C’è tempo fino al 14 agosto per partecipare alla manifestazione di Interesse rivolta agli operatori della società civile per la partecipazione al Padiglione Italia “Made for our Future” in occasione della 30ª Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP30), che si terrà a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre 2025. L’invito è stato lanciato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), a questo link.
Possono candidarsi enti non governativi e senza fini di lucro, tra cui: ONG, associazioni, università, enti di ricerca, enti del terzo settore, reti civiche, organizzazioni giovanili, comitati e movimenti attivi in ambito climatico. Sono escluse invece le fondazioni, le imprese e gli altri soggetti privati, per i quali è prevista una specifica manifestazione di interesse dedicata agli operatori del settore privato.
L’appuntamento della Cop30 è molto di più di “un’edizione altamente simbolica”, come la definisce lo stesso ministero. Non solo perché “viene ospitata nel Paese che, con il Rio Earth Summit del 1992, ha dato origine alla Convenzione sui Cambiamenti Climatici”. Non tanto, o meglio non soltanto, perché “segnerà anche 20 anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto e 10 anni dall’Accordo di Parigi, tracciando un bilancio di tre decenni di sfide e progressi nella governance climatica”, ma soprattutto perché si inserisce in un quadro geopolitico molto complesso, dove alla diserzione climatica degli Stati Uniti si affianca un ruolo sempre più centrale della Cina e più in generale uno spostamento da una centralità occidentale a una dove i BRICS+ (di cui fa parte il Brasile che ospita la Cop30) tenteranno di far valere i propri interessi, che sono poi quelli di una buona metà del mondo.
Inoltre, come ricorda ECCO, il think tank italiano per il clima, “i Paesi saranno valutati in base ai loro Piani climatici nazionali aggiornati per il 2035 – i cosiddetti NDCs (Nationally Determined Contributions) – che definiscono gli obiettivi di riduzione delle emissioni e le relative strategie di attuazione, e quindi il modo in cui trasformeranno le proprie economie. Anche l’adattamento sarà un tema centrale per i ministri presenti alla COP30, in particolare in relazione alla definizione di un quadro per monitorare i progressi verso il Global Goal on Adaptation (GGA) e alla presentazione dei Piani nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici, anch’essi attesi quest’anno.
La finanza per il clima sarà un altro tema chiave alla COP30, facendo seguito ai risultati controversi ma significativi della COP29 di Baku. Tra questi, il nuovo obiettivo di finanza per il clima (New Collective Quantified Goal – NCQG), che prevede di aumentare il supporto ai paesi in via di sviluppo da 100 ad almeno 300 miliardi di dollari l’anno, e la Roadmap Baku-Belém, che traccia un percorso per raggiungere almeno 1.300 miliardi di dollari l’anno di finanza per il clima entro il 2035. Per sostenere questa ambizione, la COP30 ha instituito un Circolo dei Ministri delle Finanze, riunendo i principali responsabili delle politiche economiche per far avanzare la roadmap e sbloccare i flussi finanziari necessari”.
Tuttavia in questo scenario l’Italia rischia di non toccare palla. Ma ci torneremo successivamente.
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Il ruolo del Padiglione Italia alla Cop30
“Il Padiglione Italia – scrive il ministero – rappresenterà una piattaforma strategica per valorizzare l’esperienza, l’innovazione e l’impegno dell’Italia per la sfida climatica, promuovendo il dialogo tra istituzioni, comunità scientifica, settore privato e società civile. In questo quadro, il MASE intende coinvolgere attivamente organizzazioni non governative, associazioni, enti del Terzo Settore, istituzioni accademiche, reti civiche e movimenti giovanili che operano nel campo della sostenibilità ambientale, della giustizia climatica e dello sviluppo sostenibile”.
Nella manifestazione di interesse si stabilisce che le organizzazioni della società civile sono invitate a presentare proposte di eventi da realizzare all’interno del Padiglione, che dovranno essere coerenti con le seguenti aree tematiche centrali:
- Energia e decarbonizzazione industriale: soluzioni per la transizione energetica, come ad esempio: la promozione delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica, dei green jobs e di pratiche responsabili di consumo e produzione;
- Agricoltura e sistemi alimentari sostenibili: sicurezza alimentare, filiere rigenerative ivi inclusa la gestione sostenibile delle risorse idriche;
- Economia circolare e filiere sostenibili: eco-design, recupero di materiali, moda circolare e innovazione nei sistemi produttivi;
- Soluzioni rigenerative e adattamento climatico: interventi per rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici, come ad esempio infrastrutture sostenibili, città intelligenti e la valorizzazione della natura come leva di rigenerazione ambientale e sociale;
- Giovani e sport: partecipazione e rafforzamento delle capacità giovanili e sport come strumenti di inclusione e sostenibilità;
- Innovazione sostenibile e design (tema trasversale): applicazioni digitali, mobilità sostenibile, architettura e creatività al servizio dell’azione climatica.
Considerato il numero limitato di posti disponibili presso il Padiglione Italia, sarà data priorità alle proposte maggiormente in linea con gli obiettivi tematici e strategici della partecipazione italiana alla COP30 e che presentino una o più delle seguenti caratteristiche:
- eventi realizzati in partenariato tra più soggetti;
- iniziative che prevedano il coinvolgimento di almeno un partner internazionale;
- attività che promuovano la partecipazione attiva di giovani, comunità locali o gruppi vulnerabili.
Le proposte saranno esaminate da una Commissione tecnica entro il 15 settembre 2025. A seguire, verranno comunicate le proposte selezionate.
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Il senso dell’Italia alla Cop30
La speranza è che le due manifestazioni di interesse – soprattutto questa rivolta alla società civile ma anche quella precedente rivolta alle imprese – possano in un certo senso dare una direzione più adeguata alle sfide enormi e complesse che il mondo, e nel nostro piccolo l’Italia, dovrà affrontare.
Perché fino a questo momento il governo Meloni ha dato dimostrazione di scarso interesse verso l’appuntamento annuale del multilateralismo climatico: mai (o quasi mai) citato in ambito pubblico, con pochissime info a riguardo nei vari siti istituzionali, con un’assenza di programmazione e di condivisione degli obiettivi che è stata denunciata da parecchi osservatori.
Il tempo a disposizione è poco – mancano poco meno di 4 mesi all’avvio della Cop30 – e va ricordato che, al di là della possibile divisione sui temi nazionali che il governo intende portare (come ad esempio il nucleare), le urgenze ambientali, energetiche e climatiche dovrebbero far sì che l’Italia possa porsi alla guida di un rinnovato impegno a livello globale. Un auspicio che però assume i contorni di un’utopia. Proprio quella che spesso muove le istanze della società civile.
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