“A Sud nasce vent’anni fa con l’idea di accendere un faro sulle conflittualità ambientali generate dal modello estrattivista nelle comunità dei Sud del mondo. In questi 20 anni di Sud ne abbiamo incontrati molti anche nei nostri Nord, e verso queste aree, spazi geografici e luoghi simbolici di oppressione abbiamo volto il nostro sguardo, con l’intenzione di denunciare le responsabilità storiche e di generare risposte e soluzioni partendo dal basso”. Intercettare Laura Greco, la presidente di A Sud, per chiederle di commentare i primi 20 anni dell’associazione ambientalista che ha contribuito a fondare non è facile. Incontri a cui partecipare (online e dal vivo), progetti da organizzare, report da scrivere: la vita di chi lavora nel terzo settore sa essere complessa e faticosa.
E in questi giorni ad A Sud c’è pure un compleanno da celebrare. Arrivare a festeggiare il traguardo dei 20 anni, per una piccola realtà molto selettiva nei contributi da accettare e nelle collaborazioni da avviare, non è scontato. Per questo motivo dentro la sede dell’organizzazione che si definisce “’ecologista indipendente, radicale, orizzontale, femminista”, nel quartiere del Pigneto a Roma, si respira un’aria frenetica. Il giorno stabilito per la festa è il 16 giugno. Alla sede del csoa ex Snia, che si affaccia sulla Prenestina, a partire dalle ore 17 si alterneranno dibattiti, laboratori per per bambinə, stand-up comedy e teatro, musica e dj-set. Con la voglia di proiettarsi sin da ora ai prossimi 20 anni.
“Lottare per la giustizia ambientale – spiega ancora Laura Greco – è stato ed è per noi da sempre la spinta per garantire il diritto alla vita e al futuro di tutte le specie che abitano il pianeta, contro logiche di dominazione culturale ed economica che rischiano di orientare le false soluzioni alla conversione ecologica perpetuando gli errori di un sistema fondato sull’accumulazione e non sull’armonia e la convivenza tra esseri viventi ed ecosistemi”.
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Una storia che parte dall’America Latina
In giro per il mondo, a dialogare con realtà sociali, associazioni, comitati, singole persone, istituzioni: così A Sud in questi 20 anni ha creato la propria identità, affermandosi come una delle organizzazioni più riconosciute sui temi ambientali. Tutto nasce nel 2003, come si apprende dal nuovo sito di A Sud, “dall’incontro di attivisti e attiviste che per ragioni diverse avevano scelto l’America Latina come territorio da attraversare, per cui lavorare e da cui imparare”. La miccia è la costruzione dell’oleodotto OCP, lungo quasi 500 chilometri, che taglia in due l’Amazzonia. A un progetto estrattivista così impattante, in cui è coinvolta pure l’allora Agip (ora ENI), si oppongono le comunità locali e coloro che diventeranno le prime attiviste e i primi attivisti di A Sud.
“Per dieci anni – si legge sul sito di A Sud – abbiamo calcato senza sosta le strade di Colombia, Bolivia, Ecuador e Messico lavorando con comunità indigene e organizzazioni di base in battaglie contro mega progetti estrattivi, infrastrutture, privatizzazioni. Lo abbiamo fatto con le relazioni e il supporto politico, le campagne e la cooperazione. Progetti decisi dalle comunità, senza cooperanti espatriati, mirati a rafforzare le realtà locali”.
Quel patrimonio di esperienze e relazioni viene traslato anche in Italia fino a diventarne un modello. Se nel 2007 viene lanciato il primo “atlante dei conflitti ambientali nei Sud del mondo”, pochi anni dopo, nel 2015, questa mappatura partecipata diventa “l’atlante italiano dei conflitti ambientali”, in cui a documentare le criticità dei territori sono le stesse persone che li vivono. Da Veritas, il progetto di epidemiologia popolare attuato nella Terra dei Fuochi con l’obiettivo di verificare il nesso di causalità tra manifestazione di patologie tumorali e presenza di sostanze tossiche nell’ambiente circostante, alle campagne di sensibilizzazione sulla giustizia climatica avviate sin dal 2009, quando il tema non era così all’ordine del giorno e le COP erano appuntamenti per pochi; dal progetto Fossil Free School, che intende avviare nelle scuole dei territori in cui opera ENI una didattica alternativa alla presenza fossile, al portale di e-learning denominato Training for change, per offrire contenuti live o on demand.
Ma ci vorrebbe comunque troppo spazio per raccontare tutti i progetti avviati da A Sud in questi 20 anni, e per questo rimandiamo alla pagine del sito dell’associazione che li racconta tutti (o quasi). Qui ci limitiamo a segnalare un conflitto d’affetto, più che di interesse. Dopo anni passati a contrastare le logiche estrattiviste, A Sud ha deciso di raccontare e promuovere l’alternativa, vale a dire l’economia circolare. Lo ha fatto nel 2017 con il primo “atlante italiano dell’economia circolare”, grazie alla collaborazone delll’ex consorzio Ecodom. Un’esperienza particolarmente apprezzata che poi, col supporto del sistema multiconsortile Erion, ha dato vita nell’ottobre 200 al lancio della testata online dedicata completata al tema, appunto EconomiaCircolare.com.
E allora viene proprio da augurarci di percorrere altri 20 anni insieme.
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