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sabato, Luglio 6, 2024

Perché le imprese vogliono favorire le comunità energetiche? Il ruolo di Enel

In attesa del decreto attuativo sulle comunità energetiche, le grandi aziende come Enel si stanno ritagliando un ruolo centrale da referente. Per quali motivi? Lo abbiamo chiesto a Simone Benassi, responsabile comunità energetiche di Enel. "Con grandi flussi di energia si distribuisce maggiore valore alla collettività"

Carlotta Indiano
Carlotta Indiano
Classe ‘93. Giornalista freelance. Laureata in Cooperazione e Sviluppo e diplomata alla Scuola di Giornalismo della Fondazione Basso a Roma. Si occupa di ambiente ed energia. Il suo lavoro è basato su un approccio intersezionale, femminista e decoloniale. Scrive per IrpiMedia e collabora con altre testate.

Le comunità energetiche rinnovabili, lo abbiamo ripetuto più volte, sono associazioni di cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese che decidono di unire le proprie forze con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale. Nonostante l’obiettivo dichiarato di decentralizzare la distribuzione dell’energia, le grandi imprese stanno cercando di ritagliarsi un ruolo di gestione. Un apparente controsenso che si può analizzare attraverso il più classico dei case study, cioè quello che riguarda Enel, una delle più note multinazionali italiane dell’energia che negli ultimi anni si è specializzata proprio sulle fonti rinnovabili.

Il 6 febbraio, durante la presentazione del cantiere Gigafactory 3Sun di Catania, Enel ha annunciato che l’impianto industriale entro fine anno raddoppierà la produzione di pannelli solari, per poi diventare la più grande fabbrica di pannelli solari d’Europa entro il 2024. In quell’occasione il ministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato che l’Italia arriverà a costituire fino a 20mila comunità energetiche. Per farlo, però, è necessario il decreto attuativo che possa sbloccare i fondi specifici che sono previsti dal PNRR: si tratta di oltre due miliardi di euro (indicati alla voce Promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l’auto-consumo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza) con il quale si intende fornire sostegno alle comunità energetiche, in particolare ai Comuni con meno di 5000 abitanti.

Il decreto in questione, atteso da tempo e che dovrebbe arrivare a breve, consentirà di definire modalità e requisiti per accedere alle agevolazioni del 2023, per cui i fondi dovrebbero essere disponibili già da marzo. A quanto pare il percorso è stato particolarmente complesso, soprattutto a seguito della lunga consultazione con l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) che il 28 dicembre 2022 ha pubblicato il Testo unico integrato delle disposizioni dell’autorità di regolazione per energia reti e ambiente e l’autoconsumo diffuso (Tiad).

Nel nuovo testo rientrano tutti i sistemi per l’autoconsumo diffuso: gruppi di autoconsumatori che agiscono collettivamente in edifici e condomini, comunità energetiche e autoconsumatori individuali su rete pubblica. Vengono, inoltre, semplificate le procedure operative per la costituzione e la gestione delle configurazioni, mentre sarà cura del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica la prossima definizione degli incentivi.

L’applicazione del Tiad è prevista dal 1° marzo 2023 o in concomitanza con l’entrata in vigore del decreto del Mase con gli strumenti di incentivazione economica, se non dovesse arrivare in tempo.

Leggi anche: lo Speciale sulle comunità energetiche

Il ruolo di Enel nelle comunità energetiche

Ad attendere il decreto del Mase sono anche le imprese come Enel che, attraverso la sua società Enel X, intende assumere un ruolo centrale come referente nelle comunità energetiche. Per capirne di più su quell’apparente controsenso di cui si accennava all’inizio, abbiamo intervistato Simone Benassi, responsabile comunità energetiche di Enel.

Nella sua analisi Benassi parte proprio dal ruolo di refente che intende ritargliarsi la multinazionale, spiegando che il referente è “di fatto è colui che monitora la comunità energetica cioè si assicura, con elementi tecnici che l’energia elettrica immessa, nella disponibilità della comunità energetica, sia quanto più possibile condivisa dagli iscritti della comunità”.  Per l’azienda energetica “la comunità ha bisogno di essere gestita tecnicamente, commercialmente, e ha bisogno che qualcuno ne distribuisca il valore. Si tratta di tre ambiti molto precisi. Ma l’impresa non può avere questo ruolo, essendo centrata sul core business, per cui c’è bisogno di una figura terza“. Enel x ha l’ambizione di svolgere il ruolo “terzo” di referente.

Benassi ha spiegato poi che il primo grande valore delle imprese all’interno delle comunità energetiche sta nella possibilità di mettere a disposizione grandi coperture. “Gli impianti fotovoltaici proposti fino ad adesso erano dimensionati sui consumi dell’impresa, per cui chi aveva un tetto grande ma pochi consumi realizzava un impianto fotovoltaico piccolo – afferma il responsabile di Enel – Adesso con le comunità energetiche diventa conveniente installare un impianto fotovoltaico alla massima capienza della tua copertura. Se ci sta un megawatt fai un megawatt (che è la massima taglia prevista per le comunità energetiche). Consumi il 10%? Benissimo, il resto lo metti a disposizione della comunità”.

Dunque per il tecnico di Enel l’impresa ha due ruoli: il primo è quello di realizzare impianti fotovoltaici più grandi della sola necessità per l’autoconsumo; il secondo è quello di partecipare alla comunità energetica per avere una riduzione del costo dell’energia. “Prima delle comunità energetiche immettendo in rete l’energia elettrica si prendeva come riferimento solamente il valore di mercato, il Prezzo unico zonale (PUNz), cioè il prezzo di riferimento dell’energia elettrica in Italia acquistata sulla borsa elettrica. Con la comunità energetica invece l’impresa può ottenere una parte dell’incentivo e quindi avere un rientro dell’investimento più veloce. Tutto il resto dell’incentivo verrà distribuito agli iscritti”.

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I servizi di Enel per le comunità energetiche

Nel decreto sulle comunità energetiche che il Mase sta per pubblicare l’incentivo sarà probabilmente di 110 euro a megawattora. Un valore che probabilmente darà un’ulteriore spinta all’ingresso delle grandi aziende – da Enel a Eni a Sorgenia – nella gestione delle comunità energetiche, nelle modalità descritte da Benassi.

Il referente ha poi la resposanbilità di monitorare i propri consumi: in questo caso l’impresa fornirebbe “i meter”, cioè i contatori, e si occuperebbe di calcolare l’accumulo di energia.  Inoltre “se il monitoraggio delle CER attesta che sistematicamente c’è troppa energia immessa rispetto a quella che si riesce a condividere, si possono attivare azioni sul territorio al fine di trovare altri iscritti”.

Oltre alla gestione della comunità c’è poi la distribuzione: bisogna cioè verificare quanto condivide ogni iscritto, calcolare il beneficio economico e pagarlo. “Noi vorremmo gestire grandi flussi di energia proprio perché così saremmo in grado di distribuire valore sulla collettività. Con le piccole applicazioni che abbiamo finora, di impianti da 60/70 kilowatt riusciamo a distribuire poco”.

Durante la consultazione pubblica avviata dal Mase il 28 novembre, Enel aveva richiesto, oltre alla stabilizzazione dell’incentivo, di cui non si hanno ancora notizie, la professionalizzazione del referente. Il referente sarà un elemento critico nella costituzione delle comunità: si tratta di un ruolo che non può svolgere chiunque ma che, se attribuito alla grande azienda, sposta sicuramente la funzione della comunità energetica.

Per Enel il rischio è che non si riesca ad accentrare gli incentivi e quindi non si riesca a distribuire valore sul territorio, mentre per altri soggetti, come Legambiente, si perderebbe il senso di consapevolezza sui consumi che si vuole far sviluppare ai cittadini protagonisti delle comunità energetiche. “È bene che ci sia un professionista, una sorta di amministratore di condominio che gestisca le relazioni verso il GSE e svolga anche azioni attive, come la gestione delle batterie, per tenere alta la salute della comunità energetica“.

Per quanto riguarda i luoghi dove Enel intende sviluppare le comunità energetiche, Benassi indica il Sud Italia come luogo più adatto per la presenza di fonti rinnovabili e quindi di più energia. Un’accelerazione è prevista, dunque, al centro e al Sud nei prossimi anni, come dimostrano in realtà già ora le centinaia di domande di richieste di autorizzazioni di impianti piovuti sulle Regioni e inoltrate al ministero dell’Ambiente.

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