All’avvio dell’ultima fase negoziale sul per il trattato globale sulla plastica, la speranza era alta: “La stragrande maggioranza delle persone coinvolte era fiduciosa e abbastanza sicura che a Ginevra si sarebbe raggiunto un accordo”, scrivono Magash Naidoo, responsabile dello sviluppo circolare, e Yunus Arikan, direttore della promozione globale, entrambi del Segretariato mondiale dell’ICLEI, rete globale che collabora con oltre 2500 amministrazioni locali e regionali impegnate nello sviluppo urbano sostenibile. Ma come EconomiaCircolare.com ha raccontato, le cose sono andate diversamente.
E allora, si legge ancora nel documento ICLEI, “con o senza un trattato globale è necessario compiere sforzi decentralizzati per eliminare l’inquinamento da plastica”. Servono “interventi concreti che portino alla sostituzione con materiali più sostenibili, in particolare per la plastica facile da sostituire, come quella monouso”. Riflettono gli autori: “Mentre i governi nazionali sono i custodi di molti elementi del contesto normativo che saranno utilizzati per superare l’inquinamento da plastica, i governi locali e subnazionali hanno a disposizione anche una serie di strumenti politici, sviluppati dal team di sviluppo circolare dell’ICLEI, che possono essere utilizzati per stimolare una spinta dal basso verso l’alto. Molte di queste leve politiche possono essere utilizzate con barriere relativamente basse alla loro attuazione”.

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Due esempi virtuosi dal basso
Due gli esempi descritti brevemente nell’intervento, entrambi desunti dal “CITY PRACTITIONERS HANDBOOK Reuse Starter Kit for Food and Beverages” di ICLEI. Uno arriva dalla Germania, l’altro dalle Filippine.
In Germania, Friburgo ha lanciato la “Freiburg Cup”, un programma di tazze da caffè riutilizzabili in collaborazione con oltre 100 bar e panetterie locali. Spiegano Naidoo e Arikan: “I clienti possono acquistare la tazza con un piccolo deposito e restituirla in qualsiasi punto vendita aderente all’iniziativa. La città ha sostenuto l’introduzione del programma standardizzando il design, sensibilizzando l’opinione pubblica e collaborando con le imprese locali per garantire l’accessibilità e l’igiene”. Il sistema, sottolineano, “ha ridotto in modo significativo i rifiuti a Friburgo”.
Quezon City, invece, nelle Filippine, ha imposto a centri commerciali e punti vendita alimentari di promuovere l’uso di contenitori riutilizzabili per il consumo in loco e da asporto. La città ha fornito assistenza tecnica, condotto una campagna di sensibilizzazione pubblica e avviato una fase pilota di stazioni di riutilizzo in collaborazione con partner del settore privato. I primi risultati hanno evidenziato una riduzione dei rifiuti di imballaggio nelle zone pilota e una maggiore accettazione del riutilizzo da parte dei consumatori, spigano i due membri del Segretario ICLEI: “integrando il riutilizzo nelle normative locali e nella progettazione dei servizi, la città ha creato le condizioni per un cambiamento comportamentale e commerciale a lungo termine”.
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“Nuovi negoziati prima possibile”
Se dal punto di vista tecnico “non è chiaro come si sia concluso il quinto ciclo di negoziati” e “non sappiamo quale forma assumeranno i negoziati successivi”, ICLEI esorta gli stati “a riconvocare i negoziati il prima possibile: esortiamo ulteriormente la settima Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEA7) del dicembre 2025 a prendere l’iniziativa per rilanciare il processo”.
E se lo stallo non fosse superato? Se un accordo sul trattato non fosse trovato? Secondo ICLEI ci sono altri appuntamenti multilaterali dai quali potrebbe venire un contributo: “Altri processi intergovernativi, in particolare quelli relativi al clima, ai rifiuti, alle sostanze chimiche, all’energia e alla salute, dovrebbero essere ricalibrati, in modo che, attraverso i rispettivi mandati, vengano introdotti il più rapidamente possibile nuovi ed efficaci meccanismi giuridici e multilaterali contro l’inquinamento da plastica”.
Comunque sia, riflettono Magash Naidoo, e Yunus Arikan, l’apatia e l’attendismo non sono soluzioni, anzi, “renderanno solo infinitamente più difficile risolvere la crisi in una fase successiva”. Quindi “i governi locali e subnazionali devono adottare misure coraggiose che i leader mondiali non sono ancora stati in grado di prendere”.
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