Il 2023 si è concluso con un grande passo avanti nel diritto alla riparazione. Parlamento europeo e Consiglio europeo hanno adottato la loro posizione negoziale sulla direttiva presentata dalla Commissione Ue lo scorso marzo sulle nuove norme per rafforzare il diritto alla riparazione e ridurre l’impatto ambientale del consumo di prodotti elettronici. A dicembre sono iniziati i colloqui tra le due istituzioni europee che porteranno all’adozione congiunta della direttiva nei prossimi mesi.
In breve, la direttiva incentiva i consumatori a prolungare la vita di prodotti tecnologici come aspirapolvere, lavatrici o smartphone, mentre oggi quando si rompono o sono difettosi è più facile sostituirli con un prodotto nuovo rispetto a farli riparare, soprattutto se la garanzia legale è scaduta. Le misure dell’Unione europea comprendono da un lato gli incentivi per i consumatori, dall’altro garantiscono loro una serie di diritti per rendere la riparazione davvero possibile. Tutto ciò, nei piani dell’Unione europea, a sua volta stimolerà il settore delle riparazioni, ridurrà i rifiuti elettronici e promuoverà modelli di business più sostenibili.
Leggi anche: Sul diritto alla riparazione la normativa Ue promette ma ancora non mantiene
Il contenuto della direttiva sul diritto alla riparazione
Tra questi diritti, i principali sono il diritto dei consumatori di chiedere la riparazione per i prodotti tecnicamente riparabili a norma del diritto dell’UE. Durante il periodo di garanzia legale, i venditori saranno tenuti a dare priorità alla riparazione se è più conveniente o se costa quanto la sostituzione del prodotto, a meno che non risulti impossibile o disagevole per il consumatore.
È previsto l’obbligo per i produttori di informare i consumatori in merito ai prodotti che sono tenuti per legge a riparare attraverso un modulo europeo di informazioni sulla riparazione, che i consumatori possono chiedere a qualsiasi riparatore. L’obiettivo è migliorare la trasparenza delle condizioni di riparazione e dei prezzi di ricambio, favorendo la concorrenza.
Con lo stesso scopo di facilitare la riparazione, è prevista la creazione di piattaforme online nazionali per mettere in contatto i consumatori con i riparatori della zona, permettendo ai cittadini di avere una panoramica delle condizioni di riparazione di ciascun dispositivo, comprese le informazioni sul riparatore, il prezzo massimo e il tempo necessario, ed essere così in grado di confrontare diverse offerte.
Leggi anche: Riciclare metalli preziosi dagli smartphone: la sfida tra nuove tecnologie e buone pratiche
Il mandato del Consiglio europeo e le proposte di modifica al testo
L’obiettivo è riuscire ad adottare la direttiva prima delle elezioni europee di giugno 2024, che potrebbero modificare l’assetto della maggioranza nel Parlamento europeo, anche se il Consiglio europeo, espressione degli Stati nazionali, ha approvato in linea generale il testo della Commissione. I timori erano di un annacquamento del testo del Parlamento, che in parte è avvenuto nella dilatazione di sei mesi di tempo concessi in più alle imprese per adeguarsi ai nuovi requisiti.
Tuttavia, non ci sono stati ulteriori stravolgimenti ma solo puntuali modifiche. Il mandato del Consiglio europeo “sostiene gli obiettivi generali della direttiva” e “impone ai fabbricanti di effettuare le riparazioni entro un lasso di tempo ragionevole e, a meno che il servizio non sia fornito gratuitamente, a un prezzo ragionevole affinché i consumatori non siano dissuasi dall’esercitare i propri diritti”, in linea con i principi della direttiva.
Per ridurre gli oneri burocratici ai piccoli riparatori, solo quelli che hanno l’obbligo giuridico di effettuare la riparazione dovranno fornire su richiesta il modulo UE standard sulla riparazione. Per tutti gli altri riparatori, la messa a disposizione del modulo rimane volontaria. Per i riparatori che lo forniscono, le condizioni stabilite nel modulo saranno vincolanti. Il modulo deve essere fornito gratuitamente, sebbene sia possibile chiedere al consumatore di pagare il costo del servizio diagnostico. Secondo la posizione del Consiglio, le informazioni fondamentali contenute nel modulo saranno valide per 30 giorni di calendario, ma il consumatore e il riparatore potranno concordare una proroga del termine.
Inoltre, il Consiglio propone una piattaforma europea online unica per la riparazione progettata e gestita a livello europeo, anziché 27 piattaforme nazionali per facilitare i servizi transfrontalieri.
L’ecodesign è l’altra faccia della medaglia del diritto alla riparazione
C’è poi da considerare come la direttiva sul diritto alla riparazione debba integrarsi a un altro intervento normativo su cui sta lavorando in parallelo l’Unione europea, ovvero il regolamento Ecodesign. Il regolamento per la progettazione ecocompatibile, infatti, affronta il tema della riparabilità dal lato dell’offerta, in particolare per quanto riguarda i requisiti di progettazione del prodotto e la disponibilità di pezzi di ricambio.
“La progettazione ecocompatibile finora si era concentrata sui prodotti legati all’energia, di cui otto, come televisori, display elettronici, lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi erano coperti da requisiti di riparabilità”. Adesso, spiega Davide Polverini, policy officer della Commissione europea alla Direzione generale energia, intervenuto in un webinar organizzato dall’associazione Right to Repair per commentare le recenti normative Ue “il nuovo regolamento Ecodesign amplierà progressivamente la copertura dei gruppi di prodotti, compresi i requisiti di riparabilità, ad esempio per tablet e smartphone”.
Il funzionario Ue entra nel dettaglio su come la combinazione tra right to repair e ecodesign “tra le più avanzate normative in tema di riparabilità” influirà sui consumatori europei fissando requisiti sul design di prodotto e l’affidabilità: “Il dispositivo deve essere resistente alle cadute accidentali, il display deve essere resistente ai graffi e il dispositivo deve essere protetto dall’ingresso di polvere e acqua. Esistono requisiti minimi sulla durata della batteria: deve essere in grado di resistere a mille cicli di ricarica. I produttori devono garantire la disponibilità di aggiornamenti di sicurezza e funzionalità per un minimo di cinque anni dalla fine della commercializzazione del prodotto”.
Deve cambiare il design dei prodotti e dei pezzi di ricambio
Secondo Thea Kleinmagd, di Fairphone, i produttori “devono fare un passo indietro, perché dieci anni fa i telefoni erano più semplici da riparare”. Essenzialmente per un aspetto principale: la batteria. “Poi c’è stata una corsa a rendere gli smartphone sempre più leggeri e snelli, e ciò ha portato i produttori a incollare insieme più parti del telefono. In questo modo riparare la batteria è diventata un’operazione possibile solo per i riparatori professionisti, facendo lievitare i costi di riparazione”.
“Non sono solo le batterie gli unici pezzi di ricambio che oggi sono assemblati insieme”, aggiunge Claire Darmon di Swappie, azienda di telefoni ricondizionati. Questo, peraltro, rende la riparazione più complicata perché c’è il rischio maggiore di danneggiare alcune componenti del telefono, mentre il consumatore, se si rompe solo una parte, è comunque obbligato ad acquistare il pezzo di ricambio completo, in entrambi i casi con una spesa maggiore”.
Adesso che la Commissione europea con la direttiva Right to Repair incoraggia la riparazione fai da te, dovrà cambiare la progettazione dei pezzi di ricambio, conferma Davide Polverini: “I pezzi di ricambio devono essere forniti singolarmente e non assemblati assieme, salvo poche eccezioni, mentre la batteria deve essere resa disponibile anche per i consumatori finali e non solo ai riparatori professionisti”.
Più in generale, tutti i pezzi di ricambio devono essere di facile reperibilità: “Nella direttiva sono previsti obblighi per la messa a disposizione di pezzi di ricambio per i primi cinque anni entro cinque giorni lavorativi, nei restanti anni dieci giorni lavorativi, e l’obbligo di indicare sul sito ad accesso libero il prezzo indicativo dei pezzi di ricambio”, precisa il funzionario Ue.
Leggi anche: E se il nostro smartphone durasse 10 anni? Le richieste di Right to Repair e il modello Fairphone4
Rendere la riparazione più conveniente è fondamentale
“Avere pezzi di ricambio ha poco senso, se poi i costi sono proibitivi”, taglia però corto Ugo Vallauri di Right to Repair Europe. Quello dei prezzi è, evidentemente, l’altro tema cruciale che regge l’intera impalcatura del diritto alla riparazione se si vuole incoraggiare i cittadini a aggiustare i telefoni. Tuttavia, poiché le norme sulla concorrenza e il libero mercato vietano prezzi calmierati, gli strumenti con cui l’Ue vuole abbassare la spesa sono essenzialmente la trasparenza e la concorrenza, oltre agli incentivi ai cittadini come ha proposto il Parlamento europeo: “Attraverso l’indice di riparabilità nelle etichette e l’inserimento dei prezzi in un database pubblico, i cittadini potranno filtrare i prodotti al di sotto o al di sopra di un certo valore e di classe di riparazione”, anticipa Davide Polverini.
Inoltre, “affinché i consumatori scelgono la riparazione, devono avere fiducia nella sua qualità e per ottenerlo dobbiamo promuovere la qualità stessa dei servizi di riparazione, garantendo maggiore concorrenza sul mercato tra i fornitori di servizi indipendenti e le riparazioni affiliate”, ritiene Clare Darmon. Per migliorare il settore della riparazione, la Commissione europea vorrebbe favorire sviluppo di uno standard europeo volontario di qualità per i servizi di riparazione. Tale standard potrebbe includere aspetti che influenzano le decisioni dei consumatori nella scelta, come il tempo necessario la riparazione, la disponibilità di prodotti sostitutivi, servizi accessori come rimozione, installazione e trasporto offerti dai riparatori.
Leggi anche: “Una vita per il diritto alla riparazione”. Incontro con l’attivista Usa Gay Gordon-Byrne
© Riproduzione riservata