Pedalare per una legge che favorisca la riparazione e il riuso. Questo è il senso della “Pedalata verso Roma” realizzata da una delegazione dell’associazione Zero Waste Italy (ZwI) che partirà da Capannori (Lucca) in ebike il 1º ottobre per consegnare e presentare il giorno 5 mattina al Presidente della Commissione Ambiente della Camera la petizione “Basta Rottamare, occorre riparare e riusare” che ha registrato oltre 30.000 firme a favore del riuso.
L’iniziativa si svolge all’interno del ricchissimo programma del “RE-Festival” – il Festival del Riuso, che avrà luogo a Capannori (LU) da sabato 30 a domenica 1º ottobre.
La “Pedalata verso Roma” trasformerà in ciclisti gli attivisti di Zero Waste Italy: io, Danilo Boni, responsabile per ZwI della mappatura dei Centri italiani di Riuso e Pier Felice Ferri, del team operativo del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori.
Sarà il Parlamento che in seguito dovrà pedalare per dotare il nostro Paese di una normativa come quelle della Svezia (approvata nel 2017) e Francia (entrata in vigore nel 2023) che incentivano con sgravi fiscali significativi (dal 15 al 25% in Svezia e con un fondo di 154 milioni di euro in 5 anni in Francia) i cittadini che certificano l’avvenuta riparazione e il riuso di beni e prodotti.
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Riuso volano di nuova occupazione
In questo modo il riuso – che è uno degli esempi più evidenti di Economia Circolare che consente di evitare alla fonte prelievi ed estrazioni (pensiamo alla riparazione dei dispositivi elettrici ed elettronici e consente di evitare gli inquinamenti della “manifattura industriale” e naturalmente dello smaltimento) – può essere un potente volano di nuova occupazione in grado di dare concretezza sociale alla indispensabile conversione ecologica.
Già nel 2015, il Ministero dell’Ambiente, attraverso una ricerca condotta assieme ai ricercatori dell’osservatorio “Occhio del riciclone”, mappava circa 90.000 addetti impiegati nel settore e ciò senza alcun supporto ed incentivo pubblico. Ma questo non ci deve sorprendere perché negli USA (la patria del capitalismo!) già adesso si constatano più posti di lavoro nell’industria del riuso e del riciclo che nell’intero comparto automobilistico. Questo esempio dimostra come sono pretestuose e “corporative” le rimostranze della Confindustria nostrana sempre pronta a fare “vittimismo” di fronte alle scelte ambientali operate dalla UE. Certo che la transizione ecologica per certi versi rappresenta una sorta di “cruna dell’ago” ma con apertura, sapienza e soprattutto con gioco di squadra politico, imprenditoriale, scientifico si può riuscire a contemperare il rispetto della rigenerabilità dei cicli naturali con le sacrosante esigenze di sostenibilità economica e sociale. Occorre pedalare!
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Una legge nazionale per il riuso
Con una legge nazionale di riferimento (ma il PNNR non doveva facilitare anche questo aspetto a costo zero?) che incentivi il riuso, questo comparto può dare sbocco a migliaia di posti di lavoro formando artigiani riparatori, fornendo un mercato ai pezzi di ricambio, promuovendo come sta avvenendo in Svezia supermercati di beni e prodotti usati. Esempi? Mercatopoli ed adesso il “Progetto utile” sviluppato a Bologna con l’azienda di riciclo di RAEE (Rifiuti Elettrici ed elettronici) Dismeco specializzata in riciclo di lavatrici e piccoli RAEE che non soddisfatta di riciclare il 98% dei materiali ha deciso con HERA (una volta tanto questa multiutility ha fatto una cosa giusta!) e con le categorie artigiane di riparare centinaia di lavatrici. Ciò contribuisce a restituire alla stessa “catena del valore economico” un bene che se riciclato (come quasi sempre avviene senza recuperare i metalli più preziosi come il rame, l’alluminio ecc.) produce poco più di un euro al “pezzo” ma se riparato schizza ad oltre 150 euro! Quando parliamo di buone pratiche ecologiche, allora, lo si può fare attuando anche buone pratiche economiche. Pedalando si può passare anche dalla cruna dell’ago!
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