Un atto forte da parte dell’Unione Europea e, dall’altra parte, un settore automobilistico che respinge qualsiasi transizione circolare: così si può leggere la decisione della Commissione UE che negli scorsi giorni ha reso noto di aver inflitto una maxi-multa da 458 milioni di euro nei confronti di 15 importanti costruttori di automobili e dell’Associazione europea dei produttori di automobili (Acea), con l’accusa di aver partecipato a un cartello di lunga durata relativo al riciclaggio dei veicoli fuori uso. Mercedes-Benz non è stata multata, in quanto ha rivelato il cartello alla Commissione nell’ambito del programma di trattamento favorevole. Tutte le società hanno ammesso il loro coinvolgimento nel cartello e hanno accettato di risolvere il caso.
“Abbiamo preso misure decise contro le aziende che si sono accordate per impedire la concorrenza sul riciclaggio” ha detto Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione nonché responsabile della Clean, Just and Competitive Transition, cioè la transizione pulita, giusta e competitiva – vale a dire una delle poche figure ancora “green” dell’organo esecutivo dell’Unione Europea.
“Questi produttori di automobili si sono coordinati per oltre 15 anni per evitare di pagare per i servizi di riciclaggio, concordando di non competere tra loro nel pubblicizzare la misura in cui le loro auto potevano essere riciclate e accettando di rimanere in silenzio sui materiali riciclati utilizzati nelle loro nuove auto – ha aggiunto Ribera – Non tollereremo cartelli di alcun tipo, e questo include quelli che sopprimono la consapevolezza dei clienti e la domanda di prodotti più rispettosi dell’ambiente. Il riciclaggio di alta qualità in settori chiave come l’automotive sarà fondamentale per soddisfare i nostri obiettivi di economia circolare, non solo per ridurre sprechi ed emissioni, ma anche per ridurre le dipendenze, abbassare i costi di produzione e creare un modello industriale più sostenibile e competitivo in Europa”.

Una frode, quella realizzata da buona parte dei colossi automobilistici europei, che mette in evidenza come le resistenze più forti all’economia circolare arrivino proprio da ampie fette del settore industriale “classico”.
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L’indagine e le contestazioni della Commissione UE
I fatti contestati vanno dal 29 maggio 2002 al 4 settembre 2017, in un arco temporale lungo più di 15 anni in cui è stata rilevata l’esistenza di un’infrazione unica e continua nel cosiddetto Spazio Economico Europeo (SEE). L’indagine della Commissione è stata avviata dopo una segnalazione arrivata da Mercedes-Benz nel settembre 2019. A seguito di ciò, e dopo le ispezioni nel marzo 2022, anche altre case automobilistiche – da Stellantis a Mitsubishi a Ford- hanno cominciato ad ammettere gli illeciti, inoltrando quelle che la Commissione definisce “domande di trattamento favorevole”.
L’indagine della Commissione ha rivelato che per oltre 15 anni 16 grandi produttori di automobili (compresa Mercedes, che non è stata multata perché ha dato il via all’indagine ammettendo da subito le proprie colpe), con la complicità di Acea, hanno stipulato accordi anticoncorrenziali e si sono impegnati in pratiche concertate relative al riciclaggio dei veicoli elettrici.
In particolare, segnala la stessa Commissione, è stato riscontrato che “le parti hanno collaborato” per non pagare gli autodemolitori, concordando la possibilità di “considerare il riciclo un’attività sufficientemente redditizia e, pertanto, di non remunerare gli autodemolitori per i loro servizi”. Inoltre le case automobilistiche hanno concordato di nascondere informazioni cruciali per i consumatori, come la possibilità di sapere quanto di un veicolo a fine vita (noto anche con l’acronimo ELV, end of life vehicle) “può essere riciclato, recuperato e riutilizzato e quanto materiale riciclato viene utilizzato nelle nuove auto”.
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Le ammende per le case automobilistiche
Come ricorda ancora la stessa Commissione, è notizia recente che l’UE ha introdotto una misura di flessibilità per aiutare i produttori a rispettare i loro obiettivi di emissioni di anidride carbonica tra il 2025 e il 2027 per le autovetture e i furgoni nuovi. L’ennesimo aiuto, verrebbe da dire, che però le case automobilistiche non sembrano “meritare”, visti gli esiti dell’indagine sui veicoli a fine vita (ELV). Tali veicoli, infatti, diventano tali quando non sono più adatti all’uso, a causa dell’età, dell’usura o dei danni. Per questo motivo vengono smantellati e lavorati per il riciclaggio, il recupero e lo smaltimento. L’obiettivo è quello di ridurre al minimo i rifiuti e recuperare materiali preziosi come metallo, plastica e vetro.
Peccato che per le aziende automobilistiche l’economia circolare sia ancora un costo da sostenere e non un’opportunità di investimento, nell’ottica di ridurre non solo il proprio impatto ambientale ma anche i costi, attraverso il ricorso alle materie prime seconde.

In ogni caso le multe inflitte dalla Commissione sono abbastanza salate, anche se la sensazione è che avrebbero potuto esserle ancora di più e che si è preferito concedere attenuanti. Ad esempio Stellantis (Opel inclusa), Mitsubishi e Ford hanno beneficiato di una riduzione della multa per aver cooperato con Bruxelles: Stellantis (-50%) dovrà pagare 74,934 milioni di euro; Mitsubishi (-30%) 4,150 mln; Ford (-20%) 41,46 milioni. E poi: Bmw 24,58 milioni; Honda 5,04 milioni; Hyundai/Kia 11,95 milioni; Jaguar/Land Rover/Tata 1,63 milioni; Mazda 5 milioni (di cui congiuntamente e separatamente con Ford 1,03 milioni); Renault/Nissan 81,461 milioni; Opel (-50%) 24,530 milioni (di cui congiuntamente e separatamente con Gm 13,659 milioni); GM (da sola) 17,70 milioni; Suzuki 5,47 milioni; Toyota 23,55 milioni; Volkswagen 127,69 milioni; Volvo 8,89 milioni (di cui congiuntamente e separatamente con Ford 3,9 milioni e con Geely 4,41 milioni).
Anche Acea, l’Associazione europea costruttori di automobili, è stata multata singolarmente con un’ammenda di 500mila euro per il suo ruolo di facilitatore “avendo organizzato numerosi incontri e contatti tra le case automobilistiche coinvolte nel cartello”.Le multe sono state fissate sulla base degli orientamenti della Commissione del 2006 sulle ammende. Nel fissare le multe la Commissione ha tenuto conto di vari elementi, tra cui il numero di autoveicoli interessati dall’infrazione, la natura dell’infrazione, la sua portata geografica e la sua durata. Nel fissare l’ammenda, la Commissione ha anche tenuto conto del minor coinvolgimento nella violazione di Honda, Mazda, Mitsubishi e Suzuki. Ha anche concesso una riduzione a Renault poiché le prove hanno dimostrato che Renault aveva esplicitamente chiesto un’esenzione dall’accordo per non pubblicizzare l’uso di materiale riciclato nelle auto nuove. Infine, ai sensi della comunicazione della Commissione sulla liquidazione del 2008, la Commissione ha applicato una riduzione del 10% alle ammende per tutte le parti, in quanto hanno riconosciuto la loro partecipazione al cartello e la loro responsabilità.
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