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sabato, Luglio 27, 2024

PNRR, Corte conti UE: difficile dire se i piani nazionali di ripresa raggiungeranno gli obiettivi

Relazione della Corte dei conti europea: “Manca un quadro completo per sapere se i PNRR contribuiscono agli obiettivi, come ad esempio rendere l’economia europea più verde e più resiliente”

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Redazione EconomiaCircolare.com

Molti soldi (oltre 700 miliardi di euro complessivi), procedure molto complesse, eppure non sapremo se i Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR), nati in risposta alla pandemia di COVID-19, raggiungeranno gli obiettivi per i quali sono stati concepiti. La doccia fredda è arrivata ieri dalla Corte dei conti europea. “Il fondo dell’UE per la ripresa mette a disposizione degli Stati membri un ammontare di fondi senza precedenti, ma i cittadini devono sapere se gli obiettivi fondamentali del fondo sono raggiunte e in che modo vengono spesi i soldi – ha affermato Ivana Maletić, il Membro della Corte responsabile della relazione – “Siamo in una situazione paradossale: per il più ingente fondo dell’UE, che si affermava essere basato sulla performance, possiamo misurare i progressi compiuti ma non la performance stessa”.

Secondo la relazione speciale 26/2023 della Corte dei conti europea, il sistema di monitoraggio del dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF) “presenta debolezze tali da non permettere una misurazione della performance complessiva dello stesso”. Sebbene il sistema contribuisca a tener traccia dei progressi compiuti dagli Stati membri verso le riforme e gli investimenti che essi hanno accettato di effettuare in cambio di finanziamenti, “non fornisce un quadro completo delle modalità con le quali i progetti finanziati contribuiscono agli obiettivi dell’RRF, come ad esempio rendere l’economia europea più verde e più resiliente”.

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Il monitoraggio non misura i risultati

La struttura di monitoraggio della performance dell’RRF si basa su due componenti principali: traguardi e obiettivi, per tener traccia dei progressi compiuti dagli Stati membri relativamente a riforme e investimenti, e 14 indicatori comuni predefiniti, per monitorare il grado di ottenimento degli obiettivi dell’RRF. Tuttavia, la Corte ha constatato che “questi due elementi di monitoraggio non sono sufficienti per valutare la performance complessiva dell’RRF. Sebbene contribuiscano a tener traccia dei progressi compiuti nella realizzazione di riforme e investimenti, i traguardi e gli obiettivi sono soltanto fasi dell’attuazione (ad esempio, approvare una legge, selezionare progetti o firmare contratti) e sono largamente incentrati su ciò che i progetti finanziano (numero di persone che frequentano corsi di formazione, metri quadri ristrutturati, numero di veicoli elettrici acquistati) anziché sulla misurazione dei risultati (ad esempio, numero di persone impiegate, risparmi sul consumo di energia, riduzione delle emissioni di CO2)”. I risultati, si legge nella relazione, “non vengono misurati neanche dalla grande maggioranza degli indicatori comuni: spesso, questi ultimi non forniscono informazioni sufficienti su come i progetti sul campo contribuiscano agli obiettivi generali dell’RRF”.

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Indicatori e dati malcerti

A cosa si deve questa enorme lacuna? Al fatto che “alcune riforme ed alcuni investimenti, come ad esempio grandi riforme strutturali (economiche, del mercato del lavoro e del sistema giudiziario) o investimenti in infrastrutture e nel trasporto pubblico, non sono collegabili a nessun indicatore”. In aggiunta, “gli indicatori comuni riguardano solo parzialmente gli obiettivi dell’RRF, in quanto non vi è nessun indicatore che copra aree come lo Stato di diritto, il settore finanziario o l’imposizione fiscale

La Corte ha anche rilevato che “permangono rischi relativi all’attendibilità dei dati, specie per quel che concerne i destinatari ultimi dei finanziamenti”. Il quadro di valutazione online utilizzato dalla Commissione, secondo la relazione, “è fuorviante quanto al modo in cui vengono presentati i progressi compiuti nell’ambito dei sei pilastri. Poiché la Commissione non raccoglie dati sui fondi spesi dagli Stati membri, la sua rendicontazione sull’RRF è attualmente basata su stime”.
Per questo motivo la Corte “esorta la Commissione a migliorare la rendicontazione relativa all’RRF, ad esempio raccogliendo e comunicando dati sulle spese effettivamente sostenute, e a ideare un sistema di monitoraggio della performance vero e proprio per futuri strumenti di finanziamento non basati sulle spese sostenute”.

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