Si chiamano coloriage e colorano il mondo con una sartoria contaminata da diverse culture e diverse esperienze. Nata dall’idea e dall’incontro di Valeria Kone e Sandrine Flament, due imprenditrici già da tempo interessate alla diffusione e la salvaguardia delle tradizioni sartoriali africane, Coloriage diventa una vera e propria sartoria e un laboratorio.
Il viaggio inizia nel 2019 nel cuore di Roma all’interno dello storico quartiere Testaccio. L’ex mattatoio che da anni ospita la facoltà di architettura dell’Università di Roma 3, è diventato e ha la vocazione di essere luogo di una grande ed eterogenea factory per artisti che trovano spazi in cui poter lavorare. La sartoria è all’interno del Villaggio Globale, storico centro sociale autogestito sempre all’interno dell’ex mattatoio.
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La produzione è un fantastico melting pot, del tutto in linea con il marchio. Ragazzi migranti e italiani si alternano alle macchine da cucire e nella filiera produttiva, creando abiti frutto di contaminazioni culturali. Una scuola di formazione interna, appositamente messa in piedi dalle due imprenditrici, permette a chi vuole lavorare nel mondo della moda partendo dal concetto stesso che ha portato alla creazione di Coloriage: imparare e produrre in modo consapevole, sostenibile e circolare. E da mani di diverso colore nasce un mix tra la moda africana e quella europea, utilizzando esclusivamente tessuti provenienti da diverse zone dell’Africa. L’istruzione dei (più o meno giovani) sarti in erba, è affidata a professionisti che mettono a disposizione competenze e know how, come khassim che collabora attivamente con Valeria e Sandrine.
Persino la pandemia globale non è stata in grado di fermare speranze e visione di Coloriage. Durante il lockdown, la piccola sartoria ha rischiato di essere travolta da un fermo che ha prodotto una piccola catastrofe economica per il mondo Industrializzato. Difficoltà economiche e di gestione, come altre piccole imprese e attività del Paese. Ma il genio, si sa, è “fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”, parafrasando il “Melandri” – uno dei protagonisti di Amici miei, il film capolavoro di Monicelli. E l’intuizione per coloriage si chiama Su la maschera, che nasce con lo scopo di aiutare tutte le persone bisognose di mascherine efficaci e allo stesso tempo riutilizzabili. Un’idea che si porta dietro anche la consapevolezza di quanti rifiuti avrebbero creato e di fatto hanno creato, milioni e milioni di mascherine usa e getta spesso abbandonate per strada.
Mascherine lavabili e double face: una parte in cotone wax, con colori e disegni che diventano moda di tendenza, e una parte interna fatta di spun bond, un tessuto idoneo a garantirne efficacia e sicurezza. Il risultato è un prodotto bello, utile, sicuro ed è per tutte le età. Un progetto – quello di Su La Maschera – che ha immediatamente attirato l’attenzione di una nota azienda che si occupa della gestione e riqualificazione (anche commerciale) delle maggiori stazioni italiane, tanto da proporre a Valeria e Sandrine l’apertura di un temporary store all’interno della della stazione Termini di Roma. Il punto vendita è stato inaugurato lo scorso 6 ottobre.
La produzione continua, e i modelli di mascherina sono ordinabili online sul sito della sartoria che, ci tiene a sottolinearlo: possono spedire in tutto il mondo. Costo? In linea con il progetto: l’offerta è libera, ma per chi si trova in serie difficoltà economiche la mascherina è totalmente gratuita.
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