giovedì, Novembre 6, 2025

Green bond sotto la lente. L’AI scova il greenwashing nei documenti ESG

Il prototipo “Greenwashing Alert System”, messo a punto da Consob e Università di Trento e pensato per analizzare in maniera rapida ed efficace la documentazione collegata ai green bond potrebbe essere un elemento di supporto decisivo per affrontare la questione

Vittoria Moccagatta
Vittoria Moccagatta
Classe 1998. Laureata in filosofia all'Università degli Studi di Torino, è dottoranda in Design for Social Change presso l'ISIA Roma Design. È stata ricercatrice per il progetto "Torino città solidale e sostenibile"

Negli ultimi anni il mercato dei green bond europei ha vissuto un’espansione costante. Questi strumenti finanziari, destinati a raccogliere denaro dai risparmiatori per finanziare progetti a impatto ambientale positivo, sono diventati simbolo della transizione verde. Ma con la loro diffusione è diventato sempre più frequente il rischio che dietro questi strumenti si nasconda il greenwashing, ossia la pratica di presentare come “sostenibili” iniziative che in realtà non lo sono, o lo sono solo in parte. Questa pratica, come sottolinea il recente Quaderno FinTech n. 14 frutto della collaborazione tra Consob e Università di Trento, sta “minacciando la fiducia degli investitori, l’integrità del mercato e rallentando la transizione verso un’economia sostenibile”.

Dalla ricerca alla vigilanza intelligente

Per affrontare il problema, Consob e il gruppo di ricerca trentino hanno sviluppato un prototipo di “Greenwashing Alert System”, pensato per analizzare in maniera rapida ed efficace la documentazione collegata ai green bond emessi nell’UE tra il 2013 e il 2023. Si tratta di un sistema basato su intelligenza artificiale e elaborazione del linguaggio naturale (NLP), capace di “leggere” report di sostenibilità e prospetti di emissione, individuando frasi e affermazioni a contenuto ambientale. L’analisi non si ferma alla semplice individuazione di termini “verdi”: il prototipo valuta anche il tono della comunicazione – se positivo, neutro o critico – e confronta gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dichiarati dall’emittente con quelli effettivamente rintracciati nei testi.

“Oltre a utilizzare modelli pre-addestrati come ESGBERT e ClimateBERT per identificare frasi e affermazioni ambientali e il tono della conversazione, abbiamo creato uno strumento proprietario basato su dizionario” si legge nel rapporto. “Questo strumento scansiona sistematicamente i report di sostenibilità per identificare e valutare i riferimenti agli SDG dichiarati dagli emittenti, fornendo un ulteriore livello di verifica e trasparenza”.

greenwashing green claims
Foto: Canva

Leggi anche lo SPECIALE greenwashing

Efficienza e impatto operativo

Uno degli elementi più rilevanti di questa innovazione sono sicuramente i tempi di analisi: ciò che prima richiedeva ore di lavoro umano, ora può essere completato in pochi minuti. “Rispetto alle circa quattro ore necessarie per analizzare un report di sostenibilità con metodi tradizionali, l’algoritmo impiega circa dieci minuti” precisano i promotori. Questo significa che un’autorità di vigilanza può passare da un controllo “a campione” a una verifica sistematica, espandendo sensibilmente la capacità di intercettare potenziali casi di comunicazione ingannevole.

Il quadro normativo europeo

Greenwashing e green claims, unitamente a una particolare attenzione per la comunicazione degli strumenti finanziari, sono temi sempre più presenti, tanto del dibattito pubblico quanto nell’agenda dei legislatori, in Europa e non solo. Negli ultimi anni l’UE ha varato una serie di strumenti per rendere più trasparente e credibile la finanza sostenibile: dal Regolamento sulla Tassonomia (UE 2020/852) che definisce in maniera univoca le attività economiche considerate sostenibili al Regolamento Disclosure (SFDR – UE 2019/2088) che impone a gestori e consulenti finanziari di fornire informazioni standardizzate sui fattori ESG. In fase di implementazione c’è anche l’European Green Bond Standard (EU GBS) che prevede criteri stringenti per poter utilizzare l’etichetta “green bond europeo”, legandola appunto alla conformità con la Tassonomia.

Anche ESMA, l’autorità europea dei mercati finanziari, ha ribadito la necessità di potenziare la sorveglianza, evidenziando che però i supervisori dei mercati nell’UE non dispongono di risorse sufficienti per affrontare in modo efficace il problema. Il prototipo messo a punto da Consob e Università di Trento potrebbe essere un elemento di supporto decisivo per affrontare la questione, fornendo alle autorità uno strumento SupTech – tecnologia di supporto alla vigilanza – in grado di ridurre tempi e costi di controllo, garantendo al contempo uniformità e tracciabilità nelle valutazioni.

Oltre l’innovazione tecnologica

L’adozione di un simile sistema non rappresenta solo un passo avanti tecnologico, ma anche un segnale politico e di mercato. Significa dire agli investitori che la sostenibilità non è più una questione di etichette autoproclamate, bensì un concetto verificabile, confrontabile e sottoposto a regole comuni. Se il prototipo dovesse essere ulteriormente validato e adottato su larga scala, potrà diventare un alleato fondamentale per contrastare il greenwashing, rafforzare la fiducia e sostenere la credibilità della finanza sostenibile europea.

Questi temi saranno anche al centro di Intelligenza Circolare, l’evento in programma a Roma il 2 ottobre organizzato da ISIA Roma Design ed EconomiaCircolare.com nell’ambito del progetto PNRR “Creative competencies for the social change: tradition and future of Made in Italy”.

Una giornata pensata per approfondire due leve fondamentali della transizione circolare: l’ecodesign, alla luce dell’evoluzione normativa europea – dal Regolamento Ecodesign (ESPR) al Circular Economy Act – e delle sue implicazioni su filiere e imprese; e il potenziale dell’intelligenza artificiale nel migliorare progettazione, gestione dei dati e impatto sociale dei modelli circolari.

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie