Come esseri umani siano affetti per natura da condizionamenti comportamentali che ci portano a rimandare le azioni meno gradite e a privilegiare nell’immediato esperienze più piacevoli e facili da realizzare. Questa distorsione cognitiva ci porta inevitabilmente a soffrire di miopia temporale, ossia a rimandare le azioni utili ma non gratificanti al futuro. Quando ci accorgiamo di aver sbagliato potrebbe essere troppo tardi.
Partendo da questo presupposto, noto da tempo nella letteratura scientifica in tema di economia comportamentale, il Dipartimento di Management dell’Università Politecnica delle Marche, ENEA e gli altri partner del progetto europeo Circular Learning Hub (CL-hub): A learning hub for the engagement and ecosystem transition towards circular thinking finanziato da EIT Climate-KIC nel 2019-2020, hanno realizzato un esperimento innovativo di realtà virtuale multisensoriale per dare risposta alla domanda: vivere un’esperienza scioccante nel futuro può cambiare il nostro approccio attuale al cambiamento climatico?
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Il virtuale che supporta il reale
L’esperimento – realizzato nell’autunno 2020 in Bulgaria, Grecia e Italia – ha permesso di analizzare e registrare le reazioni di un gruppo di imprenditori e investitori prima, durante e dopo un’esperienza di realtà virtuale multisensoriale.
Tale esperienza immersiva, largamente impiegata in psicologia per il trattamento delle fobie e di altri aspetti patologici, consiste nel trasferire per pochi minuti il soggetto dal presente al futuro tramite macchinari di realtà virtuale, facendogli vivere il contesto che lo circonda non solo attraverso gli occhi ma anche tramite tatto, olfatto e udito. Gli imprenditori e gli investitori che hanno partecipato all’esperimento sono stati quindi trasferiti da un contesto attuale, immersi cioè in una natura lussureggiante, profumata e fresca, a un contesto futuro nel quale lo stesso ambiente è stato distrutto dal cambiamento climatico e quindi danneggiato dalle fiamme che circondano in modo preoccupante il soggetto, producendo un calore soffocante e un insopportabile odore di bruciato.
I risultati ottenuti da questa attività sperimentale hanno implicazioni interessanti sia in tema di progettazione di incentivi (nudge) verso l’economia circolare per imprese e investitori, sia in tema di iniziative di formazione che possono essere realizzate per stimolare il coinvolgimento e la diffusione di conoscenza e competenze in tema di economia circolare.
In particolare, i risultati suggeriscono come i meccanismi incentivanti per le imprese dovrebbero fare leva sulla componente sociale e sul ruolo trainante che gli imprenditori sentono di poter avere in tema di lotta al cambiamento climatico per la comunità di appartenenza. Gli investitori andrebbero invece incentivati attraverso meccanismi che permettano loro di superare la barriera della difficoltà percepita a investire green, quali ad esempio proposte di investimento ESG predefinite da parte degli intermediari e utilizzate come opzioni di default. Questa e altre soluzioni incentivanti suggerite dai risultati dell’esperimenti sono in fase di progettazione, grazie anche al supporto e alla collaborazione di stakeholder di progetto quali Azimut Capital Management Marche e Umbria.
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Per un ruolo degli imprenditori nella comunità
Dal punto di vista delle implicazioni formative, i risultati dell’esperimento sono stati utilizzati in sinergia con i contenuti del corso di formazione in tema di economia circolare che ENEA e AESS hanno realizzato per un gruppo di 30 imprenditori marchigiani in collaborazione con Confindustria Marche Nord. In particolare, le evidenze emerse dall’esperimento sono state utilizzate durante il corso per accrescere la consapevolezza degli imprenditori circa la responsabilità e il ruolo chiave che essi possono avere nella comunità di riferimento nel creare e trasferire il cambiamento necessario a realizzare un contesto produttivo e distributivo maggiormente sostenibile. In questo senso, ampio spazio è stato dedicato nel corso al tema del ripensamento della leadership e del suo ruolo sia nell’azienda sia nel contesto di riferimento, come motore del cambiamento verso una modalità di pensiero e di azione maggiormente circolare.
Quale risposta quindi alla domanda iniziale?
La risposta è che un “ritorno al futuro” può indurre a uscire dalla propria comfort zone e assumere maggiore consapevolezza dell’urgenza e della possibilità di intraprendere percorsi maggiormente sostenibili, sia in tema di investimenti finanziari sia in tema di politiche aziendali. Ma si sa… tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare! Possiamo allora pensare alla formazione come lo strumento che navigando in quel mare permette di ridurre la distanza tra l’intenzione di intraprendere percorsi sostenibili e l’azione concreta da parte di imprese e investitori.
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