L’imminente arrivo del Regolamento europeo sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio ha riacceso i riflettori sul peso enorme del packaging sulla produzione di rifiuti e in generale in termini di inquinamento ed emissioni di gas serra. Alcuni Paesi, come Francia e Spagna, hanno introdotto misure per favorire l’acquisto di prodotti sfusi e dunque il riutilizzo dei contenitori obbligando i supermercati a dare spazio a questa modalità di vendita. In Italia il sostegno agli acquisti di prodotti sfusi e alla spina è fermo al cosiddetto decreto Clima varato nel 2019 dall’allora ministro Sergio Costa e poi convertito in legge, che introduceva un piccolo contributo per i cosiddetti “green corner”, angoli dello sfuso che ogni negozio poteva installare ottenendo un rimborso massimo di 5.000 euro. Un piccolo segnale, per molti versi ancora insufficiente, che necessita di una spinta dal basso in grado di creare innanzitutto una maggiore consapevolezza e sensibilità tra chi produce, chi vende e chi consuma.
Misurare la consapevolezza, identificare le criticità
Per questa ragione il nostro magazine, la app Junker e la startup Sfusitalia hanno deciso di lanciare una campagna informativa che parte con la “misurazione” del livello di consapevolezza delle persone e verificando quali fattori ostacolano la maggiore diffusione dei punti vendita di prodotti sfusi. La campagna intitolata “Ma quanto sei sfuso/a?” inizia con una survey, diffusa a partire da oggi sui canali web e social dei tre soggetti promotori. “L’obiettivo – spiega il direttore editoriale di EconomiaCircolare.com, Raffaele Lupoli – è aprire un’interlocuzione con il nostro pubblico per raccogliere i punti di vista di chi quotidianamente ‘vota con il portafoglio’ determinando con le proprie scelte un maggiore o un minore impatto ambientale. Quale giudizio o pregiudizio hanno le persone dei punti vendita o dei corner di prodotti sfusi? Quali sono i fattori che potrebbero riorientare le abitudini di consumo? Insieme a Junker e a Sfusitalia ci mettiamo in ascolto per poi provare a individuare le soluzioni possibili alle criticità che emergeranno, ma soprattutto per aprire nell’opinione pubblica la riflessione sulla necessità di cambiare marcia rispetto alle modalità con cui oggi produciamo, consumiamo e spesso sprechiamo”.
Il contributo della app Junker a questa operazione è di fondamentale importanza: grazie agli oltre 2 milioni e mezzo di utenti, l’applicazione consentirà al questionario di raggiungere una platea molto vasta in tutto il Paese, unitamente ai canali messi a disposizione da Sfusitalia ed EconomiaCircolare.com.
“Siamo molto felici di mettere a disposizione la nostra piattaforma per promuovere questo nuovo e importante progetto collaborativo”, commenta Noemi De Santis, PR Manager di Junker app. “La community di Junker si è sempre dimostrata molto reattiva allo strumento della survey. Sappiamo che si tratta di un’utenza particolarmente sensibile e informata, ma questa volta in particolare siamo davvero curiosi di conoscere le loro risposte. Nelle nostre campagne di comunicazione non manchiamo mai di ricordare che l’impegno di ciascuno per la sostenibilità parte dalla spesa. Vedremo se e quali fattori più di tutti sono percepiti dagli italiani come un ostacolo a trasformare le buone intenzioni in concrete abitudini di consumo”.
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Cambiare abitudini di consumo, ripensare politiche e pratiche
La battaglia per la diffusione dell’acquisto di prodotti sfusi è fondata su analisi e studi che confermano l’importanza di ridurre gli imballaggi e cambiare le abitudini di consumo, con la consapevolezza che questo porta con sé un ripensamento delle politiche e delle pratiche, a partire dalla logistica e dalla garanzia di sicurezza ed effettiva sostenibilità dei prodotti. Accanto a questo si rende necessaria una riflessione sulla normativa e sulla modalità con cui si incentivano queste pratiche, come spesso evidenziato dalla startup Sfusitalia, che ha mappato oltre 800 negozi di prodotti sfusi e “rifiuti zero” in tutta Italia. “Oggi più che mai è cruciale lavorare ad una strategia di prevenzione dei rifiuti e riduzione del consumo delle risorse a monte, eliminando gli imballaggi inutili e i prodotti monouso – commenta Ottavia Belli, ceo e fondatrice di Sfusitalia -. Questo è oggi possibile grazie alla nostra rete di botteghe dello sfuso e zero waste che forniscono soluzioni pratiche ed immediate per ridurre la propria produzione di rifiuti. Purtroppo però, nonostante questi negozi siano indispensabili per una transizione ecologica profonda, ad oggi non hanno ancora ricevuto il piccolo compenso stanziato nel 2021”. Anche per questo la campagna “Ma quanto sei sfuso/a?” mira a sensibilizzare anche i decisori politici, affinché il sistema Paese rivolga una maggiore attenzione a questi temi e a queste pratiche sempre più necessarie.
Il questionario della campagna “Ma quanto sei sfuso/a?” è disponibile a questo link.
Bastano due minuti per partecipare e aiutarci a diffonderlo!
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