Dovrebbe garantire veicoli più puliti dal punto di vista ambientale e più accessibili dal punto di vista economico, ma il nuovo standard Euro 7 per i veicoli, proposto dalla Commissione europea nei giorni scorsi, rischia di scontentare un po’ tutti. Anzi, quasi tutti. In un approfondimento sul proprio sito l’ong Transport & Environment si chiede se non si tratti di “un’occasione persa” e di un “regalo per le case automobilistiche”.
È il 10 novembre quando la Commissione Eu rende nota una proposta che punta a “ridurre l’inquinamento atmosferico causato dai veicoli a motore nuovi venduti nell’Ue al fine di conseguire l’obiettivo inquinamento zero del Green Deal europeo, mantenendo nel contempo accessibile il costo dei veicoli per i consumatori e promuovendo la competitività dell’Europa”.
La data principale a cui si fa riferimento è quella del 2035, in cui il Vecchio Continente intende vietare la diffusione delle auto con motore a combustione interna – cioè i veicoli alimentati a benzina, diesel, biocarburanti e gas (metano e gpl).
Da qui al 2035, negli anni di transizione e di riconversione per il settore automotive, va tenuto comunque in conto che ci sarà un gran numero di veicoli a combustione che verranno comunque prodotti e messi in circolazione. Ecco perché gli standard sulle emissioni inquinanti, numerati in ordine crescenti dalla Classe 1 a partire dal 1992, diventano fondamentali per attutire l’impatto ambientale del trasporto su strada, che resta la principale fonte di inquinamento atmosferico nelle città.
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Le disposizioni sui veicoli Euro 7 della Commissione europea
La proposta della Commissione europea sostituisce e semplifica le norme in materia di emissioni, dato che elimina la distinzione tra autovetture e furgoni (Euro 6) e autocarri e autobus (Euro VI). Le disposizioni della norma Euro 7 prevedono limiti di emissione per tutti i veicoli a motore, vale a dire autovetture, furgoni, autobus e autocarri, riuniti in un unico contesto normativo. Uno standard unico, dunque, per i veicoli, a prescindere che siano alimentati a benzina, diesel, propulsione elettrica o biocarburanti. “Le nuove disposizioni – aggiunge la Commissione europea nelle FAQ – faranno inoltre sì che i veicoli rimangano puliti per una parte molto maggiore del loro ciclo di vita. Le emissioni saranno monitorate da sensori di bordo e sarà pertanto più semplice eseguire i controlli tecnici periodici e le verifiche di conformità e garantire che le emissioni non aumentino in modo sproporzionato nel tempo, anche quando i veicoli sono esportati in paesi terzi”.
Sono diversi gli obiettivi che attraverso il nuovo standard la Commissione europea intende perseguire da qui al 2035:
- migliorare il controllo delle emissioni di inquinanti atmosferici di tutti i veicoli nuovi
- aggiornare e rendere più stringenti i limiti per le emissioni inquinanti (la nuova normativa fissa anche limiti di emissione per inquinanti precedentemente non regolamentati, come le emissioni di protossido di azoto dei veicoli pesanti)
- regolamentare le emissioni dei freni e degli pneumatici
- garantire che le autovetture nuove rimangano pulite più a lungo (la conformità per le autovetture e i furgoni sarà verificata fino al raggiungimento dei 200mila 0 chilometri e dei 10 anni di età; il doppio di quanto prevedeva la norma Euro 6)
- sostenere la diffusione dei veicoli elettrici (con nuove disposizioni per allungare la durabilità delle batterie installate nelle autovetture e nei furgoni)
- sfruttare appieno le possibilità digitali.
“Nel 2035, con la norma Euro 7, le emissioni di NOx (ossidi di azoto, nda) di autovetture e furgoni si ridurranno del 35% rispetto a quelle che si sarebbero avute con i parametri della norma Euro 6 e quelle di autobus e autocarri del 56 % rispetto ai parametri della Euro VI. Allo stesso tempo, il particolato emesso dallo scarico si ridurrà del 13% nel caso delle autovetture e dei furgoni e del 39% per autobus e autocarri, mentre il particolato prodotto dai freni delle autovetture calerà del 27%. – spiega ancora la Commissione – Ogni veicolo Euro 7 dovrà rispettare limiti di emissione più bassi o nuovi, prove su strada in condizioni di marcia più rappresentative e prescrizioni più stringenti in tema di durabilità. Oltre a ciò, grazie alle disposizioni della norma Euro 7 si ridurranno le emissioni di freni e pneumatici, che rappresenteranno presto la principale fonte di emissioni di particolato del trasporto su strada. Nuovi metodi digitali, basati su sensori di bordo che misurano le emissioni durante l’intero ciclo di vita del veicolo, semplificheranno il controllo della conformità dei veicoli alle norme sulle emissioni”.
Tutto bene, dunque? Non proprio, almeno secondo Transport & Environment, la più nota ong a livello europeo che si occupa di mobilità e trasporti.
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Il report di Transport & Environment sullo standard Euro 7
Come ricorda Transport & Environment, quando si parla di trasporto e mobilità c’è un dato che va sempre ricordato per comprendere l’urgenza dell’azione e la radicalità della stessa. “Ogni anno in Europa muoiono 70mila persone a causa dell’inquinamento atmosferico provocato da automobili, furgoni, autobus e camion – scrive T&E – Questo nonostante gli standard di inquinamento più severi introdotti dopo lo scandalo dieselgate del 2015. La qualità dell’aria nelle città europee continua a essere scarsa, superando le soglie dell’Organizzazione mondiale della sanità per un’aria sicura”. Ecco perché c’era molta attesa sulla proposta Euro 7 avanzata dalla Commissione europea, sulla quale però la ong resta scettica.
In un report di 10 pagine Transport & Environment elenca le critiche e suggerisce un diverso approccio per incidere realmente sull’inquinamento creato “I deboli limiti di inquinamento per le automobili fissati 15 anni fa rimangono sostanzialmente invariati, nonostante i progressi tecnologici. Ciò è particolarmente problematico per gli ossidi di azoto altamente tossici (NOx) e le particelle che causano la maggior parte dei decessi per inquinamento atmosferico. Anche i limiti di particelle dei camion sono stati indeboliti all’ultimo minuto in diretta contraddizione con le raccomandazioni degli esperti” si legge nel report pubblicato a commento della proposta della Commissione.
Pur riconoscendo l’importanza di alcune delle misure avanzate, secondo T&E si tratta di “disposizioni deboli” e poco ambiziose, con il rischio di “rendere ecologici i veicoli inquinanti di oggi e classificati da Euro 7 come puliti, danneggiando la qualità dell’aria e confondendo i consumatori”. Tra gli aspetti che si potrebbero migliorare Transport & Environment indica “i limiti di inquinamento dei gas di scarico e dei freni nonché la durata della loro applicazione”. Più nello specifico l’avviso per i gas di scarico vale soprattutto per i camion, in modo che “si riduca il rischio che gli utenti di seconda e terza mano si trovino a dover pagare ingenti spese di riparazione”. Ciò vale soprattutto per “gli Stati orientali e meridionali che hanno le reti più vecchie”. Per quel che riguarda i freni, invece, la ong osserva che “gli aspiratori per freni possono ridurre già ora l’inquinamento fino all’85% e sono già disponibili e accessibili, costano solo 77 euro in più per auto rispetto alle pastiglie dei freni migliorate”.
Si tratta, come si nota, di suggerimenti di buon senso e alla portata. E allora perché non sono stati applicati nella proposta della Commissione, nonostante il parere degli esperti consultati andasse in questa direzione? “All’ultimo minuto la Commissione ha ceduto alle pressioni dei produttori di auto e camion e ha ridotto le ambizioni degli standard Euro 7 a scapito della salute e dell’ambiente – si legge nel report – Questo avviene in un momento in cui le case automobilistiche stanno realizzando profitti record, superiori anche a quelli prima della pandemia. BMW ha un margine di profitto del 19% e ha già realizzato 20 miliardi di euro di profitti quest’anno, il doppio rispetto al 2019. Anche Stellantis è sulla buona strada per ottenere un profitto record di 8 miliardi di euro nella prima metà del 2022 ed è sulla buona strada per ottenere un profitto del 10%. Le case automobilistiche possono permettersi di produrre auto più pulite e l’Euro 7 è l’ultima opportunità per farlo con una tecnologia già disponibile e accessibile”.
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