Nel 2016 sfiorò addirittura il premio Nobel per la Chimica grazie alla ricerca pionieristica sulle macchine molecolari. Recentemente ha partecipato agli Stati Generali del premier Giuseppe Conte, dove ha espresso le proprie idee sul futuro energetico dell’Italia. Ora Vincenzo Balzani, professore emerito all’università di Bologna e coordinatore del gruppo di lavoro Energia per l’Italia, racconta ad EconomiaCircolare.com le sue perplessità in merito alle azioni italiane sull’idrogeno, sia da parte del governo che della grande industria. Sotto la lente di ingrandimento del noto chimico italiano c’è soprattutto il progetto di Eni al largo della costa adriatica, con il quale il cane a sei zampe intende catturare e stoccare l’anidride carbonica.
Che ne pensa della corsa all’idrogeno da parte della grande industria italiana? Eni ed Enel sembrano voler sviluppare diversi tipi di idrogeno (verde per Enel, blu per Eni), anche se recentemente hanno firmato un accordo in tandem. Più simili ai progetti di Eni appaiono quelli di Snam, che parla di gas verde, cioè di miscela tra idrogeno e metano. Lei che valutazione ne dà?
Incomincio dal gas verde, una cosa che non ha senso, una pura trovata pubblicitaria. Come fa ad essere verde, se per verde si intende, come si dovrebbe, energia che non produce CO2 e neppure inquinamento? Il metano produce sia CO2 che inquinamento.
Per ottenere i fondi europei, Eni ed Enel hanno pensato che sia meglio mettersi d’accordo. Eni è interessato a produrre idrogeno blu, un idrogeno più o meno sporco, ottenuto dai combustibili fossili, ma catturando la CO2 che si produce nel processo. Come è noto, Eni vuole realizzare a Ravenna un mega impianto Ccs, con i fondi del Next Generation Eu, che invece dovrebbero servire per sviluppare le energie rinnovabili. Il metodo Ccs, cioè produrre CO2 per poi riprenderla, dal punto di vista logico è un assurdo rispetto a non produrre CO2, dove al posto dei combustibili fossili si usano le energie rinnovabili. Enel è invece più orientata a produrre idrogeno verde, cioè puro, da elettrolisi dell’acqua. Fino a poco tempo fa Enel, per bocca del suo ceo, aveva dichiarato che chi era interessato a produrre idrogeno blu lo avrebbe dovuto fare senza sussidi. E si riferiva evidentemente a Eni. Ora, in vista dell’arrivo dei 209 miliardi dall’Europa, le due aziende si sono messe d’accordo, a quanto pare.
Come giudica la strategia italiana del governo sull’idrogeno? In passato lei ha criticato il Piano dell’Italia per l’Energia e il Clima: le sembra che in questo senso la strategia sull’idrogeno faccia comunque dei passi in avanti?
Secondo me il governo non ha una sua strategia, come dimostra il Piano dell’Italia per l’Energia e il Clima. Ha firmato l’accordo di Parigi per l’uscita dai combustibili fossili entro il 2050, ma è “costretto” a fare ciò che vogliono Eni ed Enel. Le compagnie petrolifere contano di riuscire a fare utilizzare combustibili fossili anche oltre il 2050, promettendo che la CO2 prodotta sarà catturata e sequestrata. Anziché portare avanti l’uso di idrogeno, che all’inizio sarà in gran parte grigio, sarebbe meglio puntare decisamente alla produzione di energia elettrica rinnovabile mediante fotovoltaico e eolico, per poi usarla per generare idrogeno verde.
È così lontano nel tempo l’utilizzo esclusivo dell’idrogeno verde, davvero al momento non è un processo economicamente conveniente? E quanto è energivoro il processo che porta alla sua produzione?
L’idrogeno verde per ora è più costoso dell’idrogeno grigio. Nulla si può dire al momento riguardo al costo dell’idrogeno blu. La tecnologia per produrre idrogeno verde è però in rapida evoluzione e non è che poi serva subito. È più importante produrre energia elettrica rinnovabile.
Sarà possibile vedere mezzi alimentati a idrogeno, o si sta andando verso un’elettrificazione degli stessi? E in questa partita, l’idrogeno che ruolo gioca?
Ci sono già auto a idrogeno, dove l’idrogeno viene convertito in elettricità per alimentare un motore elettrico, esattamente come nelle auto elettriche l’energia per far andare la macchina viene presa da una batteria. Forse la soluzione da preferire per un uso ad ampio raggio dell’idrogeno sarà quella privilegiata per mezzi di trasporto pesanti (autocarri, navi e anche aerei).
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