Sono tante in Italia e all’estero le esperienze concrete che evocano il necessario processo di transizione ecologica delle aree urbane: dai rifiuti, all’energia passando per le costruzioni, la relazione con le aree periurbane e la mobilità. Ma cosa manca a queste esperienze, spesso condotte da soggetti diversi e non dialoganti tra di loro, per diventare programmazione di politiche coerenti e integrate?
Quale ruolo giocano i diversi stakeholder per consentire alle buone pratiche urbane di circolarità di diventare progetti di città circolari? Partendo da pratiche già in atto e dai progetti in cantiere, In Circolo dedica il suo spazio di analisi e riflessione a capire cos’è una città circolare, all’individuazione delle metodologie e degli interventi, normativi e non solo, necessari per integrare tra loro e mettere a sistema tali pratiche e progetti.
AGGIORNAMENTO DEL 6 OTTOBRE 2025
Il primo lunedì di ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Habitat, una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite per riflettere sullo stato delle nostre città e sul diritto fondamentale di tutti a un alloggio adeguato. Questa giornata offre un’occasione preziosa per analizzare il modello di sviluppo urbano dominante. Le nostre città, infatti, funzionano ancora oggi come sistemi complessi dotati di un “metabolismo” prettamente lineare: un flusso costante di risorse in entrata che vengono consumate per poi essere espulse sotto forma di rifiuti ed emissioni. Questo approccio “prendi-produci-getta” su scala urbana sta mostrando tutti i suoi limiti, generando pressione ambientale e disuguaglianze sociali.
In questo scenario, la Giornata Mondiale dell’Habitat diventa un catalizzatore per accelerare la transizione verso un modello di città circolare. È l’occasione perfetta per analizzare come i principi dell’economia circolare possano ridisegnare gli spazi urbani, trasformandoli in ecosistemi rigenerativi. Questo cambiamento passa attraverso soluzioni concrete come la bioarchitettura, che privilegia materiali rinnovabili e progetta edifici flessibili e decostruibili. Un altro asse strategico è la gestione sostenibile dei rifiuti da costruzione e demolizione, trasformando macerie e scarti in risorse preziose per nuovi processi edilizi. Infine, un ruolo cruciale è giocato dallo sviluppo di infrastrutture verdi – parchi, tetti e pareti vegetate, corridoi ecologici – che integrano la natura nel tessuto urbano. L’obiettivo finale è chiaro: abbandonare il modello estrattivo per costruire città più resilienti, a basso impatto e finalmente a misura d’essere umano.
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