Che la tassonomia UE, cioè la classificazione dell’Unione Europea sulle attività economiche da considerarsi sostenibili, sia stato un percorso più accidentato che continuo è cosa nota. Durante il mandato della scorsa Commissione Europea la scelta di inserire il nucleare e il gas tra le forme di energia verdi aveva già sollevato qualche dubbio sulle reali intenzioni green dell’UE. Ora che il vento è cambiato, e che l’interesse principale delle istituzioni europee e degli Stati membri è diventato il riarmo, non sorprende perciò la denuncia del WWF sui cambiamenti che il pacchetto Omnibus potrebbe apportare alla tassonomia.
“Nella sua proposta di legge delegata – scrive il WWF – la Commissione introduce una nuova soglia: se le imprese hanno meno del 10% di attività rilevanti per la tassonomia, non sarebbero più tenute a riferire alcunché sul proprio allineamento”. Un’indicazione che esonererebbe le principali compagnie petrolifere e del gas dal rivelare il loro allineamento alla tassonomia. “Ciò creerebbe un grave divario di dati – segnala ancora il WWF – rendendo più difficile valutare le prestazioni verdi o i crediti di carbonio delle società, proprio mentre le istituzioni finanziarie e gli investitori stanno iniziando a integrare i dati della tassonomia nei loro processi decisionali”.
Tuttavia le 13 pagine del nuovo report di una delle più note associazioni ambientaliste svelano anche altro. E anche in questo caso a rimetterci potrebbe essere l’ambiente e tutti gli esseri viventi che lo vivono.
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I peggioramenti sulla tassonomia e dove intervenire
Il WWF invita la Commissione ad abbassare la soglia di rilevanza per le grandi compagnie energetiche e allo stesso tempo invita il Consiglio e il Parlamento a mantenere la quota prevista per la tassonomia facendo affidamento anche alla CSRD, la Corporate Sustainability Reporting Directive (la direttiva sul reporting di sostenibilità delle imprese), anch’essa ridefinita dal pacchetto Omnibus nell’ottica di una maggiore semplificazione che però, come abbiamo già scritto, potrebbe diventare un lasciapassare dal punto di vista ambientale. Invece di indebolire il quadro, sostiene ancora il WWF, la Commissione dovrebbe anche concentrarsi sulla raffinazione dei criteri di tassonomia e sull’espansione della copertura a maggiori attività economiche per migliorarne l’efficacia.

Un avviso che però rischia di restare un buco nell’acqua. Se è vero che la semplificazione invocata dalla Commissione potrebbe trasformarsi in una deregolamentazione, ad avvantaggiarsi di tale quadro potrebbero essere esclusivamente soltanto le grandissime aziende. Dati alla mano, il report del WWF segnala che con la tassonomia modificata dall’Omnibus la finanza finirebbe per concentrarsi sul supporto a chi già detiene grandi capitali, “rallentando di conseguenza la transizione verde delle aziende mid-cap (250-1000 dipendenti) e delle piccole medie imprese. Inoltre la proposta della Commissione introduce diverse incongruenze che rischiano di creare ulteriori oneri e confusione per molte aziende. Pur accogliendo con favore la semplificazione, ci opponiamo fermamente a tale deregolamentazione e formuliamo raccomandazioni concrete per mitigarla”.
D’altra parte come segnala Vedran Kordic, coordinatore della tassonomia dell’UE presso l’Ufficio europeo per la politica del WWF, “tali cambiamenti eroderebbero la fiducia nella coerenza normativa dell’UE, soprattutto perché queste norme sono in fase di sviluppo da quasi un decennio e già attuate negli ultimi due anni”.
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Pure i PFAS potrebbero rientrare dalla finestra?
Nella sua proposta del pacchetto Omnibus, risalente allo scorso febbraio, la Commissione europea ha proposto inoltre modifiche agli atti delegati della tassonomia in materia di criteri di screening tecnico per le attività economiche che potrebbero indebolire le protezioni contro l’inquinamento. L’emendamento proposto consentirebbe che le sostanze nocive come alcuni PFAS possano essere classificate come sostenibili. Proprio mentre l’accumulo di PFAS nell’acqua potabile e i recenti studi sulla loro diffusione in molti ambiti della vita quotidiana hanno sollevato allarmi a causa dei potenziali impatti sulla salute a lungo termine.

“Questa proposta suggerisce che la Commissione sta agendo sulla base della fretta e non delle strategie a lungo termine” segnala Sebastien Godinot, economista senior presso l’Ufficio Politiche Europeo del WWF. “Tagliando gli obblighi di comunicazione prima di valutarne adeguatamente i benefici – afferma ancora – l’UE sta smantellando i meccanismi di trasparenza fondamentali e ignorando i propri principi di elaborazione delle politiche basate sull’evidenza. La tassonomia dell’UE è diventata un punto di riferimento globale, ispirando più di 50 giurisdizioni a sviluppare quadri simili. Fornisce granularità dei dati critici per gli investitori, responsabili politici e regolatori, fornendo trasparenza sulle decisioni in merito ai finanziamenti pubblici e privati. Deregolamentare il quadro ora invece di semplificarlo minerebbe davvero la sua efficacia in un momento in cui il mercato ha bisogno di una maggiore trasparenza, non di meno”.
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