Dall’11 al 22 novembre, i rappresentanti di 198 paesi si riuniscono a Baku, in Azerbaigian, per il ventinovesimo appuntamento annuale della Cop. La conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha l’obiettivo di valutare l’impatto del cambiamento climatico e definire delle misure specifiche per contrastarlo.
Questo evento è dunque d’importanza fondamentale. Durante la conferenza infatti i Paesi prendono delle decisioni che hanno effetti cruciali sul futuro dell’ambiente e degli esseri viventi presenti sul pianeta. Per questa ragione, è importante che le premesse a questo confronto siano il più trasparenti possibile, in particolare sulle posizioni di chi viene chiamato per discutere di transizione ecologica e soluzioni per ridurre l’impatto del cambiamento climatico.
Trasparenza e accrediti alle Cop
I paesi firmatari infatti hanno la possibilità di accreditare chi ritengono più opportuno. Inviti che fino a due anni fa avvenivano in un quadro di totale assenza di trasparenza. Dalla Cop 28 però è entrato in vigore l’obbligo per i partecipanti di dichiarare la realtà che rappresentano, cosa che ha portato a comprendere meglio quanto la conferenza sia permeata dalla presenza di portatori di interesse dei grandi inquinatori. Stando alle stime iniziali della campagna Kick the big polluters out, per la Cop 26 di Glasgow si attestavano a 503, mentre per la Cop 27 di Sharm el-Sheikh raggiungevano i 636. I dati effettivi sull’ultima Cop 28, quella che ha avuto luogo a Dubai, mostrano invece dei numeri molto più alti: sono in tutto 2.456 le persone che hanno una connessione con il mondo del fossile.
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L’influenza dei lobbisti e la campagna Clean the Cop
Una tale presenza di lobbisti assume profili preoccupanti se si considera l’influenza che questi possono avere all’interno della Cop. Le trattative su misure chiave per il futuro del pianeta non possono essere influenzate da trattamenti di favore nei confronti di aziende che hanno ancora tra i loro principali guadagni l’estrazione e la produzione energetica da fonti fossili. La loro presenza all’interno delle Cop insomma può frenare i governi nell’assumere decisioni essenziali in materia di transizione ecologica.
Per questo Openpolis, assieme a EconomiaCircolare.com e A Sud, promuove la campagna Clean the Cop! con l’obiettivo che alle conferenze sul clima non siano invitate persone che difendono interessi contrari alla transizione ecologica.
È quindi fondamentale chiedere maggiore trasparenza al governo. Infatti se si ritiene che questi siano i soggetti più adatti in quel contesto alle trattative, è necessario che ci sia un’assunzione di responsabilità e si forniscano spiegazioni sulle motivazioni che hanno portato a queste preferenze.
Per la Cop in corso, si tratta di informazioni che ad oggi sono arrivate ma in ritardo, nonostante le richieste presentate in Parlamento. Ci si aspetta però che dalla Cop 30 di Belem queste questioni vengano discusse con ampio anticipo, in modo da favorire il dibattito pubblico e la discussione all’interno delle aule parlamentari. È questo infatti il luogo più opportuno in cui l’esecutivo può spiegare le ragioni per cui ritiene appropriata la presenza dei portatori d’interesse del fossile all’interno della conferenza sul clima.
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