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venerdì, Novembre 29, 2024

Bando ai PFAS, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche chiede più tempo

Troppi i commenti ricevuti nella fase di consultazione e troppo complessa la questione: l’ECHA – European Chemicals Agency non riesce a fornire i pareri finali entro le scadenze standard del regolamento REACH

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Redazione EconomiaCircolare.com

La novità sul precesso di messa al bando dei PFAS in Europa è che non ci sono novità. Lo ha comunicato l’ECHA – European Chemicals Agency alla Commissione ambiente dell’europarlamento (ENVI).

Ricordiamo che nel 2023 cinque Paesi (Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia) hanno presentato una proposta per limitare la produzione, l’immissione sul mercato e l’uso dei PFAS in Europa. La richiesta di messa al bando riguarda circa 10 000 sostanze. Alla pubblicazione, come previsto dalla normativa europea, ha fatto seguito una consultazione di 6 mesi durante la quale le parti interessate hanno fornito più di 5 600 commenti e informazioni aggiuntive.

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Comitati ECHA al lavoro per chiudere “nel più breve tempo possibile”

I comitati scientifici dell’ECHA per la valutazione dei rischi (RAC) e l’analisi socioeconomica (SEAC) stanno attualmente valutando la proposta di restrizione, insieme ai commenti ricevuti durante i sei mesi di consultazione. “A causa della complessità della proposta di restrizione e dell’elevato numero di commenti ricevuti – spiega l’Agenzia – l’ECHA non è in grado di fornire i pareri finali entro le scadenze standard del regolamento REACH”.

La valutazione, spiega l’Agenzia, viene effettuata “per lotti”, concentrandosi sui diversi settori che potrebbero essere interessati da una potenziale restrizione. Allo stesso tempo, le autorità nazionali di Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia stanno aggiornando progressivamente il loro rapporto iniziale per tenere conto del feedback della consultazione.

Nelle riunioni tenutesi a settembre, il RAC e il SEAC hanno discusso della proposta di restrizione nei settori:

petrolio e attività estrattive;

tessili, tappezzeria, cuoio, abbigliamento e tappeti;

– materiali e imballaggi destinati al contatto con gli alimenti.

I comitati hanno “concluso provvisoriamente” la valutazione del settore petrolifero e minerario. Ma l’Agenzia avverte: “Le conclusioni sono provvisorie fino a quando i comitati non completeranno la valutazione dell’intera proposta di restrizione (compresi tutti i settori di utilizzo) e adotteranno i loro pareri”. Mentre le discussioni sugli altri due settori proseguiranno nelle prossime riunioni, in cui verranno analizzati anche il settore dei prodotti da costruzione (a novembre) e applicazioni dei gas fluorurati, trasporti ed energia (dopo novembre).

L’ECHA fa sapere che nel frattempo il Centro comune di ricerca della Commissione europea (JRC) ha deciso di rivedere le modalità di calcolo delle emissioni di PFAS nei diversi settori, concentrandosi sulla fase dei rifiuti, ad esempio sulle emissioni derivanti dallo smaltimento e dall’incenerimento.

Nonostante la richiesta di più tempo per la pubblicazione dei pareri, l’ECHA garantisce il massimo impegno per fornirli “nel più breve tempo possibile, garantendo al contempo la trasparenza, l’indipendenza e l’alta qualità del suo lavoro preparatorio”.

Gli sviluppi saranno regolarmente comunicati sul sito web dell’ECHA. I pareri finali saranno trasmessi alla Commissione europea, e la decisione finale sulla restrizione sarà presa dalla Commissione europea insieme agli Stati membri dell’UE.

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