mercoledì, Agosto 13, 2025

Non per nostalgia, ma per il futuro: l’eredità circolare di José “Pepe” Mujica

Se n'è andato José Mujica, detto "Pepe", ex presidente dell’Uruguay. Ma più che la sua scomparsa, è la sua vita – il suo pensiero, la sua coerenza, il suo stile – a meritare attenzione. Mujica è stato un esempio vivente di sobrietà , in aperta critica al modello economico dominante. Come la vera economia circolare

Fabio Barbieri
Fabio Barbieri
Consulente finanziario indipendente, si occupa di consulenza e organizzazione aziendale. Per il magazine Economiacircolare.com segue le relazioni istituzionali e sviluppa i rapporti di marketing

Il 13 maggio 2025 è mancato José Mujica, ex presidente dell’Uruguay. La notizia ha fatto
rapidamente il giro del mondo. Ma più che la sua scomparsa, è la sua vita – il suo pensiero, la sua coerenza, il suo stile – a meritare oggi attenzione.

Mujica non è stato soltanto un politico fuori dagli schemi: è stato un esempio vivente di sobrietà e giustizia sociale, in aperta critica al modello economico dominante. Oggi le sue parole e le sue scelte parlano chiaramente a chi cerca alternative al consumo sfrenato. Lo ricordiamo non per nostalgia, ma per il futuro.

“Non sono povero, ho poche necessità”: sobrietà come scelta di
vita e politica

Mujica ha incarnato un’idea radicale di sobrietà. Viveva in una casa di campagna, rinunciando alla residenza presidenziale, guidava un vecchio Maggiolino e donava gran parte dello stipendio da presidente. Non era folklore, né marketing personale: era coerenza politica.

“Non sono povero. Poveri sono quelli che hanno bisogno di tanto per vivere. Io vivo con poco perché così sono più libero,” dichiarava. In queste parole si ritrova la stessa visione che anima l’economia circolare: ridurre gli sprechi, scegliere con consapevolezza, liberarsi dal superfluo per restituire valore al necessario.

Nell’era dell’iperconsumo e della dipendenza da oggetti di breve durata, Mujica rappresenta un modello che – per quanto controcorrente – si sta rivelando l’unica strada possibile per evitare il collasso ambientale e sociale.

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Il tempo è vita, non sprechiamolo per consumare

Durante il suo intervento alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, meglio conosciuta con il nome di Rio +20 in quanto si è svolta esattamente a 20 anni di distanza dal Vertice della Terra di Rio de Janeiro del 1992, Mujica disse una frase che è diventata simbolo di una nuova coscienza critica: “Quando compriamo qualcosa, non lo paghiamo con denaro: lo paghiamo con il tempo della nostra vita che abbiamo speso per guadagnare quel denaro. Ma il tempo della vita è la cosa più importante che abbiamo. E non possiamo sprecarlo.”

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Un’osservazione semplice, ma profondissima. In un modello economico che ci chiede di lavorare sempre di più per comprare sempre di più, finiamo per sacrificare il tempo – la risorsa più preziosa – sull’altare del consumo. L’economia circolare, al contrario, mira a restituirci quel tempo, proponendo un sistema che rigenera materiali, relazioni, energie.

Una società dove la produttività non è sinonimo di sfruttamento, ma di equilibrio.

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Contro l’e-commerce dell’assurdo

In un mondo in cui il consumo è diventato digitale, veloce e compulsivo, il pensiero di Mujica ci offre le lenti giuste per interpretarne i rischi e le distorsioni. È la stessa prospettiva critica che anima la campagna “L’e-commerce dell’assurdo”, promossa da EconomiaCircolare.com: una denuncia lucida e ironica contro un modello che premia la quantità a scapito della qualità, e che ignora sistematicamente l’impatto ambientale, sociale e umano delle nostre scelte di acquisto.

Come Mujica, anche questa iniziativa invita a rimettere al centro la sobrietà, la responsabilità e il senso delle cose. Non contro il commercio, ma contro l’assurdità del consumo fine a sé stesso. Mujica, pur senza mai parlare di algoritmi o logistica globale, ci ha lasciato un pensiero che colpisce nel cuore: “La felicità non sta nelle cose. Sta nel vivere con dignità e nel costruire relazioni autentiche.” Questo messaggio è tanto attuale quanto fondamentale. La sua critica al consumismo che ci anestetizza, e la promozione di uno stile di vita essenziale ma ricco di senso, risuonano come il cuore pulsante di un’economia rigenerativa, circolare e umana.

Un’economia che non cerca la felicità nel possesso, ma nella qualità delle esperienze e delle relazioni, e che rispetta l’ambiente e il nostro tempo, piuttosto che sprecarli.

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Una rivoluzione culturale, non politica

“Il mondo ha bisogno di una rivoluzione culturale, non di una rivoluzione politica.” Mujica
l’ha detto più volte, in molte lingue e in molti contesti. Cambiare davvero non significa solo
approvare nuove leggi o introdurre nuove tecnologie. Significa cambiare mentalità, desideri e comportamenti quotidiani.

Questo è anche il cuore dell’economia circolare: non un insieme di buone pratiche tecniche, ma una transizione culturale. Non produrre di più, ma produrre meglio. Non consumare tutto, ma valorizzare ciò che già esiste. Non cercare la felicità nella novità, ma nella qualità delle connessioni umane e nella relazione con l’ambiente.

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Non per nostalgia, ma per il futuro

Rievocare José Mujica oggi non è un esercizio nostalgico, ma un atto politico. La sua eredità va oltre la figura di presidente e si estende come un messaggio vivente per le generazioni future.

Non ci mancherà per ciò che è stato, ma per quello che continua a rappresentare: un esempio di coerenza, etica pubblica e privata, e impegno per un mondo più giusto e vivibile. Il suo pensiero ci chiama a un percorso di formazione continua, un invito a riflettere, studiare e approfondire il suo esempio di vita sobria e coerente, un antidoto al consumismo superficiale che ci avvolge.

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L’eredità circolare di Mujica

José Mujica ci lascia una traccia chiara: per cambiare rotta non servono grandi gesti, ma piccoli atti quotidiani pieni di significato. Vivere con meno per vivere meglio. Lavorare per costruire, non per possedere. E soprattutto: non lasciarsi convincere che “avere di più” significhi “essere di più”.

Questa filosofia, così semplice ma profonda, è il cuore pulsante dell’eredità di Mujica, che ci invita a riflettere su come le nostre azioni quotidiane possano essere il motore di un cambiamento che va ben oltre la sfera individuale.

Mujica ci ricorda che ogni piccola azione quotidiana può fare la differenza. Non è solo un invito a cambiare le nostre abitudini individuali, ma a comprendere che tali scelte, sommandosi, possono diventare una forza in grado di stimolare un cambiamento a livello macro. Ogni scelta consapevole, ogni piccolo gesto, se ripetuto da molti, crea una pressione collettiva che, con il tempo, diventa un potente stimolo per le politiche pubbliche, per le decisioni dei governi, e per i sistemi produttivi e finanziari.

Una cultura della cura

In un’epoca segnata dalla crisi climatica e sociale, il pensiero di Mujica si inserisce perfettamente nell’economia circolare, che è prima di tutto una cultura della cura. Cura del tempo, delle risorse, degli altri. Un’economia che rigenera, che condivide, che si basa sull’essenziale e non sull’assurdo.

Ogni scelta quotidiana, se fatta con consapevolezza, può diventare un potente stimolo per politiche e sistemi più giusti e sostenibili. Ricordiamo, leggiamo e conosciamo il pensiero e la vita di Mujica: non per nostalgia, ma per il futuro.

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