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mercoledì, Dicembre 25, 2024

La tecnologia blockchain ci garantirà un futuro circolare?

La tecnologia blockchain potrebbe rivelarsi un utile strumento per favorire la transizione verso un’economia circolare, certificando l’intero ciclo di vita dei prodotti. Ma in Italia il mercato non è ancora decollato

Antonio Carnevale
Antonio Carnevale
Nato a Roma, giornalista pubblicista dal 2012, autore radiofonico ed esperto di comunicazione e new media. Appassionato di sport, in particolare tennis e calcio, ama la musica, il cinema e le nuove tecnologie. Da qui nasce il suo impegno su StartupItalia! e Wired Italia, dove negli anni - spaziando tra startup, web, social network, piattaforme di intrattenimento digitale, robotica, nuove forme di mobilità, fintech ed economia circolare - si è occupato di analizzare i cambiamenti che le nuove tecnologie stanno portando nella nostra società e nella vita di tutti i giorni.

Se c’è una tecnologia che nei prossimi anni vedrà una crescita costante, quella è sicuramente la blockchain. Secondo il report dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano del 2022, si tratta di un mercato che entro il 2027 potrà valere il 10% del Pil mondiale.

PWC ha stimato che, grazie all’utilizzo della tecnologia blockchain, la Cina potrebbe avere un incremento del Pil pari a circa 440 miliardi di dollari, mentre negli Stati Uniti l’aumento dovrebbe attestarsi intorno a 407 miliardi di dollari. Per Paesi come Germania, Giappone, Regno Unito, India e Francia si prevedono incrementi del Pil superiori a 50 miliardi di dollari.

Guardando all’Italia, gli investimenti sono arrivati nel 2021 a 28 milioni di euro, ma sembra che il mercato sia ancora in una fase di attesa. Eppure, la tecnologia blockchain possiede il potenziale per portare profondi cambiamenti in molti settori economici. Francesco Bruschi, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger, ha spiegato che le applicazioni realizzate fino ad oggi dimostrano come questi strumenti possano essere applicabili a vari ambiti e possano rispondere in modo nuovo sia alla domanda di un efficiente e immediato trasferimento della proprietà sia ad altri casi d’uso.

La blockchain, infatti, potrebbe rivelarsi un utile strumento per favorire la transizione verso un’economia circolare, rendendo l’approvvigionamento e tutta la fase di realizzazione di un prodotto trasparente e verificabile ad ogni passaggio. Un meccanismo più economico ed efficace per le aziende, che potranno dimostrare i loro comportamenti ambientali ed etici, informare gli utenti finali ed essere realmente sostenibili.

Tracciabilità e fiducia

Uno dei punti di forza di questa tecnologia risiede proprio nella possibilità di fornire il livello di fiducia e trasparenza necessari per consentire numerosi tipi di transazioni, senza necessità di un intermediario. Questo meccanismo consente la tracciabilità completa delle operazioni e, al tempo stesso, le informazioni non possono essere alterate, rubate o manomesse ed è sempre chiaro da dove provengono. In questo modo, sarà possibile abbattere i fenomeni di greenwashing e garantire al consumatore prodotti che, oltre ad essere sostenibili, siano certificati e abbiano una “storia da raccontare”.

Quando sai cosa sta succedendo in tempo reale riguardo al tuo prodotto e alla sua composizione, aumenta il valore di questo prodotto. La registrazione accurata di tutte le fasi della catena di approvvigionamento in modo affidabile può essere molto importante per aiutare le aziende a dimostrare la conformità alle politiche di sostenibilità e calcolare la propria impronta di carbonio. Allo stesso tempo, i clienti devono essere certi che la merce ricevuta corrisponda alle loro aspettative.

L’origine dei prodotti è fondamentale. Nel caso degli alimenti, ad esempio, la blockchain può ricostruire l’origine esatta, certificando che si tratta di prodotti biologici. Possono anche convalidare le cosiddette “catene del freddo”, confermando che le merci sono state immagazzinate al di sotto di una certa temperatura durante il loro viaggio, dall’origine alla destinazione.

Non solo. In un contesto profondamente mutato, con l’inflazione galoppante, un forte aumento della domanda di materie prime e, al tempo stesso, una scarsità delle risorse a disposizione, che diventano sempre più costose, allungare la vita dei prodotti in ottica circolare appare essenziale. La blockchain può rendere “token” risorse naturali, dando loro un’identità digitale unica (simile a una moneta digitale) che le persone possono scambiare. In questo modo il valore delle risorse risulterebbe più evidente, facilitando un nuovo sistema di prezzi e scambi di risorse naturali e incentivando le persone ad adottare comportamenti circolari.

Ma le modalità attraverso le quali sarà possibile utilizzare la tecnologia blockchain in chiave sostenibile sono diverse. Le nuove tecnologie di “certificazione” sembrano perfette, ad esempio, per gestire i processi e i sistemi di approvvigionamento di materie prime e di materie prime seconde nei processi di smaltimento dei rifiuti. Ed esistono già esempi in questo senso. La tracciabilità – dall’approvvigionamento dei materiali, alla produzione, al consumo e alla gestione del fine vita – è il primo passo per garantire recupero, riuso e riciclo di materia, evitare gli sprechi ed effettuare un corretto smaltimento.

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Un problema di “trasparenza”

Tecnologie quali la blockchain, fisiologicamente deputate alla tracciabilità (e immutabilità) dei dati, possono contribuire al raggiungimento di modelli di economia circolari attraverso una costante “certificazione” dell’intero percorso di vita di un dato prodotto, migliorando la trasparenza, la tracciabilità e l’affidabilità per tutta la catena del valore e riducendo potenziali esternalità negative ed asimmetrie informative.

Tuttavia, la principale criticità consiste proprio nel fatto che il registro distribuito non ha valore senza il controllo del dato. Come è possibile essere sicuri che quei dati corrispondano effettivamente alla realtà? Sempre più aziende stanno iniziando ad adottare una strategia più trasparente e sostenibile, spesso attraverso la certificazione della catena di approvvigionamento, assicurandosi che tutte le persone coinvolte sottoscrivano la promessa di rispettare determinati parametri o di utilizzare determinati materiali.

La startup olandese Circularise ha creato un software che serve per certificare la supply chain. Si tratta di un esempio concreto di come utilizzare la tecnologia blockchain per sostenere progetti di economia circolare. Recentemente, la startup ha ottenuto un finanziamento di 11 milioni di euro per accelerare l’utilizzo di materiali più sostenibili all’interno dell’industria dei polimeri e dei prodotti chimici. Il primo  novembre scorso, durante l’evento BDW Speaker Series: Tech for Good, Phil Brown, vicepresidente per la strategia e lo sviluppo aziendale di Circularise, ha posto una domanda molto interessante al suo uditorio: “Molte aziende stanno rilasciando dichiarazioni di sostenibilità, ma i consumatori possono fare affidamento solo su quelle dichiarazioni?”.

La preoccupazione di Brown è che le dichiarazioni delle aziende sugli imballaggi sostenibili siano sovrastimate. “Se non forniamo effettivamente delle prove a sostegno di tali affermazioni, potremmo presto perdere la buona volontà, la capacità e il desiderio di acquistare prodotti sostenibili”.

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Un passaporto digitale dei prodotti

Per farlo dunque, abbiamo bisogno della blockchain. Secondo Brown, per avere un’economia circolare funzionante, ogni attore della catena del valore dovrebbe comunicare, condividere le informazioni apertamente e pubblicamente. In questo modo, non ci sarebbe bisogno di “passaporti digitali” per i prodotti.

Quello che fa Circularise è proprio realizzare passaporti digitali su blockchain, che possano aiutare a condividere tali informazioni per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. “Se stiamo guardando al recupero dei materiali, se stiamo cercando di capire davvero l’impatto di quei materiali – ha detto Brown – non ci sono molti altri modi in cui puoi farlo senza un passaporto del prodotto digitale”.

Devo poter sapere qual è la percentuale di materiali riciclati all’interno di un prodotto. O qual è la percentuale di materiali che possono essere riutilizzati. Questo non solo lato cliente, ma anche lato azienda. Sempre più spesso si assiste a dichiarazioni fatte sulla sostenibilità o sull’origine dei prodotti che i consumatori acquistano. Ma queste aziende non sempre hanno i dati per sostenerle. Un passaporto digitale può contenere tutti quei dati, in maniera certificata, per rendere trasparenti le catene di approvvigionamento globali consentendo a marchi, fornitori e produttori di scegliere materiali sani, sostenibili e circolari.

Il manager ha però lanciato un allarme: “Non vedo che molte organizzazioni si stiano davvero concentrando sui vantaggi di un passaporto per prodotti digitali. Si stanno impegnando a fare solo il minimo indispensabile per conformarsi alla legislazione”.

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Superare la dipendenza dalle materie prime

Non c’è solo Circularise. La tecnologia Blockchain è utilizzata da un sempre maggior numero di attori e i progetti che la impiegano continuano ad aumentare. A livello internazionale, sono 751 i casi censiti, tra progetti operativi, pilota o proof of concept.

Quello delle batterie è un esempio perfetto. I passaporti dei prodotti digitali, infatti, possono aiutare l’Europa ad affrontare la sua dipendenza dalle materie prime, ottenendo le informazioni necessarie per recuperare le risorse – non disponibili nel nostro continente – dai prodotti di scarto.  Basti pensare che l’ultimo accordo raggiunto tra Consiglio e Parlamento Europeo prevede che tutte le batterie raccolte vengano riciclate e siano raggiunti alti livelli di recupero di materiali preziosi come cobalto, litio, nichel e piombo.

Nel 2020, solo il 12% dei materiali e delle risorse secondarie veniva riportato nell’economia. Ora i produttori dovranno occuparsi del recupero di almeno il 63% degli scarti della produzione di batterie usa e getta (percentuale che nel 2027 sarà portata al 73%) e di almeno il 51% degli scarti della produzione di batterie per i mezzi di trasporto (il 61% nel 2031).

La Ue richiederà che le batterie contengano quantità minime di contenuto riciclato, riducendo così l’impatto ambientale, ma anche la dipendenza dell’Europa per le materie prime. Non solo: verrà richiesto ai produttori di batterie di dimostrare l’origine dei componenti, ad esempio per dimostrare che i diritti umani non sono stati violati durante l’estrazione. Entro il 2035, il riciclaggio delle batterie dei veicoli elettrici potrebbe fornire almeno il 22% del litio e del nichel e il 65% del cobalto necessari per la produzione europea, secondo l’analisi di Transport & Environment.

Cosa c’è di meglio della blockchain per poter certificare tali filiere? Aziende come Ford Motor Company, Huayou Cobalt, IBM, LG Chem e RCS Global hanno annunciato nel 2019 di voler utilizzare questa tecnologia per tracciare e convalidare minerali di origine etica e per confermare i livelli richiesti di materiali riciclati.

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La gestione dei rifiuti al tempo della blockchain

Sempre più aziende si stanno interessando all’uso della blockchain per facilitare la gestione della supply chain, eliminando esternalità negative e costi sociali e ambientali. La Blockchain in Transport Alliance (BiTA) e il relativo BiTA Standards Council, ad esempio, riunisce aziende di trasporto merci, trasporti e logistica, insieme ad altre parti interessate. I membri di BiTA includono grandi nomi come FedEx, UPS, Canadian Pacific Railway e Salesforce.

Walmart, invece, ha collaborato con IBM a un progetto pilota per tracciare i propri prodotti a base di carne. In questo modo, i clienti potranno avere informazioni chiare sulla provenienza e sarà possibile supportare gli allevatori che danno priorità al benessere degli animali. Ma è senza dubbio nel campo della gestione dei rifiuti, del riciclo e del riuso, che questa innovazione sta mostrando le sue maggiori potenzialità.

La startup TWO, ad esempio, equipaggia i bidoni della raccolta dei rifiuti con sensori che forniscono informazioni dei livelli di riempimento e sfrutta il tracciamento in tempo reale per raccogliere informazioni sui soggetti che gestiscono i rifiuti, le autorizzazioni, i percorsi e le destinazioni, per contrastare qualsiasi illecito. Questo vale anche per i sottoprodotti, scarti di lavorazione o i prodotti derivanti da processi End of Waste.

Certified Plastic Byproduct utilizza la blockchain per garantire la corretta gestione dei sottoprodotti in plastica. La plastica riciclata viene tracciata attraverso un semplice QR Code, incoraggiando le aziende a riutilizzare tali materiali, piuttosto che smaltirli come rifiuti. Infine, la blockchain può essere utilizzata anche come strumento per incentivare cittadini ed imprese ad adottare comportamenti virtuosi. Lo fa OpenLitterMap, che premia gli utenti per il riciclaggio dei propri rifiuti con una moneta virtuale, che assicura sconti presso alcuni esercizi attenti alle tematiche ambientali.

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