grammi di cibo al giorno a testa. L’ultima indagine di Waste Watcher riporta un calo del 25% in termini di costi dello spreco settimanale medio delle famiglie italiane, passato da 6,6 euro nell’indagine 2019 a € 4,9 in quella 2020. Ma non è ancora abbastanza. Si può fare più attenzione a come e a quanto cibo acquistare, tenendo prima di tutto in considerazione le reali esigenze domestiche e le date di scadenza. Se abbiamo la certezza che stiamo per comprare qualcosa che verrà dimenticato nel frigo, desistiamo ed evitiamo di portarlo in cassa. Anche un occhio attento e vigile sull’etichetta può contribuire a salvare molti prodotti dalla spazzatura. Quando su un alimento troviamo scritto “Da consumarsi preferibilmente entro il” vuol dire che quel prodotto può ancora essere consumato dopo la data indicata, se ovviamente le condizioni di conservazione sono state rispettate. Sono comportamenti vantaggiosi per il portafoglio ma anche per evitare impatti sull’ambiente, altissimi costi di smaltimento e ingiustizie sociali. Per minimizzare gli sprechi possiamo decidere anche di comprare sfuso, portando a casa la quantità di cibo sufficiente alle proprie esigenze e non quella decisa dai produttori.

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La doggy bag 

Un’alleata contro lo spreco alimentare dopo un pranzo o una cena al ristorante è sicuramente la doggy bag, ossia la confezione con cui portare a casa ciò che è rimasto nel piatto. Chiedere al ristoratore la doggy bag è una pratica comune in Gran Bretagna, in Francia e negli Stati Uniti, mentre in Italia non è ancora molto diffusa. Secondo un’indagine di Coldiretti/Ixè, pubblicata il 29 settembre scorso in occasione della giornata mondiale contro lo spreco alimentare, 1 italiano su 3 (34%) qualche volta o almeno una volta chiede di portare via gli avanzi nel piatto. Sebbene ci siano ancora vuoti di conoscenza e qualche pregiudizio, la crescita di una coscienza ecologista e l’attenzione alla questione dello spreco alimentare aiuteranno certamente a far diventare la doggy bag una consuetudine anche per gli italiani. 

Contro lo spreco di cibo nel mondo degli eventi 

Un modo invece con cui negozi, ristoranti, aziende di distribuzione e organizzatori di eventi possono partecipare alla lotta allo spreco è quello di destinare il cibo che rischia di essere buttato alle associazioni in grado di redistribuirlo a chi ne ha bisogno. In Italia sono numerose le realtà sociali che si occupano di contrastare lo spreco di cibo sul territorio nazionale. Tra queste troviamo Avanzi Popolo2.0, un progetto ideato dalla Onlus barese Farina 080 che recupera cibo dai ristoratori e dalla distribuzione alimentare in favore di parrocchie, sportelli Caritas e di associazioni sul territorio che offrono il servizio mensa.

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Se invece un’azienda ha in mente di organizzare una conferenza che terminerà con un buffet, chiamare Equoevento è la scelta giusta da fare. Con i suoi 70 volontari presenti in tante zone d’Italia, questa associazione raccoglie il cibo avanzato dai banchetti dei meeting e dalle riunioni per portarlo a diversi enti caritatevoli. Nell’atlante italiano dell’economia circolare c’è una vera e propria geografia della solidarietà e dell’impegno contro lo spreco alimentare, tra cui possiamo segnalare il Banco Alimentare , Disco Soupe, ReCup, Eco della Città e Foodbusters. 

© Riproduzione riservata

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