La transizione ecologica non è solo una questione tecnologica o di investimenti. Ha certo a che fare con l’innovazione e la ricerca, con l’impresa e la politica, ma investe anche i comportamenti individuali, il futuro, quindi la formazione delle nuove generazioni, l’adeguata preparazione di lavoratrici e lavoratori ai nuovi processi produttivi e
servizi e, non ultimo, l’università e tutto quello che è formazione post laurea.
Per calare il nuovo paradigma dell’economia circolare in tutte queste dimensioni, è fondamentale ripensare a tutti i livelli cosa si insegna e come. Non a caso, la presidenza della Commissione Europea ha lanciato un nuovo Bauhaus europeo, un’iniziativa creativa, interdisciplinare ma anche fortemente orientata alla formazione, che ambisce a costruire i presupposti culturali per progettare futuri modi di vivere. Bisogna porsi (e porre) domande nuove per trovare nuove risposte. È necessario innovare nel metodo per cambiare il merito delle cose. Si deve studiare e insegnare, forse, una nuova e diversa teoria se si vogliono introdurre nuove e diverse pratiche. Questo partendo dalla scuola dell’infanzia e primaria, per creare una nuova consapevolezza e portare i concetti di circolarità, rigenerazione ed ecocentrismo tra i più giovani. E a cascata fino ai licei e agli istituti tecnici, importanti per garantire non solo le competenze della circolarità, ma un nuovo atteggiamento e una nuova coscienza. Poi ci sono gli Its, Istituti tecnici superiori, che potrebbero essere la fucina dell’ecoprogettazione o ecodesign, della preparazione ai lavori del futuro o alla riscoperta in chiave innovativa di quelli del passato.
Poi ancora l’università, che dovranno imparare a decostruire il “vecchio” paradigma e le “vecchie scuole” economiche e non solo, per poi creare i presupposti teorici e di pensiero per costruire in nuovo paradigma circolare. E a seguire i master, i dottorati, la ricerca, fino ai corsi per i manager, a quelli per aggiornare – in un’ottica di formazione continua – i lavoratori delle imprese e quelli della pubblica amministrazione. Dalla formazione così intesa, insomma, dipenderanno i risultati a lungo termine della transizione in atto.
Abbiamo voluto dedicare questo In Circolo ad un tema evidentemente cruciale, ma che rischia di essere lasciato in secondo piano rispetto ad altri aspetti della riconversione ecologica. Un rischio che non possiamo correre.