Il successo di app come Vinted e, prima ancora, di siti come Subito o Ebay mostra il notevole interesse italiano ed europeo per l’usato, il vintage e il second-hand. Dai vestiti alle attrezzature elettroniche, dai giocattoli ai libri, dall’arredamento agli attrezzi da giardinaggio, sono tantissimi gli oggetti e gli accessori che vengono scambiati ogni giorno sulle piattaforme di commercio online, mediante le quali acquisti e vendite non hanno più bisogno di mediazioni. Ciò comporta, almeno all’apparenza, transizioni più immediate e la possibilità di sconti maggiori. Ma allo stesso tempo è più alto il rischio di incorrere in truffe e commercio di roba scadente. Dove dunque è maggiore la possibilità che vengano violati i diritti di consumatori e consumatrici.
Per questo motivo sono interessanti gli esiti di un’indagine recente svolta dalla Commissione Europea e dalle autorità nazionali di protezione dei consumatori di 25 paesi dell’UE, dell’Islanda e della Norvegia. Sotto esame 356 commercianti online, che gestiscono siti web o piattaforme che vendono beni di seconda mano, per verificare se le loro pratiche fossero conformi al diritto dei consumatori dell’UE.
I risultati? Sembrano dare ragione agli operatori fisici dell’usato, che da tempo sostengono la necessità di una migliore regolamentazione dell’usato online.
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L’usato online e la possibile violazione dei diritti
Come ricorda sul proprio sito la Commissione, “al momento dell’acquisto di beni di seconda mano la legge europea stabilisce che i consumatori hanno diritto alla stessa garanzia e alle stesse informazioni su un prodotto, sui loro diritti e sul commerciante da cui acquista, come quando acquistano altri beni. L’UE si impegna a garantire che i consumatori non siano indotti in errore dalle pratiche commerciali dei professionisti e che siano applicate le leggi dell’UE in materia di protezione dei consumatori”.
Detto questo, appare ancora più importante conoscere gli esiti dell’indagine svolta a livello europeo, coordinata dalla Commissione e condotta simultaneamente dalle autorità nazionali in materia di tutela di diritti dei consumatori. Le verifiche effettuate presso 356 operatori online e ne hanno identificato 185 (il 52%, più della metà) come potenzialmente in violazione del diritto dei consumatori dell’UE.
In particolare:
- il 40% non ha informato i consumatori del diritto di recesso in modo chiaro, come il diritto di restituire un prodotto entro 14 giorni senza giustificazione o costo;
- il 45% non ha informato correttamente i consumatori del loro diritto di restituire merci difettose o merci che non sembrano o funzionano come pubblicizzato;
- il 57% non ha rispettato il periodo minimo di un anno di garanzia legale per le merci di seconda mano;
- il 34% dei commercianti ha presentato dichiarazioni ambientali sul proprio sito web, di cui il 20% non era sufficientemente motivato e il 28% era falso, ingannevole o qualificato come pratiche commerciali sleali.
Le autorità dei consumatori decideranno ora se agire contro i 185 operatori che sono stati stanziati per ulteriori indagini e richiedere la conformità in base alle loro procedure nazionali. Mentre da parte propria l’Unione Europea si impegna a garantire che i consumatori ricevano una migliore informazione sulla durata e la riparabilità dei beni, nonché sui diritti di garanzia legale del consumatore nel punto vendita.
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