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venerdì, Novembre 15, 2024

Giusta transizione ecologica, difesa e finanza: ecco l’Agenda strategica 2024-2029 dell’UE

Approvata dall’ultimo Consiglio, l’agenda strategica dell’Ue indica “le priorità politiche dell'Unione per il futuro”

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Redazione EconomiaCircolare.com

Ogni cinque anni, i leader dell’UE concordano le priorità politiche dell’Unione per il futuro. Uno “sforzo collettivo” guidato dal presidente del Consiglio europeo che si svolge nel contesto delle elezioni del Parlamento e prima della nomina della Commissione. L’agenda strategica per il periodo 2024-2029 è stata adottata durante la riunione del Consiglio del 27 giugno 2024. “Di fronte a una nuova realtà geopolitica – spiega il Consiglio – l’agenda strategica contribuirà a rendere l’Europa più sovrana e meglio attrezzata per affrontare le sfide future”.

Si basa su tre pilastri:

– un’Europa libera e democratica

– un’Europa forte e sicura

– un’Europa prospera e competitiva

Il test delle parole chiave

In clima preelettorale e durante l’iter per la nomina dei nuovi (o rinnovati) leader delle istituzioni europee, tanto si è discusso di una possibile soluzione di continuità rispetto agli obiettivi del Green Deal.

Cosa di dice su questo l’Agenda strategica? Un primo, approssimativo test, possiamo farlo cercando nel documento alcune parole chiave. Ad esempio la parola clima (o la radice clim-) si trovano ben 6 volte nel testo di 9 pagine. Una volta biodiversità, una volta inquinamento, una volta “economia circolare”, come pure una volta troviamo citati i Sustainable Development Goals e l’”agricoltura sostenibile”. Si poteva fare di più certo, ma -soprattutto se consideriamo le bozze circolare nei giorni precedenti al Consiglio – poteva andare peggio.

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 I valori fondativi

“L’Unione europea è stata fondata sull’imperativo di garantire la pace in Europa, basandosi sulla cooperazione, sulla solidarietà e sulla prosperità economica comune. Questa promessa originaria ci guida ancora e funge da base per le nostre priorità per un’Europa forte e sovrana”. Inizia così, partendo dai fondamentali, il testo dell’Agenda strategica2024-2029.

Nell’apertura del testo, tra i fattori che mettono a rischio queste fondamenta un panorama politico mondiale “rimodellato dalla competizione strategica, dalla crescente instabilità globale e dai tentativi di minare l’ordine internazionale basato sulle regole”. Viene ovviamente ricordata l’aggressione russa all’Ucraina, la drammatica situazione in Medio Oriente. E poi la multicrisi ambientale: “Il nostro ambiente naturale sta affrontando danni e perturbazioni crescenti a causa dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento”. Tra i rischi – e le potenzialità – viene ricordata anche l’innovazione tecnologica.

Dopo aver enumerato le cose fatte (dagli obiettivi contro la crisi climatica agli aiuti all’Ucraina alle gestione del COVID e dell’emergenza energetica) si segnalano le cose da fare, in cima, il clima: “Rafforzeremo la nostra competitività e diventeremo il primo continente neutrale dal punto di vista climatico, realizzando con successo le transizioni climatiche e digitali, senza lasciare indietro nessuno”. E poi, in ordine, migrazioni, difesa e lo sviluppo sostenibile: “Prenderemo l’iniziativa nell’affrontare le sfide globali, sostenendo diritto e delle istituzioni internazionali, di un’equa governance, del multilateralismo inclusivo e della crescita e sviluppo sostenibili”.

Proprio perseguire lo sviluppo sostenibile, secondo L’Agenda, aumenterà la competitività europea: “La fiducia delle nostre imprese nel trasformare i rischi in opportunità stimolerà gli investimenti, darà impulso alla crescita economica e farà dell’Europa un leader mondiale nelle industrie e nelle tecnologie verdi e digitali”.

Diritti e sicurezza

Ovviamente qui interessano soprattutto gli aspetti ambientali, ma non possiamo fare a meno di contestualizzarli nello spirito complessivo del documento. Che dedica ampio spazio ai diritti, alla sicurezza e all’economia. “Proteggeremo e promuoveremo i nostri valori fondanti – il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze – che rimangono la pietra angolare della nostra Unione”, afferma il Consiglio.

Al centro dell’Agenda Consiglio non potevano non esserci “stato di diritto, resilienza democratica, l’impegno dei cittadini, libertà e pluralità dei media e della società civile liberi e pluralisti da difendere anche contro le interferenze straniere la disinformazione e l’incitamento all’odio”.  Bussole dell’Unione sarà la promozione di pace, giustizia, stabilità globali, così come di diritti umani e il raggiungimento dei Sustainable Development Goals. Promuovendo “la nostra diversità e il nostro patrimonio culturale” e, fuori dai confini dell’unione, sostenendo ordinamento giuridico internazionale nella cornice delle Nazioni Unite.

La crescente insicurezza geopolitica globale guida la sezione dedicata ad “Un’Europa forte e sicura”, le cui parole d’ordine sono rimanere al fianco dell’Ucraina, investire “molto di più e meglio” nella difesa, riducendo la dipendenze strategiche, potenziando l’industria bellica continentale e collaborando con la NATO (“fatto salvo il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri”). Anche la ricerca e l’innovazione entrano in modalità bellica: quando si tocca il tema, se ne sottolinea il “duplice uso” (civile e militare). Tra le minacce anche guerra informatica ed e brida, radicalizzazione, terrorismo, estremismo violento.

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Competitività

La sostenibilità torna nell’Agenda quando il Consiglio tratta i temi economici e la competitività (la terza sezione: Un’Europa prospera e competitiva”). Diverse le direttrici indicate per “rafforzare la base della nostra competitività a lungo termine”: dall’integrazione finanziaria all’unificazione dei mercati di capitali alla sicurezza delle catene di approvvigionamento strategiche, soprattutto nei “settori sensibili e delle tecnologie chiave del futuro”. Segue una lunga lista di settori: “La difesa, lo spazio, l’intelligenza artificiale, le tecnologie quantistiche, i semiconduttori, il 5G/6G, la sanità, le biotecnologie, le tecnologie a zero emissioni nette, la mobilità, i prodotti farmaceutici, le sostanze chimiche e i materiali avanzati”.

Un intero paragrafo è dedicato a “Portare a buon fine le transizioni verde e digitale”. L’Europa perseguirà “una transizione climatica giusta ed equa”. Creando “un contesto più propizio all’aumento della capacità produttiva dell’Europa per quanto riguarda le tecnologie e i prodotti a zero emissioni nette”. Sviluppando “un’economia più circolare ed efficiente sotto il profilo delle risorse, portando avanti lo sviluppo industriale di tecnologie pulite, sfruttando appieno i vantaggi della bioeconomia, adottando una mobilità pulita e intelligente con un’infrastruttura di rete adeguata”. L’Unione europea “promuoverà un settore agricolo competitivo, sostenibile e resiliente che continui a garantire la sicurezza alimentare” senza dimenticare di “proteggere la natura e a invertire il degrado degli ecosistemi, compresi gli oceani”.

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I commenti

Molto duro il giudizio di Greenpeace sull’Agenda 2024-2029: I leader dei governi dell’UE “hanno appoggiato un piano che privilegia i profitti delle imprese e le spese militari rispetto alla protezione della natura per garantire un futuro migliore”. Ariadna Rodrigo, senior political campaigner di Greenpeace UE, ha dichiarato: “Fermare la siccità, le inondazioni e l’inquinamento non è una questione di ideologia politica, ma di mezzi di sussistenza e di sopravvivenza” – ha detto Ariadna Rodrigo, senior political campaigner di Greenpeace UE – “Ma il piano approvato dal vertice dell’UE dimostra che molti politici sono interessati ad accontentare i miliardari delle multinazionali per sopravvivere politicamente. Se non si interviene nei prossimi cinque anni sulla crisi del clima e della natura, si creerà insicurezza, si aumenteranno i costi e si minaccerà il futuro dei nostri figli”.

Meno critici, anche se non pienamente ottimisti, gli attivisti di CAN EUROPE: “Nonostante le divisioni tra gli Stati membri e i tentativi dell’ultimo minuto di eliminare qualsiasi riferimento al Green Deal europeo, CAN Europe accoglie con favore il fatto che i leader dell’UE abbiano trovato un accordo su un’Agenda strategica 2024-2029 che mira a sfruttare il potenziale della transizione verde. I festeggiamenti, però, dovrebbero essere di breve durata: il testo finale, infatti, fornisce solo vaghi percorsi per un’autentica ambizione climatica.

Secondo Chiara Martinelli, direttrice dell’associazione, “Possiamo tirare un leggero sospiro di sollievo per il fatto che l’accordo finale è significativamente migliore delle versioni precedenti e che i tentativi dell’ultimo minuto di cancellare tutti i riferimenti alla transizione verde nell’Agenda strategica dell’UE per il 2024-29 sono stati respinti”. Ma le buone notizie potrebbero finire qui: “Non dobbiamo però illuderci: il livello di urgenza climatica di questa Agenda strategica rispetto a 5 anni fa è sorprendentemente basso, eppure le sfide restano le stesse. Qualsiasi visione strategica che non riesca a fare del Green Deal europeo il motore centrale di una strategia di trasformazione industriale verde è una grande opportunità mancata”.

CAN EUROPE riflette anche sul fatto che nel complesso, l’Agenda strategica 2024-2029 “è meno dettagliata dell’accordo precedente e riflette le linee di divisione tra gli Stati membri su una serie di questioni”. Dato il linguaggio più ampio del testo concordato, “la definizione di iniziative più specifiche spetterà ora a Ursula von der Leyen, futura Presidente della Commissione, una volta approvata dal Parlamento europeo”.

“L’Agenda strategica riconosce la sfida senza precedenti del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento”, afferma il WWF. Secondo l’associazione del panda, i leader europei “hanno ribadito il loro impegno per una transizione climatica giusta ed equa, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Con la recente adozione della legge sul ripristino della natura, si sono inoltre impegnati a continuare a proteggere la natura e a invertire il degrado degli ecosistemi. Questi impegni inviano segnali forti alla Commissione europea e al suo futuro Presidente”. Tuttavia, il WWF si dice preoccupato per la richiesta di ridurre gli oneri burocratici e normativi e di riformare le procedure amministrative, comprese le autorizzazioni.
“I precedenti tentativi di semplificare la legislazione – ha dichiarato Ester Asin, direttrice dell’Ufficio per le politiche europee – hanno spesso indebolito le norme e gli standard ambientali”. Invece di minare le leggi ambientali esistenti, i leader dell’UE e la Commissione “devono concentrarsi sul successo delle politiche che hanno concordato, come indicato nel loro piano strategico. Nell’ultimo decennio, la maggior parte dei problemi con la legislazione ambientale sono stati dovuti alla scarsa attuazione nazionale e alla mancanza di impegno politico, piuttosto che a difetti nelle leggi dell’UE”.

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