Da gennaio 2021 in Francia, tv, smartphone, computer portatili, tagliaerba e lavatrici in vendita devono riportare l’indice di riparabilità. Come ha già raccontato EconomiaCircolare.com, questo indice è il frutto della valutazione di cinque diversi criteri: documentazione tecnica, facilità di disassemblaggio, disponibilità di pezzi di ricambio, prezzo di queste componenti, aspetti specifici del prodotto. Un primo passo importante nella lotta all’obsolescenza programmata e verso la riduzione dei Raee, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Imprese pronte entro fine anno ad applicare l’indice di riparabilità
Per fare un primo bilancio bisognerà aspettare almeno un anno, anche perché non tutte le aziende erano pronte all’applicazione dell’indice di riparabilità al momento della sua entrata in vigore, il primo gennaio 2021. “I documenti regolatori sono arrivati ufficialmente il 31 dicembre 2020, mentre gli strumenti di calcolo erano disponibili in francese da settembre e in inglese da ottobre. Le imprese hanno avuto due-tre mesi, e non tutti adesso sono pronti”, ha ammesso l’esperto di ecodesign del ministero della Transizione Ecologica francese Jean-Paul Ventere, durante un seminario organizzato dalla campagna europea Repair.eu a fine gennaio 2021. Secondo le previsioni della campagna Repair.eu, che raggruppa una quarantina di associazioni di vari Paesi europei, tutti i produttori dovrebbero avere l’indice entro la fine del 2021.
Efficacia e trasparenza: i punti in discussione
In attesa di dati completi sulla sua applicazione, l’esperienza dei primi mesi apre già alcune questioni. In particolare, il dibattito si concentra da una parte sull’efficacia dell’indice così com’è e su come migliorarlo, e dall’altra sul livello di trasparenza garantito dallo strumento, e sui controlli per verificare la correttezza delle informazioni fornite dalle aziende.
Sul primo fronte, la cofondatrice della Ong contro l’obsolescenza programmata HOP Laeticia Vasseur, durante il seminario di Repair.eu ha ribadito il timore già espresso altre volte dall’associazione: “Non è semplice differenziarsi, perché è troppo facile ottenere buoni punteggi. Così temiamo che le persone non si fidino dell’indice”. La forma dell’autodichiarazione, ha detto Ventere durante il seminario, “potrebbe sollevare dei dubbi, ma nel campo dell’informazione ai consumatori è un sistema molto comune”, aggiungendo che si tratta di uno strumento di calcolo automatico, senza spazi lasciati alla soggettività.
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I dubbi della Ong HOP
La Ong HOP non nasconde però preoccupazioni sulla sincerità delle dichiarazioni dei produttori per l’indice di riparabilità, e la necessità di meccanismi che li obblighino a essere onesti. “Non possiamo impedire che alcuni soggetti possano rilasciare dichiarazioni false, ma le sanzioni sono abbastanza pesanti e rimane il rischio di danneggiare la propria reputazione. I grandi produttori mi hanno già detto che vogliono essere molto accurati nelle loro dichiarazioni perché sanno di essere sotto osservazione”, ha detto lo stesso Ventere. L’accento si sposta sui controlli: “Le autorità francesi incaricate della vigilanza sui mercati sono responsabili di controllare se i prodotti rispettano le regole. C’è preoccupazione che esse non abbiano le risorse per fare un controllo esteso”, spiegano da Repair.eu, lanciando una proposta: “I consumatori, le agenzie di protezione dei consumatori e le associazioni ambientaliste potrebbero avviare uno sforzo condiviso per verificare l’indice, ma questo richiede risorse e i parametri di calcolo, che non sono pubblici”.
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Il ruolo centrale dei consumatori per un indice veramente efficare
Per Ventere, le lobby di riparatori e le ong stanno già controllando gratis, anche se il ruolo fondamentale è dei consumatori. Questi potranno chiedere che i produttori rendano pubblico l’indice e il punteggio di ognuno dei criteri. Realisticamente, però, i consumatori non riusciranno a esercitare un controllo esteso sui calcoli effettuati dalle aziende. Rimane da capire se sarebbero disposti a pagare per un controllo diffuso svolto dalle ong. Secondo Laeticia Vasseur, tra l’altro, alcuni aspetti si possono controllare, mentre su altri non c’è trasparenza e non sono chiari ai consumatori; gli stessi produttori del resto non sono tenuti a rendere pubblico cosa c’è dietro ai punteggi attribuiti ai diversi criteri che formano l’indice.
I finanziamenti nel Pnnr francese per la riparbilità
Nel 2024 in Francia dovrebbe scattare la fase 2, con il passaggio dall’indice di riparabilità a quello più completo di durabilità. Nel frattempo, l’indice di riparabilità in Francia dovrebbe essere esteso a un numero crescente di prodotti, ma per questo processo, ha ammesso Ventere, non c’è ancora una roadmap. Intanto però, sul tema nascono nuove prospettive. Il piano francese di ripartenza post-Covid19, il corrispettivo l’Oltralpe del Piano di ripresa e resilienza italiano denominato France Relance, prevede finanziamenti ad hoc per promuovere la riparabilità. Tra il 2021 e il 2022 verranno infatti erogati alle imprese di varie dimensioni (dalle micro a quelle di dimensioni intermedie) 21 milioni di euro per sostenere lo sviluppo della riparazione e di centri di riuso.
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La risoluzione votata dall’Europarlamento
Sul fronte comunitario, il 10 febbraio il Parlamento di Strasburgo ha approvato una risoluzione sul nuovo Piano Ue per l’economia circolare indirizzata alla Commissione europea, in cui si sottolinea con forza l’importanza del diritto alla riparazione. Tra le altre cose, la risoluzione chiede l’introduzione a livello europeo di un indice di riparabilità e durabilità, e “misure volte a fornire a tutti i partecipanti al mercato un accesso gratuito alle informazioni necessarie per la riparazione e la manutenzione, (…) a garantire l’accesso ai pezzi di ricambio senza ostacoli iniqui (…), a definire periodi minimi obbligatori per la disponibilità dei pezzi di ricambio e/o aggiornamenti e limiti temporali massimi di consegna per una vasta gamma di categorie di prodotti”. Il mandato all’esecutivo europeo è chiaro, adesso per Laeticia Vasseur è importante tenere gli occhi aperti per scongiurare eventuali diluizioni: “L’indice non dovrà essere volontario, e dovrà tenere conto del prezzo delle parti di ricambio”.
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