Oggi, 28 maggio, ricorre la giornata internazionale dell’igiene mestruale, un momento fondamentale per accendere i riflettori su una questione tanto intima quanto universale, che tocca la dignità, la salute e le pari opportunità di milioni di persone. Parliamo dell’accesso ai prodotti igienico-sanitari femminili, un diritto che troppo spesso viene negato a causa della cosiddetta “povertà mestruale“.
Perché è importante parlare della povertà mestruale e cosa vuol dire
Non vi mancano mai assorbenti e tamponi o magari siete uomini e pensate che quindi possiate con leggerezza saltare l’articolo. Non è così perché parliamo di un problema sociale molto più ampio di quello che uno possa immaginare.
Non si tratta solo di non potersi permettere assorbenti o tamponi; la povertà mestruale è un fenomeno complesso che include la mancanza di accesso a prodotti sanitari, all’educazione sull’igiene mestruale, a servizi igienici adeguati, a strutture per lavarsi le mani e a sistemi di gestione dei rifiuti.
Il Parlamento Europeo ha assunto una posizione forte a sostegno dell’eliminazione della povertà mestruale, riconoscendola come un ostacolo all’uguaglianza di genere e alla piena partecipazione alla vita sociale ed economica. Con la risoluzione del 24 giugno 2021, il Parlamento ha affermato il diritto alla salute, in particolare i diritti alla salute sessuale e riproduttiva, come pilastro fondamentale dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere. Ha invitato gli Stati membri ad affrontare la povertà mestruale garantendo la disponibilità di prodotti mestruali gratuiti a chiunque ne abbia bisogno e a sfruttare la flessibilità introdotta dalla Direttiva IVA per applicare esenzioni o aliquote zero a questi beni essenziali.
Di questo parla il documento “Addressing menstrual poverty in the EU” diffuso dal Parlamento Europeo il 13 maggio 2025. Pensate che nell’Unione Europea, circa il 10% di chi ha le mestruazioni sperimenta questa forma di privazione, una percentuale che si impenna drammaticamente tra le persone a basso reddito, i rifugiati, i giovani e le persone con disabilità. Ma i prodotti mestruali non sono beni di lusso, ma necessità essenziali per una piena e attiva partecipazione alla vita quotidiana.
I mille volti della povertà mestruale in Europa
Come si apprende dallo studio UE, la povertà mestruale in Europa ha mille volti, spesso nascosti ma dolorosamente reali.
Le giovani donne sono particolarmente colpite: in Francia, ad esempio, l’Istituto Francese per l’Opinione Pubblica (IFOP) stima che la povertà mestruale riguardi il 20% delle giovani. Le difficoltà economiche costringono molte donne a basso reddito a un angosciante scelta tra l’acquisto di prodotti mestruali e altre necessità primarie.
Pensiamo poi alle migranti e alle rifugiate, che affrontano sfide enormi nei campi di accoglienza, o alle donne senza fissa dimora, per le quali la gestione delle mestruazioni in sicurezza e con dignità diventa un’impresa quotidiana.
Non dimentichiamo le ragazze con bisogni speciali e disabilità, che spesso non hanno accesso alle strutture e alle risorse necessarie, e le comunità transgender e gender-diverse (TGD) assegnate femmine alla nascita (AFAB), anch’esse vulnerabili.
Ulteriori studi nazionali confermano questo quadro UE: in Belgio, il 12% delle ragazze e donne tra i 12 e i 25 anni ha avuto difficoltà ad acquistare prodotti mestruali, percentuale che sale al 45% tra chi vive in povertà. In Germania, un sondaggio online ha rivelato che per il 23% delle partecipanti le spese mensili per le mestruazioni rappresentano un onere finanziario. A Barcellona, oltre il 15% delle giovani donne ha dichiarato di aver sperimentato la povertà mestruale. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente aggravato la situazione, interrompendo le catene di approvvigionamento e intensificando le tensioni finanziarie, rendendo i prodotti più scarsi e costosi. Le conseguenze? Pratiche igieniche non sicure o insalubri e una minore partecipazione alla società, all’istruzione e al lavoro.
L’impegno europeo per combattere la povertà mestruale
Di fronte a questa emergenza silenziosa, l’Unione Europea ha iniziato a muovere passi importanti, principalmente attraverso la leva fiscale e programmi di finanziamento. La cosiddetta “tampon tax”, ovvero la tassazione sui prodotti mestruali, è da tempo al centro del dibattito sulla tassazione equa e sensibile al genere.
Applicare aliquote IVA standard a questi prodotti solleva questioni di disuguaglianza di genere, tassando ingiustamente un bisogno sanitario primario. In risposta, il Consiglio ha adottato la Direttiva (UE) 2022/542, che modifica la Direttiva IVA consentendo agli Stati membri di applicare aliquote ridotte, inclusa l’aliquota zero, sui prodotti per l’igiene mestruale. Questa riforma permette ai governi nazionali di riclassificare questi prodotti da beni di lusso a beni essenziali. Uno studio recente dell’Università di Vienna ha dimostrato che le riduzioni dell’IVA in Austria, Belgio, Francia e Germania hanno generato un calo dei prezzi che ha permesso alle famiglie a basso reddito di acquistare di più e a tutti di optare per prodotti di qualità superiore.
Anche se la povertà mestruale non è una priorità esplicita nei programmi di finanziamento dell’UE, diversi fondi hanno sostenuto indirettamente iniziative in questo campo. Erasmus+ ha finanziato progetti come “Empowerment through Menstrual Health Education” e “MENSY – Menstruation: Empowerment and Sustainability”, volti a educare i giovani e a promuovere la salute mestruale e la sostenibilità.
Il Fondo Sociale Europeo Plus (ESF+), con un budget di 142,7 miliardi di euro per il 2021-2027, offre opportunità per sostenere iniziative di salute mestruale attraverso fondi destinati all’inclusione sociale e all’assistenza materiale. Inoltre, l’UE collabora con organizzazioni come la Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC) per distribuire prodotti gratuiti a comunità emarginate. Nel maggio 2024, la Commissione Europea ha anche organizzato una Conferenza InfoPoint sulla Povertà Mestruale, focalizzata su soluzioni innovative.
Non esiste una strategia congiunta degli Stati: gli interventi a macchia di leopardo
Le iniziative a livello di Stati membri mostrano un panorama variegato, un vero e proprio mosaico di approcci.
Per quanto riguarda l’IVA, alcuni paesi come Irlanda, Cipro (dal 2023) e Malta (dal 2025) hanno adottato un’aliquota zero sui prodotti mestruali. Altri, come Spagna, Polonia e Lussemburgo, hanno ridotto l’IVA a percentuali tra il 3% e il 5%. La Germania ha abbassato l’IVA dal 17% al 7% nel 2020, l’Austria dal 20% al 10% nel 2021. La Finlandia, dal 1° gennaio 2025, ha ridotto l’IVA sugli assorbenti mestruali dal 25,5% al 14%. Al contrario, Ungheria, Danimarca e Svezia continuano ad applicare aliquote IVA standard elevate, tra il 25% e il 27%.
E l’Italia? Il documento UE rileva i dati anche del nostro paese e registra come da noi l’IVA sia passata dal 22% al 10% nel 2022 e poi al 5% nel 2023 per i prodotti per l’igiene femminile. C’è da ricordare poi che nel Belpaese ancor prima vi è stata una sorta di Green Tampon Tax con l’IVA ribassata per prodotti di igiene intima compostabili o riutilizzabili.

Programmi pilota oltre la leva mestruale
Oltre alla leva fiscale, molti Stati membri e governi locali hanno avviato programmi pilota per fornire prodotti gratuiti in scuole, università, bagni pubblici e altri spazi. In Francia (ove si cerca di unire il tema della povertà mestruale alla lotta per la riduzione dei rifiuti), dal 2021, sono stati installati distributori gratuiti di protezioni sanitarie ecologiche in tutte le università e, dal 1° gennaio 2024, i giovani sotto i 26 anni e i beneficiari della protezione sanitaria complementare (C2S) possono ottenere gratuitamente protezioni sanitarie riutilizzabili.
L’Irlanda si è impegnata a fornire prodotti gratuiti in tutte le scuole pubbliche e nelle università. La Grecia, all’inizio del 2024, ha avviato un programma per distribuire 14 milioni di prodotti mestruali a studentesse in 200 scuole, accompagnato da seminari educativi. La Catalogna (Spagna), nell’aprile 2024, ha implementato la distribuzione universale e gratuita di prodotti mestruali riutilizzabili in tutte le farmacie.
Esempi virtuosi arrivano inoltre anche da iniziative locali: la città di Gdańsk in Polonia con le “scatole rosa”, Varaždin e Rijeka in Croazia che forniscono prodotti nelle scuole e la città di Bruxelles che doterà tutte le scuole secondarie di distributori di prodotti biologici gratuiti.
Come possono le opzioni ecologiche aiutare nella lotta alla povertà mestruale
Prendendo spunto da opzioni adottate da Paesi come la Francia o la regione della Catalogna si può probabilmente fare un ulteriore passo in avanti e riflettere su come combattere la povertà mestruale possa voler dire anche fare scelte consapevoli per il nostro pianeta e per la nostra salute.
Alcune risposte fattive possono trovarsi nella maggior diffusione di soluzioni ecologiche e riutilizzabili come la coppetta mestruale, le mutande assorbenti e i costumi da bagno mestruali che rappresentano una vera e propria rivoluzione, un ciclo virtuoso sotto molti aspetti.
Scegliere riutilizzabile è un atto di consapevolezza, un modo per prendersi cura di sé e dell’ambiente, contribuendo attivamente a un futuro più equo e sostenibile ma non solo.
Oltre all’aspetto ecologico è fortissimo l’impatto economico positivo: sebbene l’acquisto iniziale possa sembrare più oneroso (e è qui che possono intervenire le misure governative), nel lungo periodo questi prodotti consentono di risparmiare. Pensate a quante confezioni di assorbenti usa e getta si evitano in un anno, e moltiplicatele per una vita fertile! In secondo luogo, il beneficio ambientale è immenso: una drastica riduzione dei rifiuti, considerando che gli assorbenti tradizionali impiegano centinaia di anni per decomporsi e contengono plastiche. L’iniziativa francese di fornire gratuitamente protezioni riutilizzabili alle giovani va proprio in questa direzione, così come il progetto MENSY, finanziato da Erasmus+, che mira a educare le comunità sulla mestruazione e la sostenibilità.
La strada è ancora lunga. È necessario continuare a sensibilizzare, raccogliere dati e sviluppare strategie integrate che coinvolgano istituzioni, settore privato e società civile.

Per sensibilizzare su questi temi da quattro anni si tiene il Festival del Ciclo Mestruale
La quarta edizione del Festival del Ciclo Mestruale, tenutasi dal 16 al 18 maggio 2025 presso Rob de Matt a Milano, ha rappresentato un significativo punto di incontro per dibattiti, apprendimento e condivisione sulla salute mestruale. Il festival, si distingue per il suo approccio innovativo nel trattare temi legati alla mestruazione, spostando il focus dalla sicurezza intesa come controllo a una concezione più inclusiva e di supporto collettivo.
Ad organizzare l’appuntamento sono Eva in Rosso insieme a Promise ed Errante (due associazioni che si occupano di empowerment femminile), Studio But Maybe (studio di comunicazione, graphic e digital design) e Rob de Matt.
Il festival di quest’anno, sotto il tema “Si-cura”, ha evidenziato l’importanza di ambienti sicuri dove le persone possano accedere a informazioni vitali e condividere esperienze in un contesto di sostegno reciproco. L’inaugurazione ha visto la presenza tra gli altri di di Ada Colau, la cui esperienza come ex sindaca di Barcellona ha arricchito la discussione sul ripensamento degli spazi urbani come luoghi di ascolto e crescita collettiva.
L’evento – come ci ha raccontato Valentina Lucia Fontana, presidente di Eva in Rosso e co-organizzatrice del Festival – parte da temi seri e da scopi divulgativi ma nello spirito del festival offre anche un’ampia gamma di attività, tra cui performance artistiche, comicità, musica e workshop, tutti caratterizzati da un’atmosfera di apertura e inclusività.
Le discussioni e i momenti di confronto hanno lo scopo di far riflettere su vari aspetti della salute mestruale, dalla sicurezza dei prodotti al supporto durante tutte le fasi della vita mestruale, evidenziando l’importanza di affrontare la period poverty e anche di come molte soluzioni per contrastare la povertà mestruale si sposino con scelte ecosostenibili.
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