Lo hanno chiamato Choose to Reuse Bill: è una nuova proposta di legge che, se approvata, imporrebbe a ristoranti e fast food di New York di offrire ai clienti la possibilità di scegliere contenitori riutilizzabili. Infatti, se cercare di non pesare sul Pianeta è una scelta, fare la cosa giusta non può essere responsabilità solo del consumatore e allora ben vengano leggi che impongono alle aziende di fare la loro parte.
Il disegno di legge, presentato da alcuni membri democratici del consiglio comunale, si applicherebbe a tutti i ristoranti fast-casual con 10 o più sedi. I ristoranti sarebbero tenuti a fornire, su richiesta, contenitori per alimenti riutilizzabili e della cui raccolta e pulizia sarebbero responsabili dopo la restituzione da parte del cliente.
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Asporto che problema
La città di New York produce oltre 14 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, quasi 40 mila al giorno e, di questi, i contenitori per il cibo da asporto rappresentano una porzione significativa del totale. Secondo l’Environmental Protection Agency, a livello nazionale, le confezioni per alimenti rappresentano quasi il 50 per cento dei rifiuti prodotti ogni giorno dagli americani. Per New York non esistono stime ufficiali, ma basta vedere cosa si accumula dentro e fuori i cestini agli angoli delle strade, per immaginare che la percentuale qui possa essere anche maggiore. In una città che si è data l’obiettivo di arrivare a mandare zero rifiuti in discarica entro il 2030 e dove allo stesso tempo la maggior parte delle persone inizia la giornata con un caffè in bicchiere usa e getta e la finisce con pasti consegnati a domicilio in contenitori altrettanto usa e getta, il problema è urgente.
Per questo i promotori del disegno di legge ritengono sia necessario partire dalle catene di fast food e stimano che la loro proposta, nel corso di un anno, potrebbe far evitare l’utilizzo di quasi un miliardo di contenitori monouso per alimenti. Rispetto alle alternative monouso, si stima che gli imballaggi riutilizzabili riducano le emissioni di anidride carbonica di circa l’85% sull’intero ciclo di vita del prodotto. Secondo il testo di legge, i ristoratori avrebbero l’obbligo di offrire le due opzioni ai clienti che poi sarebbero invitati a restituire i contenitori e le posate (i bicchieri sono al momento esclusi dalla proposta) tramite corrieri partner, che li ritirerebbero a domicilio o, di persona, utilizzando appositi recipienti a disposizione nei punti vendita partecipanti. I ristoranti non adempienti verrebbero multati per 100 dollari alla prima infrazione, per 200 alla seconda e così via.
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Esperimenti al fast-food
La proposta è attualmente all’esame della commissione per l’igiene e la gestione dei rifiuti solidi del Consiglio di New York City e dovrebbe essere votata dal Consiglio comunale nei prossimi mesi. Se approvata, entrerebbe in vigore nel 2024. Il disegno di legge è stato accolto con reazioni contrastanti da parte dell’industria della ristorazione dove c’è preoccupazione riguardo ai costi dei contenitori e delle operazioni di raccolta e pulizia. Tuttavia, esperimenti in questo senso ce ne sono già diversi, soprattutto nell’ambito delle consegne a domicilio (ve ne avevamo parlato in un articolo di qualche tempo fa). Esistono diverse aziende private che, con modelli più o meno simili, mettono a disposizione dei ristoranti contenitori riutilizzabili e consentono all’utente, quando ordina a domicilio, di scegliere un ristorante che preveda questa opzione.
Anche i due colossi della ristorazione veloce McDonald’s e Burger King hanno sperimentato un simile programma pilota: per un periodo di tempo limitato, nel 2021, in alcune delle loro sedi le due catene hanno offerto bicchieri e contenitori per hamburger riutilizzabili, in collaborazione con il programma Loop di Terracycle (ne avevamo accennato qualche tempo fa) che si occupava di raccogliere, pulire e ridistribuire i contenitori. Per ogni confezione, ai clienti veniva addebitata una piccola somma a titolo di deposito che poteva essere recuperata restituendo il contenitore attraverso la app o in un punto di raccolta.
Modelli come questi, tuttavia, si basano sull’adesione volontaria da parte dei ristoratori e, per il consumatore, la scelta del riuso rappresenta un passaggio in più che richiede una certa dose di buona volontà. Al momento, esperimenti di questo genere sono ancora lontani dal fare la differenza. Una legge che imponga la doppia opzione potrebbe aiutare, ma sarebbe bello immaginare che al consumatore attento che sceglie il contenitore riutilizzabile, questa opzione anziché costare di più (seppure temporaneamente), costasse invece meno, poiché così facendo il consumatore non solo non contribuisce a creare rifiuti, ma fa risparmiare risorse.
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