giovedì, Agosto 14, 2025

L’UE invita SHEIN a rispettare i diritti dei consumatori

Sconti falsi, vendite sotto pressione, informazioni false, dichiarazioni di sostenibilità ingannevoli e dati nascosti: sono le tante accuse mosse dall’Unione Europea nei confronti di SHEIN, il colosso cinese dell’ultra fast fashion. L’obiettivo UE più ampio è di regolamentare il commercio online

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista glocal, ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane per poi specializzarsi su ambiente, energia ed economia circolare. Redattore di EconomiaCircolare.com. Per l'associazione A Sud cura l'Osservatorio Eni

L’Unione Europea ha messo nel mirino SHEIN, il colosso cinese dell’ultra fast fashion. A seguito di un’indagine coordinata a livello europeo, la rete di cooperazione per la tutela dei consumatori (CPC) delle autorità nazionali per la tutela dei consumatori e la Commissione europea hanno notificato al mercato online e al rivenditore online SHEIN una serie di pratiche sulla sua piattaforma che violano il diritto dell’Unione Europea in materia di tutela dei consumatori. L’azione della rete CPC contro SHEIN è guidata dalle autorità nazionali competenti di Belgio, Francia, Irlanda e Paesi Bassi, sotto il coordinamento della Commissione europea.

SHEIN dispone ora di un mese per rispondere alle conclusioni della rete CPC e proporre impegni su come affrontare le questioni individuate in materia di diritto dei consumatori. A seconda della risposta di SHEIN, la rete CPC può avviare un dialogo con l’azienda. Se SHEIN non risponde alle preoccupazioni sollevate dalla rete CPC, le autorità nazionali possono adottare misure di esecuzione per garantire la conformità. Ciò include la possibilità di infliggere ammende basate sul fatturato annuo di SHEIN negli Stati membri dell’UE interessati.

fast fashion

Un’indagine simile è stata mossa a settembre 2024 dall’Antitrust italiana: nell’apertura dell’istruttoria l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato punta l’indice sulle affermazioni ambientali contenute nel sito, col sospetto che possano costituire vera e propria pubblicità ingannevole.

Al di là dell’esito delle varie indagini non si può certo restare sorpresi dalle accuse europee. Il colosso cinese, cresciuto enormemente in appena 5 anni (dal Covid in poi), è il simbolo più evidente dell’ultra fast fashion, con collezioni che si rincorrono settimana dopo settimana e giorno dopo giorno. Spingendo il settore verso una vera e propria “moda usa e getta”: dove gli abiti costano sempre meno (chi ha girato tra gli scaffali virtuali di Shein conferma che è difficile trovare un capo sopra i 50 euro) e restano sempre meno nei nostri armadi, finendo poi inceneriti o in discarica perché nei fatti non sono riciclabili a causa dei materiali usati (filati diversi tra loro e di bassa qualità), del design di prodotto e delle sostanze chimiche presenti.

Leggi anche: L’Antitrust indaga Shein: sospetti di greenwashing per il colosso dell’ultra fast fashion

Le contestazioni UE a SHEIN

L’indagine promossa dalla rete di cooperazione per la tutela dei consumatori e dalla Commissione Europea riguarda un’ampia gamma di pratiche con cui i consumatori si confrontano durante gli acquisti su SHEIN e che violano il diritto dell’UE. Ecco le contestazioni principali:

  • Sconti falsi: fingendo di offrire offerte migliori vengono mostrate riduzioni di prezzo che non si basano sui “prezzi precedenti” effettivi.
  • Vendita sotto pressione: i consumatori vengono messi sotto pressione per completare gli acquisti utilizzando tattiche come scadenze di acquisto false.
  • Informazioni mancanti, errate e fuorvianti: vengono fornite informazioni incomplete ed errate sui diritti legali dei consumatori di restituire beni e ricevere rimborsi e non elaborare resi e rimborsi in conformità con i diritti pertinenti dei consumatori.
  • Etichette di prodotto ingannevoli: le etichette di prodotto suggeriscono che il prodotto offre qualcosa di speciale quando in realtà la caratteristica pertinente è richiesta dalla legge.
  • Dichiarazioni di sostenibilità ingannevoli: sono fornite informazioni false o ingannevoli sui benefici per la sostenibilità dei propri prodotti (stessa accusa mossa dall’Antitrust italiana).
  • Dati di contatto nascosti: I consumatori non possono contattare facilmente SHEIN per domande o reclami.

Inoltre la rete CPC ha chiesto informazioni a SHEIN per valutare la sua conformità agli ulteriori obblighi previsti dal diritto dell’UE in materia di tutela dei consumatori, come l’obbligo di garantire che le classifiche, le recensioni e le valutazioni dei prodotti non siano presentate ai consumatori in modo fuorviante. La rete sta inoltre valutando se SHEIN informi i consumatori in merito alle modalità con cui gli obblighi previsti dal contratto sono condivisi tra un venditore terzo e SHEIN (ove applicabile) e se i diritti dei consumatori non si applichino al contratto nei casi in cui il venditore terzo non sia un professionista.   

Questa azione di contrasto è complementare all’indagine in corso sulla legge sui servizi digitali condotta dalla Commissione. Entrambe le azioni, scrive la Commissione Europea, mirano a garantire un ambiente online sicuro e affidabile in cui i diritti dei consumatori in Europa siano pienamente tutelati.

Leggi anche: Il ciclo tossico dell’ultra-fast fashion di SHEIN

L’obiettivo UE è la regolamentazione del commercio online

Anche se è innegabile una maggiore attenzione della Commissione sulla cinese SHEIN e meno, ad esempio, sulla statunitense Amazon, le ultime indagini e gli ultimi provvedimenti dell’Unione Europea testimoniano la necessità di normare un settore, quello del commercio online, che finora è sfuggito ai controlli.

Il 5 febbraio 2025 la Commissione ha pubblicato una comunicazione su un pacchetto completo di strumenti dell’UE per un commercio elettronico sicuro e sostenibile. La comunicazione illustra in che modo le sfide poste dalle importazioni del commercio elettronico possono essere affrontate in ogni fase del ciclo di vita del prodotto. Le azioni di esecuzione congiunte della rete CPC e il loro stretto coordinamento, in particolare con la risposta della Commissione in materia di esecuzione nell’ambito della legge sui servizi digitali, sono parte integrante ed essenziale di tale approccio. 

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Inoltre il regolamento sulla sicurezza generale dei prodotti (GPSR) prevede che per tutti i prodotti di consumo vi sia un operatore economico stabilito nell’UE per garantire la conformità ai requisiti di sicurezza dei prodotti. In più, ai sensi del regolamento sulla cooperazione per la tutela dei consumatori (CPC), le autorità nazionali per la tutela dei consumatori dei 27 Stati membri dell’UE, della Norvegia e dell’Islanda formano insieme la rete CPC per indagare e applicare la normativa dell’UE in materia di tutela dei consumatori contro le violazioni transfrontaliere. La Commissione europea facilita e, in determinate circostanze, coordina anche tali indagini congiunte e azioni esecutive. Gli obblighi in materia di diritto dei consumatori che la rete CPC invoca nei confronti di SHEIN sono contenuti nella direttiva sulle pratiche commerciali sleali, nella direttiva sui diritti dei consumatori, nella direttiva sull’indicazione dei prezzi e nella direttiva sul commercio elettronico.

Come ricorda infine la stessa Commissione, “l’azione coordinata della rete CPC contro SHEIN lascia impregiudicati i procedimenti in corso da parte delle autorità nazionali. Le procedure nazionali relative alle pratiche commerciali di SHEIN sono state annunciate dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Analogamente, l’azione coordinata lascia impregiudicate le indagini e i procedimenti che la Commissione europea ha avviato nell’ambito della legge sui servizi digitali o può decidere di avviare in futuro. Inoltre l’azione coordinata non preclude eventuali azioni di applicazione in corso o future da parte delle autorità di vigilanza del mercato ai sensi della normativa in materia di sicurezza dei prodotti”.

Insomma: per le strategie comunicative di SHEIN si annunciano tempi duri. Bisognerà adesso capire se questa severità verrà applicata agli altri colossi dell’ultra fast fashion e più in generale alle pratiche scorrette che spesso si vedono nel commercio online.

Leggi anche: Il greenwashing delle piattaforme di rivendita fast fashion

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