giovedì, Novembre 6, 2025
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SPECIALE | Trattato sulla Plastica
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Dopo quasi tre anni di trattative, siamo qui a raccontarvi l’ennesimo fallimento nel cammino – ancora realizzabile? – verso un trattato globale vincolante conto l’inquinamento da plastica.  Quando vi scriviamo è stato da poco certificato l’ennesimo nulla di fatto della sessione (la sesta) dal Comitato intergovernativo di negoziazione (INC-5.2) incaricato di redigere e approvare il trattato. La responsabilità è sulle spalle di una minoranza di blocco di Paesi produttori di plastica e di carburanti fossili che avrebbero voluto un accordo ridotto alla sola corretta gestione dei rifiuti. 

Come sa bene chi legge EconomiaCircolare.com la plastica è uno dei simboli più evidenti dell’economia lineare, soprattutto nella pratica smodata dell’usa e getta. Uno dei simboli più tossici, se si considerano le centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti finite nei mari e negli oceani di tutto il mondo (per non parlare di quelli dispersi nelle città e nelle campagne); e poi le nano e microplastiche, ormai ubiquitarie dentro e fuori di noi, e, ancora, gli additivi nocivi usati nella produzione dei polimeri e rilasciati anche durante l’uso dei prodotti in plastica, dai giocattoli agli imballaggi alimentari. 

Se il riciclo della plastica è ancora qualcosa di marginale, dall’altra bisogna ammettere che la riduzione della produzione – al vertice della gerarchia dei rifiuti adottata da anni a livello europeo – è altrettanto elitaria.

Da più parti dunque negli ultimi anni si è fatta sempre più forte l’esigenza di decisioni importanti assunte a livello globale. Per questo motivo è stata salutata come storica la decisione risalente a marzo 2022 con il quale il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) ha ufficializzato la convocazione di un Comitato intergovernativo di negoziazione (INC) per sviluppare uno strumento giuridicamente vincolante che affronti l’intero ciclo di vita della plastica entro il 2024. Uno strumento globale e giuridicamente vincolante che dovrebbe affrontare la plastica attraverso un approccio sistemico.

“Quando affrontiamo i problemi ambientali sentiamo spesso parlare di approccio sistemico. I documenti preparatori diffusi dalle Nazioni Unite in vista dell’incontro di fine novembre vanno proprio in questa direzione. Il problema delle plastiche – ha scritto per noi Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – non viene inquadrato come una semplice gestione di rifiuti, ma è una questione che riguarda il loro intero ciclo di vita: dall’estrazione dei combustibili fossili necessarie a produrle, al design e fabbricazione degli oggetti, fino al loro smaltimento. Di conseguenza nei documenti diffusi finora si fa riferimento, oltre che alla dispersione di plastiche e microplastiche nell’ambiente e nei mari, anche agli impatti climatici, sulla biodiversità e la perdita di servizi ecosistemici”.

Prima di arrivare allo stallo dei giorni scorsi, in questi due anni e mezzo abbiamo seguito le lunghe e complesse fasi di negoziazione, illustrato le parti in gioco e analizzato i motivi dello stallo nell’adozione del Trattato sulla plastica. Abbiamo raccontato come l’ostruzionismo di una minoranza (soprattutto i Paesi arabi produttori di petrolio, gli USA e la Russia) hanno reso impossibile sapere se il 2025 sarà l’anno giusto per un trattato ambizioso che finalmente fornisca un quadro normativo in cui gestire il problema plastica, lungo tutto il ciclo di vita; o se il lavoro delle lobby porterà ad un accordo al ribasso.

Sono tutte tessere che trovate  in questo Speciale, che continueremo ad aggiornare per monitorare e approfondire tutto ciò che ruota attorno al Trattato e all’inquinamento da plastica.

Andrea Turco

© Riproduzione riservata

aggiornato il 13 agosto 2025

ultimo aggiornamento il 19 agosto 2025

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