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domenica, Febbraio 9, 2025

Poca e ancor meno finanziata: il triste destino dell’economia circolare nel PNRR

Grazie alle informazioni diffuse dalla Fondazione Openpolis è possibile conoscere i dati dei soldi spesi finora e della percentuale degli avanzamenti in merito al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Sull’economia circolare l’Italia è parecchio indietro: a restare in stand-by sono anche quasi tutti i 173 “progetti faro”

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista freelance. Ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane - I Quaderni de L’Ora, radio100passi, Palermo Repubblica, MeridioNews - e nazionali. Nel 2014 ha pubblicato il libro inchiesta “Fate il loro gioco, la Sicilia dell’azzardo” e nel 2018 l'ibrido narrativo “La città a sei zampe”, che racconta la chiusura della raffineria di Gela da parte dell’Eni. Si occupa prevalentemente di ambiente e temi sociali.

A che punto è in Italia l’attuazione del PNRR , il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che dovrebbe favorire la ripresa post-Covid del nostro Paese? È la domanda che da anni pone la Fondazione Openpolis, che trasforma i dati in notizie ed analisi. Dopo un anno dalla prima richiesta di accesso civico per conoscere i dati sull’avanzamento di spesa per i progetti, inoltrata al portale governativo Italia Domani, e numerose altre richieste e appelli da parte della società civile nonché varie interrogazioni parlamentari, finalmente Openpolis lo scorso 3 febbraio è stata in grado di pubblicare un elenco completo dei soldi spesi finora e lo stato di avanzamento dei quasi 270mila progetti che dovrebbero essere finanziati con i 191,5 miliardi di euro del fondo Next Generation Eu.

Un atto di trasparenza che è vitale, considerando che la scadenza fissata per l’ottenimento dei fondi è il 30 giugno 2026. A quella data, a meno di rimodulazioni della Commissione europea, i lavori dovranno essere completati. Ma le previsioni indicano che sarà impossibile rispettare tale scadenza per molti progetti. Fino all’altro ieri, in ogni caso, si poteva parlare di stime e di deduzioni. 

Ora, invece, i dati diffusi da Openpolis sono una prova tangibile dei timori degli scorsi mesi. “Al 13 dicembre scorso, data dell’ultimo rilascio trimestrale dei dati su Italia Domani – scrive la Fondazione – la spesa effettiva delle risorse ammontava a 58,6 miliardi di euro, meno di un terzo del totale previsto dal piano, pari a 194,4 miliardi (…) Si tratta di una conferma, rispetto alle difficoltà e ai ritardi che abbiamo denunciato negli ultimi mesi, che contraddice il tono trionfalistico sul Pnrr della presidente del consiglio Giorgia Meloni e dell’ex ministro Raffaele Fitto, oggi diventato commissario europeo”. 

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Se è vero che nella percentuale di completamento delle riforme, richieste dall’Unione Europea per l’ottenimento dei fondi, l’Italia è messa bene – siamo al 79,54% rispetto al previsto 85%, e se è vero che c’era quasi più timore su questo aspetto che sulla spesa, il 30,14% di spesa effettiva è un dato enorme: vuol dire che in un anno e mezzo l’Italia dovrà essere capace di spendere più del doppio di quello che ha speso in tre anni. 

Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. È quel che abbiamo fatto con l’economia circolare, che si trova all’interno del macrotema della transizione ecologica. Qui i dati, se possibile, sono ancora più sconfortanti.

Leggi anche: Il PNRR non è così green come dice di essere

L’economia circolare nel PNRR non se la passa bene

Di come il PNRR italiano abbia destinato all’economia circolare appena l’1% delle risorse abbiamo detto, per cui non ci torneremo. Così come abbiamo già parlato della delusione di operatori e figure esperte sul fatto che, nei primi bandi per l’assegnamento delle risorse in questo ambito, i ministeri (soprattutto Ambiente e Imprese) abbiano privilegiato gli impianti tradizionali e non le innovazioni. Ora però, grazie alla meritoria diffusione di dati di Openpolis abbiamo qualche elemento in più. 

Innanzitutto lascia sconcertati il fatto che cliccando le parole “economia circolare” nel motore di ricerca del PNRR i risultati siano appena 3 (anche se, ci torneremo, in realtà gli aspetti legati all’economia circolare sono più numerosi). Si tratta di due investimenti e una riforma. Per quel che riguarda la riforma è la nota, almeno per chi legge il nostro portale, “strategia nazionale per l’economia circolare” (qui per saperne di più). Il completamento della misura, che aggiorna la vecchia versione risalente addirittura al 2017, risulta oggi all’80% mentre alla fine di questo trimestre dovrebbe risultare al 95,71%. Entro il quarto trimestre di quest’anno dovrebbe entrare in vigore una delle indicazioni più ambiziose, cioè la raccolta differenziata per le frazioni di rifiuti domestici pericolosi e i prodotti tessili, conformemente al piano d’azione per l’economia circolare. Ma il timore è che si possano sforare tali scadenze, specie quella che riguarda i rifiuti pericolosi, su cui da sempre l’Italia registra un’immensa fatica, tra enormi esportazioni all’estero e forte presenza illegale.

C’è poi la voce “sviluppo del biometano, secondo criteri per promuovere l’economia circolare”, alla quale l’Italia ha scelto di destinare ben 1,92 miliardi di euro. Una cifra notevole e che dovrà contribuire a fornire circa 2,3-2,5 miliardi di metri cubi di biogas, a fronte di un consumo di gas che nel 2024 si è attestato a poco più di 60 miliardi di metri cubi di gas. Al momento la spesa già realizzata per questa misura è dell’0%, anche se in questi anni il Gestore Servizi Energetici ha emanato ben cinque bandi per l’assegnazione di questi fondi (l’ultimo è scaduto il 17 gennaio).

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Ci sono inoltre i 600 milioni di euro previsti per i cosiddetti “progetti faro di economia circolare”, che dovranno potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di trattamento/riciclo contribuendo al raggiungimento dei seguenti target:

– 55% di riciclo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE);

– 85% di riciclo nell’industria della carta e del cartone; 

– 65% di riciclo dei rifiuti plastici (con riciclaggio meccanico, chimico, “Plastic Hubs”);

– 100% di recupero nel settore tessile (con “Textile Hubs”)

Attualmente, secondo i dati forniti dal portale Italia Domani, la spesa effettiva delle risorse PNRR per i progetti faro di economia circolare è di 97,5 milioni di euro, pari al 16,3% del totale, che nel frattempo è lievitato a 1,3 miliardi di euro complessivi. Dicevamo però che in ogni caso, anche se non espressamente prevista, l’economia circolare riguarda anche altri settori cruciali. Ne citiamo solo due, di cui abbiamo ampiamente discusso nel nostro portale: la gestione dei rifiuti e l’approviggionamento di materie prime critiche.

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Tuttavia anche in questi casi il nostro Paese è parecchio indietro rispetto alle scadenze. Particolarmente grave il ritardo sulle materie prime critiche. Non solo per via dei pochi fondi destinati – appena 50 milioni di euro – ma anche per via delle insufficienti misure adottate. Basti pensare che entro il secondo trimestre di quest’anno si attende ancora la pubblicazione della relazione sul fabbisogno futuro di materie prime critiche e il potenziale della progettazione ecocompatibile per ridurne la domanda. Vale a dire che mentre gli altri Stati corrono l’Italia si accinge ancora a fare i primi passi.

Leggi anche: Motivi e soluzioni dei ritardi legati al PNRR, secondo la Corte dei conti europea

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