Nell’Unione europea un quarto delle emissioni di gas a effetto serra viene realizzato dal settore dei trasporti. È un dato che si tende a sottovalutare, come dimostra il misero dibattito, anche italiano, sullo stop alla produzione di auto col motore termico – benzina, diesel, metano, gpl – che dovrebbe partire dal 2035, e su cui le pressioni sulla nuova Commissione europea, i cui componenti sono attualmente al vaglio del Parlamento europeo, si fanno sempre più intense. Ecco perché servirebbe ripartire dai dati. È quel che prova a fare l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) nel suo recente report Sustainability of Europe’s mobility systems che, come lascia intuire il suo titolo, affronta la lenta e difficile transizione del settore dei trasporti verso una sostenibilità reale.
Quando il report di UNEP, l’agenzia dell’Onu che si occupa di ambiente, ha parlato delle emissioni di gas serra in aumento nel 2023, a dispetto dei proclami che governi e imprese continuano a fare, nessuna delle persone competenti ha potuto dirsi realmente sorpresa. Neppure nel constatare che anche il Vecchio Continente, che più di tutti preme per ergersi a guida nella mitigazione e nell’adattamento al collasso climatico, non fa ancora abbastanza per raggiugere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. La riduzione delle emissioni è dunque necessaria in tutti i settori dell’economia europea. Tuttavia, a differenza di altri settori che hanno ridotto le loro emissioni negli ultimi decenni, le emissioni di trasporto di gas serra e di alcuni inquinanti come l’ammoniaca (NH33) e il protossido di azoto (N2O) continuano a crescere.
Dove sbagliamo? La relazione dell’AEA riassume le tendenze chiave del settore dei trasporti a partire dal 2024 e i loro impatti ambientali e climatici. Se le proiezioni per il 2030 e oltre mostrano alcuni segnali positivi, sono ancora necessari investimenti sostanziali nell’attuazione di soluzioni innovative e un passaggio a modalità di trasporto più sostenibili. Il report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente è annuale, si basa su diversi indicatori, mappe interattive e cifre e set di dati esterni. Una lettura che dovrebbe essere obbligata in primis per i decisori europei, comunque fondamentale per chiunque abbia a cuore l’ambiente.
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Come vanno i trasporti nell’Unione Europea
Le autovetture sono responsabili di oltre il 75% delle attività di trasporto in Europa (misurate in chilometri passeggeri). Questa attività è aumentata significativamente negli ultimi 26 anni, raggiungendo il picco nel 2019 e già in ripresa nel 2021 dopo un calo a seguito della pandemia di Covid-19. Mentre il trasporto pubblico offre un profilo più sostenibile rispetto ai modi di trasporto privati, la sua quota nel trasporto totale di passeggeri è cambiata molto poco. Le auto passeggeri sono ancora il modo di trasporto preferito e il loro numero è aumentato negli ultimi anni. Scrive l’Agenzia Europea dell’Ambiente che “l’adozione di veicoli elettrici ha mostrato segnali promettenti negli ultimi anni e la diffusione di carburanti più puliti può contribuire a ridurre le emissioni di anidride carbonica dei mezzi di trasporto che sono difficili da elettrificare. Tuttavia la loro implementazione finora è stata troppo lenta per cambiare la tendenza generale”.
Buone notizie, invece, dai collegamenti ferroviari a lunga distanza in tutta Europa, che stanno guadagnando slancio, anche se la rete non è ancora abbastanza estesa per offrire una sostanziale alternativa ai viaggi in auto. Oltre alla crescita dell’attività di trasporto passeggeri in Europa, l’attività di trasporto merci su strada continua a crescere in modo significativo. Un’espansione che dovrebbe continuare nei prossimi anni. Nel frattempo, l’importanza relativa della ferrovia nell’attività totale di trasporto merci è diminuita rispetto al 1995, ma si prevede che si espanderà nel prossimo decennio. Grazie alla sua elevata efficienza energetica e alle basse emissioni di gas serra e di inquinamento atmosferico, l’espansione del settore ferroviario potrebbe essere un’opportunità per ridurre alcuni degli impatti ambientali dei trasporti in futuro.
A fronte di notizie positive sul versante ferroviario, preoccupa invece il settore aeromobile. Dopo il momentaneo crollo durante gli anni della pandemia di Covid-19, la domanda di trasporto aereo è cresciuta rapidamente nell’UE. Un dato preoccupante se si pensa che la domanda di voli passeggeri era già aumentata di oltre il 140% dal 1995 al 2019. “Con le misure politiche attuali e pianificate negli Stati membri dell’UE- scrive l’AEA – le emissioni di gas a effetto serra dei trasporti diminuiranno di circa il 14% nel 2030 e del 37% nel 2050, rispetto ai livelli del 2022. Sono pertanto necessari sforzi più forti per raggiungere l’obiettivo dell’UE di ridurre le emissioni dei trasporti del 90% entro il 2050”.
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Le soluzioni per migliorare i trasporti esistono già
La decarbonizzazione dell’aviazione nazionale e internazionale e del trasporto marittimo deve affrontare sfide notevoli. Specie perché si prevede che queste modalità rappresenteranno una quota progressivamente maggiore delle emissioni europee di gas serra nel 2050, passando da circa il 26% nel 2022 a un livello previsto di oltre il 47% nel 2050. “La selezione e la diffusione su larga scala di vettori energetici alternativi e sostenibili combinati con ulteriori miglioramenti dell’efficienza energetica e il passaggio a modalità più rispettose del clima ogniqualvolta sia possibile è fondamentale” riconosce l’Agenzia Europea dell’Ambiente.
Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico causato dall’attività dei trasporti, gli Stati membri dell’UE sono riusciti in modo significativo a ridurre le emissioni della maggior parte degli inquinanti atmosferici, con variazioni che vanno dal -88% al -49% a causa dell’introduzione di misure politiche e dello sviluppo tecnologico. La maggior parte di questi progressi è dovuta alla riduzione delle emissioni inquinanti di scarico nel settore dei trasporti su strada. La combinazione di norme più ristrette sulle emissioni di inquinamento atmosferico e lo sviluppo di sistemi avanzati di post-trattamento hanno reso possibili i progressi compiuti.
“Per accelerare la transizione sostenibile del sistema di mobilità europeo – si legge ancora nel report – sono necessari continui investimenti pubblici e privati nell’innovazione e nella tecnologia insieme all’attuazione della legislazione europea esistente. Ad esempio, la direttiva riveduta sul sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) che impegna gli Stati membri a utilizzare tutte le entrate del sistema ETS in materia di azione per il clima, la trasformazione energetica e ad affrontare le sfide sociali (in precedenza rispetto al 50%). La direttiva ETS indirizza inoltre più finanziamenti ai fondi per l’innovazione e la modernizzazione. In questo contesto, il Fondo per l’innovazione impiega circa 40 miliardi di euro per l’implementazioni di tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio”.
Tali azioni, abbinate a un’ulteriore ambiziosa attuazione delle politiche volte a contenere una domanda di trasporto inefficiente e a spostare le attività di trasporto verso modi di trasporto più sostenibili, sono necessarie nei prossimi anni per ridurre gli impatti climatici, migliorare la qualità dell’aria e diminuire l’inquinamento acustico causato dai trasporti. Perché guarda caso i mezzi di trasporto più inquinanti sono sempre anche quelli più rumorosi.
“Oltre il 20% della popolazione dell’UE-27 vive in aree in cui i livelli di rumore dei trasporti possono causare effetti negativi sulla salute, sulla base delle soglie della direttiva sul rumore ambientale – scrive l’Agenzia Europea dell’Ambiente – Questa percentuale è molto più alta nelle aree urbane. Il numero di persone esposte a livelli nocivi di rumore di trasporto a lungo termine è rimasto sostanzialmente stabile dal 2012. Tuttavia, le conclusioni definitive relative a questa tendenza sono difficili a causa dei cambiamenti nelle metodologie di calcolo del rumore nel corso degli anni. Le prospettive suggeriscono che è difficile ottenere una riduzione significativa del numero di persone colpite dal rumore dei trasporti entro il 2030 senza ulteriori misure, comprese le modifiche normative o legislative”.
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