Una lettera per esortare l’Unione europea a una maggiore cautela nel trattare le valutazioni di impatto ambientale, specie se riguardano il confronto tra imballaggi monouso e riutilizzabili. A scriverla sono 58 ricercatrici e ricercatori di Life Cycle Assessment (LCA) provenienti da tutta Europa e che sono appunto specializzate e specializzati nell’analisi del ciclo di vita, per una valutazione integrata di ogni prodotto.
Anche se non viene esplicitamente citato, il riferimento è agli studi che in questi mesi hanno cominciato a circolare per influenzare il regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio, la cui bozza è stata proposta dalla Commissione europea a novembre 2022 e che in questo momento sta affrontando la cosiddetta “trilaterazione delle decisioni”, cioè il confronto a tre tra Parlamento, Consiglio e Commissione e il cui esito porterà a una probabile messa in vigore nella seconda metà del 2024.
La lettera delle esperte e degli esperti LCA è lunga sei pagine, di cui tre sono destinate alle numerose firme di adesioni – nel momento in cui scriviamo sono una sessantina ma sappiamo che si tratta di un numero in aumento. Non sorprende che le pressioni – come quelle dell’industria del riciclo – arrivino in questa fase, perché a intimorire è la scelta dello strumento normativo: il regolamento europeo per sua natura è autoapplicativo, non ha bisogno cioè di essere recepito dall’ordinamento nazionale, come invece accade con le direttive. Il timore è che, davanti a una normativa europea che interviene direttamente a modificare quella dei singoli Stati, gruppi di interessi e stakeholder del settore non avrebbero spazio di manovra.
“Mentre gli eurodeputati avviano i negoziati finali sul regolamento, e mentre il Consiglio europeo continua a negoziare il testo, desideriamo che le loro decisioni siano basate su valutazioni scientificamente solide” si legge nella lettera.
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“Preoccupati per alcuni rapporti sui vantaggi degli imballaggi monouso”
“Qualsiasi rapporto che valuti gli impatti ambientali senza la trasparenza dei dati, un processo di revisione paritaria o il rispetto dei quadri stabiliti non può essere considerato una buona valutazione di impatto ambientale e quindi si dovrebbe usare cautela nel considerare i risultati e le raccomandazioni”. Si conclude così la lettera delle ricercatrici e dei ricercatori LCA, tra cui figurano anche alcune figure di spicco delle università italiane. Non a caso nella lettera si ricordano i punti cardine di ogni analisi LCA: si va dal fatto che deve essere uno studio indipendente al rispetto dei passaggi stabiliti negli standard ISO, dalla valutazione del maggior numero possibili di indicatori ambientali al tracciamento di diverse configurazioni, in modo da avere confronti statici e dinamici.
“Siamo particolarmente preoccupati per alcuni rapporti recentemente pubblicati sui vantaggi degli imballaggi monouso che contengono difetti metodologici, nel senso che non tengono conto dell’intera complessità degli impatti ambientali – si legge ancora nella lettera – Le valutazioni del ciclo di vita (LCA) sono istantanee degli impatti ambientali di un prodotto. Poiché sono istantanee, i loro risultati dipendono da come sono inquadrate. Piccole variazioni nelle ipotesi (tasso di rendimento, tasso di rottura, peso) e unità funzionali incomparabili possono modificare completamente i risultati e compromettere l’applicabilità di una LCA. Ipotesi particolarmente importanti includono il numero di riutilizzi; il peso dei prodotti riutilizzabili, il lavaggio, la logistica dei trasporti. Queste variabili non sono fisse nel tempo e cambieranno con l’evoluzione dei sistemi di imballaggio. Di conseguenza, l’impatto delle diverse opzioni di imballaggio evolverà nel tempo”.
Invece in questi mesi sono fioccati studi che hanno in parte contraddetto ciò che le analisi LCA e la stessa bozza di regolamento sostenevano da tempo, spingendo per un ritorno del monouso a livello industriale e confinando il riutilizzo, al massimo, a singole buone pratiche.
“Abbiamo visto studi LCA che confrontavano imballaggi monouso e imballaggi riutilizzabili per dimostrare che il monouso è invariabilmente migliore. Tuttavia, mentre è semplice confrontare due prodotti monouso che passano dalla culla alla tomba in un colpo solo, è più complesso per i prodotti utilizzati più volte, dove è il modello di business, non il prodotto, a essere valutato – contesta l’appello degli esperti LCA – In questi casi, invece di valutare uno scenario (ad esempio, 20 riutilizzi o 50 km di distanza per la fase di riutilizzo), è necessario utilizzare analisi di sensibilità e analisi di scenario per determinare il punto di pareggio. Serve cioè individuare il numero minimo di volte che un prodotto riutilizzabile deve essere utilizzato per essere migliore dal punto di vista ambientale (se non del tutto) rispetto a un numero equivalente di usi di un prodotto monouso. Solo queste analisi ricorsive possono fornire una visione sistemica e completa. Gli studi che confrontano prodotti monouso con opzioni riutilizzabili e non includono analisi di sensibilità o punti di pareggio sono semplicemente imprecisi”.
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