Riusciremo a riciclare il 65% dei rifiuti urbani entro il 2035, come stabilito dalla direttiva quadro, colo solo obbligo della raccolta differenziata dell’umido? Senza fissare target vincolanti? Non ce la faremo, secondo 30 soggetti – tra cui il Comune di Milano e quello di Barcellona, Zero Waste Europe (ZWE) e Zero Waste Italy, Novamont, il Consorzio italiano compostatori (Cic), Tomra, Università di RostoCk, European Bioeconomy Bureau (EBB), Nestlé e altri – che hanno scritto alla Commissione europea per chiedere appunto che nella revisione della direttiva quadro sui rifiuti vengano introdotti limiti alla presenza di materia biodegradabile nei rifiuti misti indifferenziati.
L’obbligo di raccolta della frazione biodegradabile dei rifiuti urbani
In tutta l’UE vengono generati annualmente tra i 118 e i 138 milioni di tonnellate di rifiuti organici, di cui più di due terzi provengono dai rifiuti organici urbani e la restante parte dall’industria alimentare e delle bevande. I rifiuti organici costituiscono il 30-40% dei rifiuti solidi urbani (con variazioni tra gli Stati membri dal 18% al 60%: dati Interreg Europe Policy Learning Platform on Environment and resource efficiency).
“L’efficace raccolta differenziata dei rifiuti organici – la componente più importante dei rifiuti urbani – è fondamentale per raggiungere alti tassi di riciclaggio”, scrive l’Agenzia europea dell’Ambiente (EEA-European Environment Agency ) : “Gli Stati membri che ottengono i migliori risultati dispongono di sistemi di raccolta dei rifiuti organici molto convenienti, mentre quelli che ottengono i risultati peggiori non li hanno”.
Poiché la raccolta differenziata dei rifiuti organici non è ancora obbligatoria, spiega l’agenzia, “i sistemi attuali sono generalmente meno sviluppati di quelli per la raccolta differenziata di carta e cartone, vetro, plastica e metalli. Inoltre, i sistemi per la raccolta dei rifiuti di giardino sono attualmente meglio sviluppati di quelli per la raccolta dei rifiuti alimentari in tutta l’UE”. Tuttavia, aggiunge l’EEA, “in risposta all’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti organici entro la fine del 2023, la maggior parte degli Stati membri ha in atto piani per aumentare la copertura della popolazione con sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti organici o per migliorare l’efficacia dei sistemi di raccolta già esistenti.
In Europa abbiamo stabilito che la raccolta differenziata dei rifiuti organici si obbligatoria a partire dal 31 dicembre 2023 (Direttiva 2018/851/UE, §10). Da quella data, tutti i Comuni europei avranno dovuto pianificare e attuare programmi di raccolta differenziata dei rifiuti organici.
I vista di questo obiettivo normativo, tutti i Paesi europei hanno avviato, con esiti differenti, sistemi di raccolta. Secondo Zero Waste Europe (studio del 2020, dati relativi al 2018), “Paesi come l’Austria, Svizzera, Germania, Paesi Bassi, Fiandre (Belgio), Svezia e Norvegia hanno più di 15 anni di esperienza con la raccolta differenziata trattamento dei rifiuti organici, mentre Regno Unito, Italia, Finlandia, Irlanda, Slovenia, Estonia e Francia hanno compiuto progressi significativi negli ultimi anni”.
Ancora secondo l’EEA, “Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Portogallo, Romania e Slovacchia hanno piani concreti per migliorare la raccolta dei rifiuti organici. Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania e Spagna hanno piani di miglioramento, ma più vaghi”.
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La maggior parte dell’organico va in discarica
Nonostante l’esperienza degli Stati in cui la raccolta è più avanzata e nonostante i piano i degli alti, “la maggior parte dei rifiuti organici che l’Europa genera ogni anno – sottolinea ZWE – viene ancora persa attraverso lo smaltimento in discarica e l’incenerimento sprecando così il grande potenziale del riciclo di questo materiale organico come compost o mangime per animali e per la digestione anaerobica”. Il motivo di questo spreco è che i rifiuti organici domestici finiscono per lo più nei cassonetti dei rifiuti residui.
Secondo lo European compost network (ECN), associazione dei compostatori europei, per il 2019/2020 si stima che in Europa siano stati e trattati attraverso il compostaggio e la digestione anaerobica 71 milioni di tonnellate all’anno di rifiuti organici raccolti separatamente (60 milioni nell’UE-27 e 11 milioni in CH, NO e Regno Unito). 71 milioni raccolti (non solo in Ue ma anche in Gran Bretagna, Svizzera, Norvegia) e trattati su 118 – 138 milioni prodotti. La forbice non è certo irrilevante, e porta con sé più rifiuti e meno risorse.
Ovviamente, precisa ECN, se si considerano i singoli Paesi “si riscontra un’ampia variazione nella quantità di rifiuti organici raccolti separatamente e trattati per persona, che va da un minimo di 28 kg/capite/anno a un massimo di 328”.
In Italia l’obbligo di raccolta differenziata dell’organico vige già: è stato istituito dal decreto legislativo 116/2020 a decorrere dal 31 dicembre 2021. A partire da allora l’intercettazione dell’organico ha evidenziato un continuo incremento: dai 4,5 milioni di tonnellate del 2011 ai 7,4 del 2021.
ISPRA (Rapporto rifiuti urbani 2022) ci dice che la percentuale di Comuni che ha raccolto quote di frazione organica (intesa come l’insieme di umido, rifiuti da mercati, rifiuti biodegradabili dalla manutenzione del verde e compostaggio domestico) in modo differenziato, è pari al’96% del totale.
C’è anche chi si è cimentato a calcolare quanti impianti per il trattamento dell’organico dovremo costruire per gestire le quantità legate alle all’aumento della raccolta e al limite del 10%, in vigore dal 2035, dei rifiuti conferibili in discarica: si va dai 2,4 milioni di tonnellate aggiuntive l’anno di capacità impiantistica indicate da Cassa depositi e prestiti ai 3,2 di The European House Ambrosetti.
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La sola raccolta non basterà. La lettera alla Commissione
I firmatari della lettera alla Commissione citata in apertura si dicono “profondamente preoccupati per il fatto che, sebbene la raccolta differenziata dei rifiuti organici sarà obbligatoria nell’UE a partire dal 1° gennaio 2024, questo mandato non è integrato da un obiettivo concreto.” Con la conseguenza che l’obbligo potrebbe essere rispettato “semplicemente offrendo schemi di raccolta poco efficienti che non affrontano il problema in modo sostanziale”. Se passasse queste linea, “poiché i rifiuti organici sono la frazione più importante dei rifiuti urbani, è evidente che non sarà possibile raggiungere l’obiettivo del 65% di riciclaggio se non si cattura la maggior parte dei rifiuti organici”.
Ad oggi, ricordano i firmatari, un’alta percentuale di rifiuti organici rimane nel cassonetto dei rifiuti misti/residuali “anche nei Paesi in cui l’obbligo di raccolta dei rifiuti è in vigore da tempo”. Per questo “i sottoscritti ritengono fondamentale che la Commissione Europea imponga degli obiettivi di riduzione del volume di rifiuti organici presenti nei rifiuti misti/residuali (non riciclabili), nell’ambito dell’attuale revisione della Direttiva Quadro sui Rifiuti”, recita la missiva inviata alla Commissione. Il tetto vincolante per la quantità di rifiuti organici nei rifiuti misti (cioè, prima della discarica, incenerimento o trattamento meccanico e biologico) dovrebbe essere fissato “a 25 kg pro capite entro il 2030 e 15 kg pro capite entro il 2035”. I firmatari spiegano anche la scelta di obiettivi assoluti e non relativi: “Un obiettivo espresso in numeri assoluti (kg/pro capite) terrebbe conto dei contributi dei programmi di riduzione dei rifiuti alimentari e del compostaggio domestico o comunitario. Un obiettivo relativo creerebbe invece un incentivo sbagliato a ostacolare la riduzione complessiva dei rifiuti misti/residuali”.
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