mercoledì, Novembre 5, 2025

Il RepowerEu e le nuove sanzioni alla Russia: con cosa verrà sostituito il GNL di Mosca in Europa?

L’Unione Europea prova davvero a diversificare gas e gas naturale liquefatto russo, ma la sostituzione non è rinnovabile. Nel recente aggiornamento del REPower EU si trova sempre più GNL, e proveniente da diversi Paesi. Anche l’Italia ha aumentato le importazioni di GNL e fa accordi per il futuro

Carlotta Indiano
Carlotta Indiano
Classe ‘93. Giornalista freelance. Laureata in Cooperazione e Sviluppo e diplomata alla Scuola di Giornalismo della Fondazione Basso a Roma. Si occupa di ambiente ed energia. Il suo lavoro è basato su un approccio intersezionale, femminista e decoloniale. Scrive per IrpiMedia e collabora con altre testate.

Il 16 ottobre verrà votato in Parlamento europeo l’aggiornamento del RePowerEu – il regolamento europeo per l’energia – che punta, tra le altre cose, a interrompere i rifornimenti in Europa di combustibili fossili e materiale nucleare dalla Russia a partire dall’inizio del 2026, e il divieto di tutte le importazioni di gas nel 2027.

“Siamo ottimisti che la proposta passerà”, afferma un alto funzionario della Commissione europea, “la base legale di questa proposta è infatti il TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, e in particolare l’articolo 194, che stabilisce la politica energetica e permette alla Commissione di proporre misure per garantire sicurezza dell’approvvigionamento e sviluppo delle energie rinnovabili ndr); di conseguenza, la proposta necessita di una maggioranza qualificata (sia in Consiglio che in Parlamento)”, spiega il funzionario anticipando il risultato della votazione. “Le sanzioni d’altra parte necessitano dell’unanimità”, precisa. 

Le sanzioni fanno parte di un altro provvedimento annunciato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen in persona il 19 settembre:  il 19esimo pacchetto di provvedimenti contro la Russia, con cui si prevede di cessare ogni importazione di gas naturale liquefatto (GNL) da Mosca entro il 2027, l’ultimo tassello per completare l’indipendenza europea energetica, secondo la Commissione. 

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Quali sono state le misure adottate dall’UE 

Il piano di sanzioni richiede l’approvazione unanime di tutti i 27 membri dell’UE, mentre gli emendamenti al RePowerEU necessitano “solo” di una maggioranza qualificata nel Consiglio dell’UE e del sostegno della maggioranza in Parlamento. Il pericolo giunge da est, dove Ungheria e Slovacchia hanno già mostrato segni di voler bloccare le recenti misure. 

Ma per il funzionario c’è speranza. “La proposta legislativa è molto più ampia delle sanzioni in sé e c’è una profonda differenza tra i due provvedimenti”, continua il portavoce, “le sanzioni sono un strumento coercitivo per natura, ma sono anche temporanee, mentre la proposta legislativa è permanente”.  

E dunque mentre il RepowerEu allineerebbe l’interruzione delle forniture di gas tramite condotte alla già prevista fine delle consegne via mare prevista dal 19esimo pacchetto, le sanzioni taglierebbero definitivamente l’import di GNL da Mosca, che invia in Ue ancora circa il 15% del prodotto

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Le misure adottate finora hanno ridotto i volumi di gas russo importato da 150 miliardi di metri cubi all’anno (mld mc/anno) nel 2021 a 52 (mld mc/anno) nel 2024, con una diminuzione della quota delle importazioni di gas russo dal 45% al 19%. “I dati nel 2025 ci rimandano un’ulteriore diminuzione: 32-33 (mld mc/anno)”, rincara il portavoce, “e siamo certi che questo taglio non intaccherà la sicurezza energetica dell’Unione”. Il motivo è semplice: la strategia di diversificazione dell’Europa si basa su nuovi accordi con una pluralità di Paesi e con il potenziamento delle infrastrutture esistenti e nuove.  

E infatti, secondo gli stessi dati della Commissione, la dipendenza dai combustibili fossili persiste nonostante le sanzioni alla Russia. Le importazioni dalla Russia sono scese dal 45% all’11%, e il gap è stato colmato per l’80% da GNL e circa 10-20% da gas proveniente da altri Paesi. Il consumo di gas, in particolare, è diminuito a causa della crisi energetica, ma è tornato a salire nel 2024 rispetto al 2023. In termini economici, il 2% dell’intero Pil europeo è destinato ancora ai combustibili fossili

Per sostituire quel che rimane dei prodotti russi, si guarda alla Norvegia, già primo fornitore di gas all’UE, che aumenterà le esportazioni via gasdotto, mentre Stati Uniti, Canada e Qatar rafforzeranno il ruolo di principali esportatori di GNL verso l’Europa, grazie a nuovi impianti di liquefazione che entreranno in funzione tra il 2025 e il 2027. 

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, nei prossimi anni aumenterà l’offerta globale di GNL, crescendo fino a raddoppiare entro il 2030 con una capacità globale di esportazione destinata a raggiungere circa 250 miliardi di metri cubi. Per la Commissione, gli Stati membri sono ben attrezzati a ricevere forniture di GNL dai partner globali grazie “agli sforzi coordinati e agli investimenti effettuati all’inizio della crisi energetica”. Tra il 2022 e il 2024 sono stati commissionati dodici nuovi terminali GNL e sei progetti di espansione, aggiungendo 70 miliardi di metri cubi di capacità di importazione di GNL all’Ue. Tra questi figura anche il rigassificatore italiano di Ravenna, in funzione da aprile 2025 con un’autorizzazione a operare per 25 anni. 

Anche l’Italia tifa GNL

Dal canto suo l’Italia aveva ridotto le importazioni di gas dalla Russia nel 2023, riprendendole però con una crescita del +4% durante il 2024. Un trend che si è verificato in tutta Europa nel 2024.  Il gas in Italia arriva attraverso cinque metanodotti e, per quanto riguarda il GNL, su tre unità galleggianti o navi metaniere che scaricano in rete a Ravenna, Piombino e Livorno (Floating Storage and Regasification Unit) e attraverso i punti di ingresso dei terminali di rigassificazione di Panigaglia (Toscana) e Cavarzere (Veneto). 

Secondo i dati messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), da inizio 2025 a oggi c’è stata una diminuzione degli import di gas da Tarvisio – che trasporta gas russo –  dell’86,2% rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre sono aumentate le importazioni da Passo Greis del 48%, dove arriva il Transitgas che trasporta il combustibile dal mare del Nord fino all’Italia. Contemporaneamente, per tutte le infrastrutture di GNL, si può notare una variazione positiva tra gennaio e luglio 2025, a partire da Ravenna che ha cominciato a gettare gas nella rete da maggio. I dati sul gas e il GNL sono presentati in forma aggregata sul sito del MASE, ma dai siti aziendali possiamo avere qualche indizio della provenienza del gas naturale liquefatto.

Sul sito della Olt Tuscany, società al 49% di Snam, il GNL russo arrivato in Toscana nel 2024 è stato sostituito nella prima metà del 2025 con GNL proveniente da Congo, Guinea Equatoriale e Nigeria, oltre che un complessivo aumento di import dagli USA (si è passati da 11 carichi a 18), anche per accontentare il presidente Trump

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Foto: Gage Skidmore via Flickr

Il punto di ingresso di Cavarzere, interessato ad agosto da lavori di manutenzione per un incremento da 9 a 9,5 miliardi di metri cubi annui a partire dal 2026 insieme all’impianto di Rovigo, promette di poter restare attivo fino al 2050. Come si può leggere sul loro sito, la Adriatic LNG, composta dalla società olandese VTTI e l’italiana Snam, nel primo semestre del 2025, ha raggiunto volumi rigassificati e immessi nella rete nazionale “pari al 44% delle importazioni nazionali, con un incremento di circa il 35% rispetto al semestre precedente. In questo periodo sono state accolte 39 navi metaniere, principalmente dagli Stati Uniti e dal Qatar”. I dati per Piombino per il 2024 indicano importazioni da Qatar, Stati Uniti, Algeria e un generico “altri”, mentre il rigassificatore di Ravenna è stato al centro di una recente inchiesta su flussi provenienti dalla Russia con il programma Presa Diretta.

Il GNL, in ogni caso, non è ancora sotto sanzione e il 19esimo pacchetto dovrebbe evitare proprio casi come questi. 

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GNL da ogni parte del mondo

In ogni caso l’amo è stato lanciato: dal 2022 la diversificazione degli approvvigionamenti ha preso strade molto diverse tra loro. E se ad oggi “i progetti di gas e petrolio non verranno finanziati” dall’Ue come spiega il funzionario della Commissione, ci pensano le aziende di Stato ad assicurarsi accordi per la fornitura di gas. In questa direzione si muove infatti l’Italia, per cui Eni ha firmato a giugno un accordo con la compagnia petrolifera di stato argentina Ypf, per l’approvvigionamento di gnl dall’enorme giacimento di Vaca Muerta, in Patagonia. Eni auspica una capacità di 12 milioni di tonnellate di GNL all’anno fino a 30 milioni entro il 2030. L’obiettivo è installare due unità galleggianti di gas naturale liquefatto a Río Negro, ciascuna con una capacità di 6 milioni di tonnellate all’anno.

Secondo l’Agenzia italiana per gli investimenti e il commercio (Ice), l’Argentina dispone di riserve di gas in grado di rifornire il mercato interno per 163 anni. Citando il quotidiano online argentino Infobae, l’Ice afferma che “l’Argentina potrebbe esportare gas naturale per oltre sei decenni senza compromettere l’approvvigionamento locale, e quindi la transizione energetica accresce la necessità di sfruttare l’opportunità di sviluppare Vaca Muerta”. Un’opportunità che il nostro Paese non intende farsi scappare. 

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AGGIORNAMENTO DEL 27 OTTOBRE 2025

Come anticipato dal nostro articolo, il 23 ottobre il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato “varie misure restrittive economiche nei confronti di settori chiave che alimentano l’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia, tra cui l’energia, la finanza e il complesso militare-industriale”. Ciò è avvenuto all’interno del 19esimo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. 

In particolare, scrive il Consiglio dell’UE, “il pacchetto odierno introduce un divieto di importazione di gas naturale liquefatto (GNL) russo nell’UE, che sarà applicato a partire dal gennaio 2027 per i contratti a lungo termine ed entro sei mesi per i contratti a breve termine; rende inoltre più severo il divieto in vigore nei confronti di due importanti produttori statali di petrolio russi (Rosneft e Gazprom Neft). L’UE ha inoltre inserito in elenco un conglomerato del Tatarstan che opera nel settore petrolifero russo. Parallelamente l’UE sta adottando misure nei confronti di importanti operatori di Paesi terzi che agevolano flussi di entrate della Russia. Ne consegue il sanzionamento di entità cinesi (due raffinerie e un commerciante di petrolio) che acquistano quantitativi significativi di petrolio greggio russo”.

Misure che sono state parecchio commentate in questi giorni e che però sembrano confermare l’impianto emerso dalla nostra riflessione: meno GNL russo, più GNL da ogni parte del mondo. Non la migliore delle equazioni dal punto di vista economico ed ambientale.

© Riproduzione riservata

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