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venerdì, Gennaio 10, 2025

L’energia che ci riscalda e ci raffresca è ancora troppo inquinante. L’allarme del Jrc

Secondo uno studio del Joint Research Centre, il centro di ricerca della Commissione Europea, gli impianti di riscaldamento e di raffreddamento che usiamo (e di cui abusiamo), hanno un impatto notevole anche sulla salute umana. Serve più ambizione sulle energie rinnovabili

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Redazione EconomiaCircolare.com

In Europa riscaldare case, uffici e attività commerciali d’inverno, così come raffrescarli d’estate, ci costa tanto non solo in termini economici ma anche per l’inquinamento atmosferico prodotto, con conseguenze molto pesanti per la salute umana.

Il Joint Research Centre (Jrc) lancia l’allarme sul pesante impatto degli impianti di riscaldamento e raffrescamento in Europa e ricorda che molti Stati membri devono fare maggiori sforzi per migliorare la qualità dell’aria, alimentando con fonti energetiche pulite i sistemi di condizionamento.

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Quanto pesano caldaie e condizionatori

Le emissioni derivanti da caldaie e condizionatori producono il 72,6% di particolato (PM2.5) complessivo, il 32,6% di ossidi di azoto (NOx), il 2% di ammoniaca (NH3), il 18% di composti organici volatili non metanici (COVNM), il 60,6% di monossido di carbonio (CO) e il 48,6% di anidride solforosa (SO2).

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Contributo per settore alle emissioni di inquinanti atmosferici nell’UE-27, 2022 (%)

Tra carbone, gasolio e gas, i dispositivi a combustione che emettono sostanze inquinanti continuano a dominare il mix energetico, rappresentando il 97% della produzione di calore nel 2022, secondo lo studio del JRC

Esaminando le emissioni legate al calore nei vari settori nel 2022, emerge con tutta evidenza il peso del settore residenziale, in particolare per quanto riguarda il particolato, i COVNM, le emissioni di NH3 e di CO. Nel caso delle emissioni di NOx e SO2, al contributo del settore residenziale si aggiungono quelli derivanti dalla co-generazione di calore e dalle attività agricole/pesca/altre.

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Contributo dei settori legati al riscaldamento alle emissioni di inquinanti atmosferici nell’UE-27, 2022 (%)

Qualche timido segnale di riduzione dei consumi

C’è ancora tanto da fare ma in alcuni casi si registrano segnali di inversione di tendenza. Nel 2022 i 27 Paesi membri hanno fatto registrare una riduzione complessiva del 9,5% del consumo energetico finale lordo complessivo (GFEC) rispetto al 2005. E il consumo per riscaldamento e raffreddamento si è ridotto del 16% nello stesso periodo, grazie a due fattori: un minor fabbisogno energetico per il riscaldamento degli edifici e la diffusione di apparecchi più efficienti.

L’uso di pompe di calore, senza emissioni dirette di inquinanti, è aumentato di sei volte dal 2005, rappresentando attualmente il 3,7% del consumo energetico finale lordo. Mentre il settore del riscaldamento e del raffreddamento ha raggiunto una quota di energia rinnovabile del 25% nel 2022, le pompe di calore rappresentano ancora una porzione relativamente piccola, contribuendo solo al 15%. 

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Ancora troppe case con caldaie “fossili”

Il JRC stima che ci sono circa 68 milioni di caldaie a gas e 18 milioni di caldaie a gasolio negli edifici residenziali dell’UE (Toleikyte et al., 2023). Quasi 80 milioni di abitazioni nei 27 Paesi membri utilizzano caldaie a gas, quasi 26 milioni di abitazioni utilizzano caldaie a petrolio e quasi 9 milioni di abitazioni utilizzano quelle a carbone. Il numero più elevato di caldaie “fossili” si registra in Germania, con l’Italia seconda classificata (con predominanza di impianti a gas).

I Paesi Bassi hanno la percentuale più alta di abitazioni con caldaie a gas (oltre il 90% del numero totale di abitazioni nel Paese), e la Grecia la percentuale più alta di abitazioni con caldaie a gasolio (oltre il 70%). Bulgaria e Polonia detengono la quota più elevata di caldaie a carbone, rispettivamente il 62% e il 58,6% (sulla base delle statistiche nazionali degli Stati membri).

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Numero di abitazioni con caldaie a gas, petrolio e carbone nell’UE-27 (milioni)

Le emissioni inquinanti da riscaldamento sono dominate dal settore residenziale (85% di PM2.5, 82% di NMVOC, 79% di ammoniaca e 76% di CO), il che dimostra la necessità di stabilire limiti di emissione inquinanti più severi per gli elettrodomestici venduti per l’uso in questo settore. L’analisi mostra che ciò è particolarmente rilevante per la biomassa per PM2.5 e per gas e biomassa per NOx. Basandosi su precedenti ricerche sulla combustione su piccola scala e sugli sforzi in corso per migliorare le stime delle emissioni di inquinanti atmosferici nell’Emissions Database for Global Atmospheric Research (EDGAR), lo studio individua i fattori chiave che influenzano le emissioni: 

  • il tipo di combustibile utilizzato (ad esempio gas naturale, legna, gasolio, pellet o elettricità),
  • la tecnologia impiegata (come stufe, camini, caldaie o pompe di calore), 
  • l’efficienza complessiva di questi sistemi.

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Piani nazionali per l’energia e il clima 

Il settore del riscaldamento e del raffreddamento, insomma, deve accelerare l’implementazione di sistemi rinnovabili per raggiungere gli obiettivi di ricorso alle ecoenergie fissati per il 2030 negli scenari Fit for 55. Lo studio ha anche analizzato i Piani nazionali per l’energia e il clima del 2019 e quelli in bozza del 2023 (l’Italia e altri Paesi hanno presentato la versione definitiva nel 2024) che delineano come i paesi dell’UE intendono raggiungere i propri obiettivi energetici e climatici per il 2030.

Si registra una generale tendenza a voler incrementare sistemi alimentati con fonti rinnovabili. Ad esempio, la Svezia punta a raggiungere una quota del 73% entro il 2030, mentre la Danimarca, che punta a una quota del 77%, mostra il maggiore incremento in punti percentuali (17 pp) confrontando le sue due proposte di PNEC.

Tuttavia 12 Stati membri non sono ancora in grado di soddisfare i nuovi requisiti dell’UE e molti Paesi prevedono ancora quote di energie rinnovabili al 2030 al di sotto dei livelli attesi. Per questo la Commissione ha previsto, nelle raccomandazioni relative alle bozze di PNEC, la necessità di aumentare l’ambizione per le energie rinnovabili.

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