Un’economia pienamente circolare e climaticamente neutra richiede che cambino le imprese e l’ambiente normativo in cui operano, ma prima ancora richiede che cambi il modo in cui guardiamo ai materiali, introiettando finalmente la finitezza delle risorse. A questi cambiamenti imprenditoriali e normativi Eunomia, Handelens Miljøfond (Fondo per l’ambiente dei dettaglianti norvegesi), Minderoo Foundation, TOMRA e Zero Waste Europe dedicano un white paper (Reimagining the Waste Framework Directive. An EU Regulatory Framework for a Circular Economy consistent with 1.5 degrees) che tratteggia come cambierà il nostro modi di consumare, la gestione delle risorse, i modelli di business, e prova ad indicare come anche la normativa dovrà cambiare per incoraggiare e sostenere questo cammino.
Il libro bianco presenta una visione al 2040, descrivendo il modo in cui la società userà materiali e prodotti in un’economia che si sta avviando verso la circolarità. “Questo – spiegano gli autori – pone le basi per lo sviluppo di un progetto politico dettagliato […] per creare un quadro normativo dell’UE per un’economia circolare coerente con 1,5 gradi”.
Clima, risorse, economia
Economia circolare e mitigazione delle crisi climatica sono strettamente legati. “Circa la metà di tutte le emissioni di gas serra deriva direttamente dai prodotti che consumiamo”, leggiamo nel report. “L’efficienza delle risorse – nei modi in cui estraiamo, usiamo, riutilizziamo e ricicliamo materiali e prodotti – è quindi essenziale per limitare l’aumento della temperatura a 1,5° C, in linea con l’impegno dell’UE nell’Accordo di Parigi”.
Secondo un recente rapporto della Ellen MacArthur Foundation, un’economia circolare consentirebbe all’Europa di aumentare la produttività delle risorse fino al 3% all’anno. Ciò farebbe risparmiare alle economie dell’UE fino a 0,6 trilioni di euro all’anno entro il 2030. Se si considerano anche i risparmi derivanti dalla riduzione dei costi di manutenzione, dall’allungamento della vita dei prodotti e dall’evitamento di costi esterni come l’inquinamento, i benefici sarebbero fino a 1.800 miliardi di euro, oltre ad avere un impatto positivo sull’occupazione.
Il report afferma che “gli impatti della nostra economia lineare dei materiali sono più facilmente quantificabili in termini di emissioni di carbonio. La misurazione delle emissioni fornisce quindi una metrica coerente per monitorare i progressi nella riduzione del consumo di materiali”.
Secondo le stime contenute nel libro bianco (figura seguente) relative ai quattro settori (alluminio, plastica, ferro e acciaio, cemento e calcestruzzo – che sono congiuntamente responsabili del 78% delle emissioni di gas serra del settore della produzione di materiali), anche in scenari coerenti con i piani di azzeramento delle filiere le emissioni superano la loro quota di bilancio del carbonio (in base alla loro attuale quota di emissioni) per 1,5°C entro il 2028 e arrivano a raddoppiarla entro il 2040.
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Un’economia pienamente circolare
Il libro bianco descrive un futuro in cui il cammino verso la circolarità è molto più avanzato di quanto non sia oggi, e, come abbiamo detto, usa questo scenario per provare a tratteggiare le politiche che lo dovranno incentivare e sostenere.
Diamo uno sguardo a questo futuro circolare descritto nel report.
Complici tassi molto elevati di raccolta dei prodotti a fine vite, facilitati da una sofisticata tracciabilità digitale, il riutilizzo e la riparazione, sia per gli articoli interi che per i loro componenti, saranno la norma.
Gli elettrodomestici, come le lavatrici, saranno progettati per essere facilmente revisionati, riparati e smontati alla fine del loro utilizzo, riducendo il numero di nuovi apparecchi e dei loro componenti prodotti e i metalli e le plastiche necessari per la loro fabbricazione. I consumatori avranno la possibilità di acquistare elettrodomestici in leasing a tempo determinato che copriranno la manutenzione, l’assistenza e il ritiro al termine del contratto, con un risparmio economico.
I vestiti saranno progettati per durare nel tempo Laddove saranno necessarie fibre vegetali vergini, saranno prodotte in modo da ridurre al minimo l’impatto ecologico.
Nuovi modelli commerciali basati sulla produzione guidata dalla domanda eviteranno la creazione di scorte in eccesso e il consumo eccessivo di abiti.
I veicoli saranno progettati e prodotti con un’attenzione particolare all’alleggerimento e al giusto dimensionamento, per ottenere un’efficienza energetica durante l’uso e una riduzione delle emissioni incorporate. Questo, insieme all’attenzione per il trasporto pubblico, i modelli di condivisione, gli spostamenti attivi e la riduzione della domanda dovuta a un’attenta pianificazione urbana, ci porterà ad avere bisogno di meno veicoli, liberando materie prime fondamentali per la transizione energetica globale ad alta intensità di metallo.
I produttori avranno a disposizione molte più opzioni per imballaggi riutilizzabili che si adattino ai loro prodotti e che utilizzino un minimo o nessun materiale vergine. Si affermerà una nuova industria che fornirà sistemi altamente performanti e ottimizzati a supporto del riutilizzo. I progressi tecnologici nella produzione e nel riempimento di imballaggi riutilizzabili cambieranno radicalmente il modo in cui i prodotti vengono confezionati e presentati.
Per ridurre la domanda di materiali da costruzione, gli edifici saranno progettati o adattati per svolgere diverse funzioni in momenti diversi. Un edificio utilizzato come spazio di coworking durante il giorno, ad esempio, potrebbe essere riutilizzato per club comunitari o corsi comunitari la sera.
Una ristrutturazione globale del modo in cui facciamo affari vedrà molte più imprese che realizzeranno la maggior parte dei loro profitti fornendo servizi piuttosto che vendendo beni, fornendo al contempo un valore migliore ai propri clienti.
Politiche
“L’economia circolare è un’economia d’impresa, ma ha bisogno di un ambiente normativo efficace per svilupparsi, crescere e prosperare”, afferma il report. Per ridisegnare il rapporto con i materiali sarà necessario, quindi, “un quadro politico integrato, che consenta ai governi, alle imprese e agli individui di fare scelte migliori in tutte le fasi del ciclo di vita dei materiali”. Per questo è necessario un cambiamento di ambizione. Secondo Eunomia, Handelens Miljøfond, Minderoo Foundation, TOMRA e Zero Waste Europe l’attuale revisione della Direttiva Quadro sui Rifiuti “offre l’opportunità di progettare un quadro politico coerente e omogeneo per un’economia circolare”. La gestione responsabile dei rifiuti è solo un aspetto: un’economia veramente circolare si concentrerà sempre più “sul mantenimento, la gestione e la valorizzazione della ricchezza europea di materiali, prodotti, edifici e infrastrutture”. Ecco allora che l’attuale Direttiva quadro sui rifiuti dovrà cambiare obiettivo per diventare una Direttiva quadro sulle risorse.
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Revisione della Direttiva quadro sui rifiuti
La revisione della direttiva quadro sui rifiuti dovrebbe (entro il 2026) “definire chiaramente il confine tra i materiali di scarto e i prodotti che possono essere riutilizzati, riparati e/o rigenerati, ma che attualmente sono trattati come rifiuti. Dovrebbe essere sempre più facile per le imprese e per i privati fare la cosa più efficiente e sostenibile”.
Tra i temi centrali:
- Responsabilità estesa del produttore (EPR). Secondo Eunomia, Handelens Miljøfond, Minderoo Foundation, TOMRA e Zero Waste Europe, le tariffe EPR dovrebbero coprire tutti i costi di fine vita in tutti gli Stati membri, per massimizzare l’influenza delle tariffe sulle scelte progettuali e attuare più pienamente il principio “chi inquina paga”. Per fornire un incentivo coerente al cambiamento dei progetti, i criteri per la modulazione delle tasse – legati ai dati dei passaporti digitali di prodotto – dovrebbero essere armonizzati in tutti gli Stati membri. “Quando le imprese dovranno assumersi la responsabilità reale delle conseguenze del fine vita dei loro prodotti, avranno un chiaro incentivo a innovare e investire in miglioramenti”. Inoltre la revisione della direttiva quadro dovrebbe estendere l’obbligo di EPR a una gamma più ampia di prodotti, in particolare mobili, materassi e rivestimenti per pavimenti.
- Riciclo. La direttiva, secondo gli autori, “necessita di una gerarchia più granulare che rifletta i diversi benefici ambientali dei vari processi di riciclo”. La gerarchia dovrebbe pensata “in base ai risultati, piuttosto che ai processi specifici in sé”, e dovrebbe favorire il riciclaggio di qualità “alta” o “superiore” rispetto a quello di qualità “bassa” o “inferiore”. “Un criterio chiave per la gerarchia – si legge nel libro bianco – dovrebbe quindi essere la capacità di un processo di riciclo di produrre un’elevata quantità di materiali che possono essere riciclati più volte senza ridurre sostanzialmente i benefici delle successive attività di riciclo – ciò che potrebbe essere definito come potenziale di conservazione dei materiali”.
- Compost. La Direttiva quadro sui rifiuti necessita anche di una “gerarchia dinamica del compostaggio” che rifletta i diversi benefici ambientali dei processi di compostaggio. “I prodotti solidi di alta qualità provenienti dal compostaggio possono essere più vantaggiosi per l’ambiente dal punto di vista dei cambiamenti climatici rispetto alla generazione di biogas, in quanto i sistemi energetici si stanno decarbonizzando”;
- Rifiuti misti. Mentre i tassi di raccolta differenziata continuano a migliorare, la revisione della Direttiva quadro sui rifiuti dovrebbe richiedere che i rifiuti misti siano selezionati per massimizzare l’ulteriore estrazione di materiali riciclabili e ridurre il più possibile le emissioni di gas serra derivanti dal trattamento residuo, data l’urgenza di rimanere all’interno del budget di carbonio di 1,5˚C.
In parallelo, secondo il report, si dovrà fare leva sul Green Pulbic Procurement, sul passaporto digitale, e sugli incentivi fiscali a sostegno della sostenibilità.
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Una Direttiva quadro sulle risorse e una gerarchia per l’uso dei materiali
Una volta portate a termine le modifiche indicate (entro il 2026) una revisione più approfondita della Direttiva quadro sui rifiuti la trasformerà di fatto in una Direttiva quadro sulle risorse (2029) in grado di “guidare la continua riduzione del consumo di materie prime nell’economia dell’UE in modo efficace per la decarbonizzazione”.
Una direttiva quadro sulle risorse dovrà orientare anche l’uso che viene fatto dei diversi materiali attraverso una nuova gerarchia di applicazione. Questa gerarchia esprimerà una chiara preferenza per l’uso di alcuni materiali rispetto ad altri in determinate applicazioni
E massimizzerà il potenziale di decarbonizzazione dell’economia nel suo complesso. Terrà conto in particolare della durata di vita prevista di un materiale in un’applicazione specifica. Ciò sarà particolarmente importante per i materiali di origine naturale, “dove il sequestro del carbonio in applicazioni a lunga durata, come gli edifici, può essere preferibile ad applicazioni a breve durata, come gli imballaggi”.
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