giovedì, Novembre 6, 2025

Siccità in Sardegna: più acqua persa che raccolta? I nodi irrisolti della gestione idrica

Con la primavera che sta sbocciando è importante prepararsi alla stagione estiva, che promette nuovamente di essere povera d'acqua. Specie per una regione come la Sardegna, dove si disperde più di metà dell'acqua. E dove diventa vitale estendere e migliorare il riutilizzo delle acque reflue. Tutti i dati da conoscere

Agnese Denaro
Agnese Denaro
Dottoranda in Scienze agrarie presso l'Università di Sassari e laureata in Scienze forestali e Scienze ambientali. Adesso si affaccia sul mondo del giornalismo d'inchiesta per osservare le tematiche ambientali attraverso una lente sociale e politica

A fine 2024 in Sardegna sono stati stanziati 18 milioni di euro per indennizzare i danni da siccità subiti dalle aziende agricole e zootecniche. Oltre alle perdite per gli operatori del settore, la frequenza di eventi siccitosi nella regione dà spesso luogo a sospensioni della distribuzione idrica per usi civili.

Nonostante le piogge dei primi mesi del 2025, l’emergenza permane anche quest’anno in diversi territori, in particolare nella parte sud-occidentale e nella parte nord-occidentale dell’isola. Le istituzioni locali sono impegnate a fronteggiare il fenomeno con diversi interventi manutentivi e infrastrutturali, anche grazie ai fondi PNRR, tra cui il riutilizzo delle acque reflue per fini irrigui. 

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La Sardegna nelle tristi classifiche nazionali

Seconda in Italia per eventi calamitosi legati alla siccità, la Sardegna si ritrova a fronteggiare ciclicamente le conseguenze di un’emergenza idrica sempre più ordinaria. Allo stesso tempo, si attesta in quarta posizione tra le regioni d’Italia colabrodo: il report ISTAT “Le statistiche sull’acqua. Anni 2020-2023” registra che, una volta trasportato in rete, il 52,8% del volume idrico viene disperso nelle condotte idrauliche.

sardegna siccità

La stima dei fabbisogni idrici in Sardegna è calcolata in 726,8 milioni di metri cubi l’anno (Mmc/anno), suddivisi in 232 Mmc/anno per gli usi civili, 466 Mmc/anno per gli usi irrigui e 28.8 Mmc/anno per gli usi industriali. Dunque a risentire maggiormente della siccità sono le aziende agricole e zootecniche, a cui sono stati destinati rispettivamente 13 e 5 milioni di euro per compensare i danni subiti.

Le cause dell’emergenza si devono ricercare in una commistione di fattori naturali e gestionali: se da un lato gli effetti del cambiamento climatico stanno mettendo a dura prova i deflussi naturali, dall’altro vi è l’esigenza di migliorare l’accumulo, la conservazione e il recupero delle risorse idriche.

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Lo stato degli invasi e del recupero delle acque reflue

Già nel 2008, con l’emanazione della delibera n. 75/15 del 30 dicembre, la regione Sardegna adottava la direttiva “Misure di tutela quali-quantitativa delle risorse idriche tramite il riutilizzo delle acque reflue depurate”, in attuazione del Piano di Tutela delle Acque (2006), dell’art. 99 comma 2 del D.Lgs. 152/2006 e dell’art. 1 comma 4 del DM 185/2003.

Eppure, nel 2024, solamente 13 Mmc/anno circa di acque reflue vengono riutilizzate da 7 impianti, ovvero l’8,5 % del totale riutilizzabile. L’operatività correlata al riutilizzo di altri 15 impianti può essere attivata nel breve o medio periodo risolvendo aspetti tecnici e operativi legati al trattamento o alla distribuzione, oppure aspetti amministrativi e autorizzativi. Per gli ultimi 12 impianti questa condizione non è raggiungibile neanche nel medio periodo.

Analizzando la situazione (dalla raccolta alla distribuzione al riutilizzo delle acque) c’è l’imbarazzo della scelta sul decidere dove iniziare a lavorare, ma tutte le soluzioni devono essere adottate a breve termine. L’utilizzo idropotabile delle acque superficiali è predominante nel distretto della Sardegna, in particolare per i prelievi dai bacini artificiali, che coprono il 78,6% del volume complessivo. Il bollettino dei 34 invasi sardi riporta, al 30 novembre 2024, la presenza del 39.4% del volume utile di regolazione autorizzato con 2 invasi in stato di vigilanza. Tutti gli altri sono in stato di pericolo, a parte 5 che invece risultano in stato di emergenza. Vale la pena specificare che nello stato di emergenza non si dovrebbe entrare perché progressive riduzioni del livello di erogazione sono già previste in stato di vigilanza ed ulteriori in stato di pericolo.

 Allo stesso tempo, la capienza degli invasi non viene sfruttata pienamente perché i volumi di regolazione autorizzati risultano inferiori rispetto alla massima capacità di accumulo del sistema.

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Le potenzialità del recupero delle acque reflue

La domanda da farsi a questo punto è cosa si può fare per mitigare la situazione a valle del sistema. Recuperando le acque reflue si potrebbe favorire il risparmio idrico, soddisfare il fabbisogno irriguo e limitare l’impatto degli scarichi idrici sui corpi idrici recettori. In Sardegna esistono 34 impianti di depurazione le cui acque reflue sono destinabili al riutilizzo per fini diversi da quello potabile; in termini di volumi parliamo di 151 Mmc/anno nonché del risparmio di approvvigionamento di “risorsa fresca”, a regime, di più del 50% del fabbisogno per usi civili.

Nel 2022 è stato possibile fare appello ai cospicui finanziamenti erogati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica: nello specifico, 600 milioni di euro destinati a “Investimenti in fognatura e depurazione”. Obiettivo specifico della misura è l’efficientamento della depurazione delle acque reflue scaricate nelle acque marine e interne e, ove possibile, la trasformazione degli impianti di depurazione in “fabbriche verdi” per consentire il riutilizzo delle acque depurate a scopi irrigui e industriali. Grazie a questa misura sono stati finanziati 176 progetti a livello nazionale; in Sardegna ne sono stati proposti cinque di cui quattro accettati. Nello specifico solamente il progetto relativo all’impianto di Is Arenas, in provincia di Cagliari, ha previsto come obiettivo primario il riutilizzo delle acque reflue per fini irrigui.

Stando a quanto riportato nella relazione provvisoria sui progressi realizzati nell’attuazione del Programma di misure, nell’ambito del riesame e aggiornamento del piano di gestione del distretto idrografico della Sardegna, risalente al dicembre 2024, si sta provvedendo ad avviare il recupero delle acque reflue presso gli impianti attivabili nel breve-medio periodo. Azioni necessarie saranno quelle di adeguare e aggiornare i Piani di Gestione degli impianti di depurazione al fine di pervenire alla stesura del Piano di gestione dei rischi, di cui all’articolo 5 del Regolamento europeo 2020/741 sul riutilizzo delle acque.

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La mappa del riutilizzo idrico in Sardegna

Nella tabella sottostante sono stati aggregati i dati relativi a: 

  • volumi idrici di acque reflue recuperabili annualmente dagli impianti prioritari di depurazione presenti sul territorio sardo
  • stato di avviamento
  • tipologia di riutilizzo delle acque reflue provenienti dai singoli impianti
  • percentuale di volumi idrici complessivi attualmente riutilizzati

Stato           (fonte 2024¹)

Impianto di depurazione

Tipologia riutilizzo

Volumi recuperabili (m³/anno)  (fonte 2011²)

avviato

Stintino

Irriguo verde ornamentale

850000

avviato

Alghero

Irriguo in agricoltura

6500000

avviato

Palau

Irriguo verde ornamentale

1500000

avviato

San Teodoro

Irriguo verde ornamentale

1450000

avviato

ZIR Macomer

Industriale

750000

avviato

Curcuris

Irriguo in agricoltura

760000

avviato

Villasimius

Irriguo verde ornamentale

1075000

breve periodo

Sassari

Irriguo in agricoltura

18300000

breve periodo

Arzachena

Irriguo in agricoltura

2350000

breve periodo

Olbia

Irriguo in agricoltura

5475000

breve periodo

Nuoro

Irriguo in agricoltura

9300000

breve periodo

Muravera

Irriguo in agricoltura

2900000

breve periodo

Serramanna

Irriguo in agricoltura

6000000

breve periodo

Cagliari Is Arenas osmosi

Irriguo verde ornamentale

42000000*

breve periodo

ASI Cagliari Macchiareddu

Industriale

9300000**

medio periodo

Santa Teresa Gallura

Irriguo in agricoltura

2000000

medio periodo

Golfo Aranci

Irriguo verde ornamentale

670000

medio periodo

Budoni

Irriguo verde ornamentale

1500000

medio periodo

Posada

Irriguo in agricoltura

1500000

medio periodo

Barisardo

Irriguo in agricoltura

700000

medio periodo

Costa Rei

Irriguo in agricoltura

1800000

medio periodo

Cagliari Is Arenas terziario

Irriguo in agricoltura

*

medio periodo

ASI Cagliari Macchiareddu

Irriguo in agricoltura

**

medio periodo

San Giovanni Suergiu

Irriguo in agricoltura

5400000

non avviabile

Sorso

 

2500000

non avviabile

ZIR Tempio

 

3500000

non avviabile

Nucleo Ind. Oristano

 

5000000

non avviabile

Terralba

 

2700000

non avviabile

Arborea

 

1200000

non avviabile

Masullas

 

1000000

non avviabile

Pabillonis

 

2000000

non avviabile

Dorgali

 

1215980

non avviabile

Cala Gonone

 

700000

non avviabile

Nucleo Ind. Tortolì

 

2500000

non avviabile

Villamar

 

2374920

non avviabile

ZIR Iglesias

 

4500000

VOLUME TOT. RIUTILIZZABILE

 

151.270.900

VOLUME TOT. RIUTILIZZATO

 

12.885.000

% VOLUME RIUTILIZZATO

 

8,52

Fonte:

Dati 2011: https://www.regione.sardegna.it/documenti/1_82_20180315160730.pdf;

Dati 2024: https://autoritadibacino.regione.sardegna.it/wpcontent/uploads/2024/11/2024_10_28_dCI_13-1.pdf

© Riproduzione riservata

 

Questo articolo è uno degli elaborati pratici conclusivi della nona edizione del corso online di giornalismo d’inchiesta ambientale organizzato da A SudCDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali ed EconomiaCircolare.com in collaborazione con il Goethe Institut di Roma, il Centro di Giornalismo Permanente e il Constructive Network

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