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venerdì, Novembre 15, 2024

Sfide e opportunità per il riciclo delle materie prime critiche in Italia

Non solo estrazioni: le materie prime critiche necessarie per la transizione ecologica e digitale sono ottenibili anche col riciclo. Ma qual è la situazione attuale degli impianti in Italia? Una ricerca del progetto Training for circularity fa il punto. "Risulta necessaria innanzitutto una semplificazione della normativa"

Vittoria Moccagatta
Vittoria Moccagatta
Classe 1998. Laureata in filosofia all'Università degli Studi di Torino, è una borsista Training for Circularity WEEE Edition presso il CDCA. Co-fondatrice di startup nell'ambito dell'agricoltura sostenibile, è stata una ricercatrice per il progetto "Torino città solidale e sostenibile"

Le materie prime critiche sono risorse a rischio di approvvigionamento nelle catene di fornitura europee. Litio, tungsteno, fosforo e cobalto: sono soltanto alcune di queste materie che risultano fondamentali per lo sviluppo economico dei settori strategici delle energie rinnovabili, della mobilità elettrica, dell’elettronica, dell’aerospazio e della difesa. Poiché si tratta di risorse scarse e concentrate in pochi Paesi, l’economia circolare gioca un ruolo fondamentale per il loro recupero e riutilizzo, anche se esistono ancora barriere molto complesse da superare di natura sociale, economica, geografica e infrastrutturale, nonché relative all’interconnessione di questi aspetti tra di loro.

Per contribuire a superare le barriere economiche e infrastrutturali, la ricerca condotta dalla borsista Fiore Montini, con la supervisione delle ricercatrici dell’ENEA Roberta De Carolis e Federica Forte, ha indagato quali fossero le materie prime critiche e/o strategiche rilevanti nelle filiere di produzione italiane oltre che le buone pratiche di economia circolare messe in campo per recuperarle nel contesto della filiera italiana delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. La ricerca fa parte del progetto “Training for Circularity – Borse di Studio (WEEE Edition)” promosso dal Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali in collaborazione con Erion WEEE ed ENEA – Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali.

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Il fabbisogno di rame e litio

ICESP è la piattaforma italiana degli attori per l’economia circolare promossa da ENEA come iniziativa speculare e integrata a ECESP, che agisce a livello europeo, con l’obiettivo di diffondere la conoscenza dell’economia circolare, mapparne le buone pratiche e favorire il dialogo multistakeholder. Agli attori di ICESP – in particolare a quelli del ristretto sottogruppo tematico delle apparecchiature elettriche ed elettroniche – è stato sottoposto un questionario per identificare quali fossero le materie prime critiche e/o strategiche essenziali alla loro attività economica, i prodotti in cui vengono utilizzate e i Paesi da cui l’Italia dipende per l’importazione. Un lavoro, questo, che è stato di supporto anche alle attività previste dal Tavolo Tecnico Materie Prime Critiche.

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Figura 1: Risultati del questionario rivolto agli stakeholder di ICESP

I risultati in figura 1 mostrano al secondo posto il rame (20%) che, pur non essendo considerato critico, è fondamentale a livello mondiale perché impiegato nella produzione e distribuzione di energia, nei circuiti, nei cablaggi, nei contatti dell’elettronica di consumo e non solo. La presenza del litio al primo posto (24%) invece non stupisce, dal momento che è una materia prima critica e strategica al centro dell’attenzione internazionale, con una domanda prevista in crescita di cinque volte entro il 2030. Le batterie agli ioni di litio, per esempio, grazie alla loro elevata densità energetica e lunga durata, sono i dispositivi di accumulo di energia più versatili per l’elettronica di consumo. Tuttavia, in Europa esistono criticità significative legate al suo approvvigionamento a causa della mancanza di impianti di raffinazione. Di conseguenza, le batterie usate potrebbero diventare la principale, se non l’unica, fonte di litio riciclato: ma sono attualmente oggetto di pratiche di economia circolare?  E per quanto riguarda il rame, un metallo che può essere riciclato senza perdita di qualità, viene effettivamente riutilizzato?

L’economia circolare in pratica

Per comprendere se in Italia e in Europa esistano delle pratiche di economia circolare che facilitino il recupero e il riutilizzo delle materie prime critiche è stata svolta un’analisi di circa 210 buone pratiche di ICESP e oltre 750 di ECESP, raccolte e organizzate in base al Paese in cui sono localizzate, al settore e alle aree principali.

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Figura 2: Buone pratiche di ECESP per area

Come mostra la figura 2, le buone pratiche presenti nella piattaforma ECESP sono maggiormente localizzate in Italia (16%), in Spagna (12,4%), in Olanda (11,9%), in Belgio (8,7%), in Francia (8%) e in Germania (7,6%), mentre le restanti si trovano anche in Paesi extraeuropei. Le buone pratiche inerenti alle materie prime critiche che questa piattaforma raccoglie sono solamente 18 e riguardano il riutilizzo di terre rare, metalli del gruppo del platino, silicio, cobalto, rame e magnesio.

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Figura 3: Key areas in ICESP

Riguardo l’analisi della piattaforma ICESP secondo le aree chiave della figura 3, non sono state individuate buone pratiche per il recupero di materie prime critiche nel settore delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Al momento della consultazione, avvenuta il 22 settembre 2023, le pratiche presenti, inerenti al riutilizzo di rame e fosforo, si riferivano esclusivamente ai settori della costruzione e demolizione e dell’agroalimentare.

Ostacoli e prospettive per l’Italia

L’Italia importa il 99% delle materie prime critiche dall’estero e, per quanto riguarda la filiera delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, sul territorio nazionale non sono presenti impianti per il loro recupero da fonti secondarie né buone pratiche di economia circolare. La ragione è da rintracciare nel fatto che, spiega Fiore Montini, “il recupero delle materie prime critiche in Italia incontra ostacoli di natura infrastrutturale, economica e commerciale, normativa e procedurale: mancano le infrastrutture volte al recupero dei materiali, il quadro regolatorio è articolato e il rilascio di autorizzazioni ha tempistiche non competitive e quindi non economicamente vantaggiose. Risulta quindi necessaria innanzitutto una semplificazione della normativa con riferimenti immediati e comprensibili, ma anche degli schemi semplificati dei flussi materici derivanti dalla proiezione delle catene del valore sul territorio e, non ultimo, il monitoraggio dell’azione delle amministrazioni locali tramite KPI”.

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